Le attese per il prossimo meeting della Banca centrale europea, in programma giovedì 26 ottobre ad Atene, sono per una interruzione del ciclo di rialzi dei tassi di interesse che dura ormai da luglio 2022.
"In questo incontro si discuterà del complicato equilibrio tra i rischi derivanti dall’ascesa dei prezzi dell'energia e l'aumento dei rendimenti reali, quindi non di un'azione politica", hanno scritto venerdì scorso gli analisti di Bank of America in una nota.
Il calo dell’inflazione e un contesto economico debole giustificano l’eventuale decisione di tassi di interesse invariati, come dimostra il dato di ottobre relativo all’indice PMI dell’Eurozona (pubblicato lunedì 23 ottobre), inferiore alle previsioni degli economisti e che segna il valore peggiore da novembre 2020. Il rischio è che si materializzi una recessione in molte aree dell’Eurozona, inclusa la Germania, se la crescita dovesse rimanere negativa durante l’ultimo trimestre dell’anno.
Il PMI tedesco di ottobre, pari a 45,8, è stato addirittura inferiore a 46,5 dell'Eurozona. Un valore inferiore a 50 indica una contrazione dell'attività commerciale.
Il conflitto in rapido sviluppo in Medio Oriente è un'ulteriore fonte di incertezza che rende improbabile qualsiasi revisione dei tassi, ha dichiarato la settimana scorsa al Financial Times il governatore della Bank of Greece, Yannis Stournaras, ospite della riunione della Bce.
Allo stesso tempo, Stournaras ha segnalato che il Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP) è a un punto di discussione chiave, poiché molti membri del consiglio direttivo spingono per un bilancio più snello. L’attuale orientamento della Bce, comunque, è che continuerà a reinvestire gli asset detenuti nell’ambito del PEPP almeno fino alla fine del prossimo anno.
Gli analisti di Morgan Stanley prevedono una graduale eliminazione dei reinvestimenti in PEPP a partire dal primo trimestre del prossimo anno e una loro conclusione entro la fine del 2024. Tuttavia, c’è chi si oppone a un inasprimento quantitativo così accelerato, con l’Italia che avverte che una fine anticipata dei reinvestimenti in PEPP potrebbe essere destabilizzante. Data la complessità del problema, domani difficilmente verrà presa una decisione definitiva.
"Se i mercati dovessero calmarsi nelle prossime settimane e mesi, vediamo la possibilità che la Bce possa eventualmente anticipare il PEPP-QT di qualche trimestre", ha scritto UBS in una nota la settimana scorsa.
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