Il titolo BP (BP.) è in calo di circa il 5% a Londra martedì mattina, 31 ottobre, dopo aver registrato una contrazione degli utili nel terzo trimestre. Si tratta della prima serie di risultati dopo la brusca partenza dell'amministratore delegato, Bernard Looney, il 13 settembre.
Sulla base del costo di sostituzione sottostante, la misura che le compagnie petrolifere utilizzano per la rendicontazione finanziaria, i profitti sono scesi a 3,29 miliardi di dollari, rispetto agli 8,15 miliardi dello stesso periodo dell'anno precedente. Gli analisti avevano previsto profitti superiori a 4 miliardi di dollari e questo ha provocato un'immediata inversione di tendenza del prezzo delle azioni, sceso sotto le 5 sterline. Il calo degli utili era comunque atteso, perché nel terzo trimestre di quest'anno i prezzi del petrolio e del gas sono stati più bassi rispetto al 2022, quando erano stati amplificati dalla guerra in Ucraina. Sulla base della contabilità obbligatoria, i profitti sono stati di 7,31 miliardi di dollari, rispetto agli 1,98 miliardi dell'anno precedente.
Secondo Stuart Lamont, investment manager di RBC Brewin Dolphin, i numeri di BP sono migliorati rispetto al secondo trimestre, ma hanno comunque disatteso le aspettative del mercato.
Dopo un anno tumultuoso, con un "reset" della strategia e l’uscita del precedente CEO, la società si sta concentrando sui principali asset (petrolio, gas e GNL) e sta rallentando gli investimenti nelle energie rinnovabili. Gli utili e il free cash flow rimangono relativamente forti e sosterranno i previsti ritorni agli azionisti, con un dividendo più alto rispetto all'anno scorso e un ulteriore riacquisto di azioni. Questo potrebbe suscitare qualche perplessità nell'attuale contesto, soprattutto se si prevede che i prezzi del petrolio continueranno a salire a causa delle tensioni geopolitiche".
Gli analisti di UBS hanno sottolineato la debolezza dei risultati della divisione Gas and Low Carbon Energy, i cui profitti hanno mancato le stime di oltre il 40%. È una situazione ben lontana da quella del febbraio 2023, quando i forti profitti di BP e Shell infiammarono il dibattito sulle tasse inaspettate e sulle società che traggono profitti eccessivi dal conflitto tra Russia e Ucraina.
La guerra spinge il greggio
Il quarto trimestre, attualmente in corso, ha visto un aumento dei prezzi del petrolio, tra i conflitti in Medio Oriente - che BP definisce "tensioni geopolitiche" - e le restrizioni alla produzione dell'Opec+.
"I prezzi del gas europeo e del [gas naturale liquefatto] asiatico saranno guidati dalle condizioni meteorologiche, dalla ripresa della domanda in Europa e in Cina e dalle tensioni geopolitiche in corso. Negli Stati Uniti, anche il clima è un fattore di rischio, ma i livelli di stoccaggio più alti del normale e la maggiore produzione dovrebbero contribuire a smorzare la volatilità", ha dichiarato la società, che ha aggiunto che i margini di raffinazione del settore saranno più bassi nel trimestre in corso, l'ultimo dell'anno finanziario.
Per il 2023, BP prevede una produzione a monte superiore a quella del 2022, soprattutto per quanto riguarda la produzione di petrolio.
In termini di distribuzione agli azionisti, BP ha annunciato un altro riacquisto di azioni per un valore di 1,5 miliardi di dollari. Il dividendo è stato aumentato da 6 centesimi a 7,27 centesimi. Le azioni BP sono in crescita del 4% quest'anno, anche tenendo conto del calo odierno, ma sono ancora scambiate al di sotto della stima del fair value di Morningstar, pari a 5,60 sterline.
Giovedì 2 novembre, la rivale Shell (SHEL) renderà noti gli utili del terzo trimestre.
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