La Federal Reserve ha scelto di mantenere invariati i tassi di interesse nella riunione di mercoledì 1° novembre, con il presidente Jerome Powell che ha sottolineato un approccio cauto nei confronti di ulteriori rialzi.
Dopo l’aumento complessivo di 500 punti base, realizzato dal marzo 2022 a luglio 2023, il tasso dei fondi federali si colloca attualmente in un intervallo compreso tra il 5,25% e il 5,50%.
La decisione di mercoledì non è stata una sorpresa; la probabilità implicita nel mercato che i tassi rimanessero invariati era superiore al 90% da metà ottobre. Ma guardando più indietro, la probabilità di un rialzo dei tassi era di circa il 50% all’inizio di settembre. Le proiezioni della Fed, pubblicate l’ultima volta a settembre, prevedevano almeno un ulteriore rialzo dei tassi nella riunione di novembre o dicembre. Quindi, cosa ha fatto cambiare idea al mercato e alla Fed?
Le ragioni dietro la decisione della Fed
In primo luogo, i dati sull’inflazione hanno continuato ad apparire moderati. Nel terzo trimestre del 2023, l’inflazione core è stata pari al 2,4% (rispetto allo stesso periodo del 2022), se misurata con l’indice dei prezzi delle spese per consumi personali. La banca centrale non può essere sicura che l’inflazione ritorni al suo obiettivo del 2% e ci resti. Powell ha osservato durante la conferenza stampa che questo processo è ancora lungo, ma si sono visti progressi tali da indurre la Fed ad un atteggiamento più paziente.
In secondo luogo, nell’ultimo mese si è registrato un massiccio rialzo dei rendimenti obbligazionari. Il rendimento degli US Treasury a 10 anni è aumentato di circa 70 punti base dall’inizio di settembre. I costi di finanziamento nel settore privato, come il tasso ipotecario a 30 anni, sono aumentati in misura proporzionale e questo avrà probabilmente delle ripercussioni negative sulla crescita economica nei prossimi trimestri.
Powell non ha detto che il balzo dei rendimenti obbligazionari sia stato il motore principale della decisione di oggi di mantenere i tassi invariati. Ma ha dichiarato che se l’aumento del rendimento dovesse persistere, ciò richiederebbe un percorso più breve per il tasso dei fed funds rispetto a quanto attualmente previsto.
L’impennata dei rendimenti obbligazionari è solo un esempio di come gli effetti dei precedenti aumenti dei tassi di interesse sull’economia reale devono ancora manifestarsi nella loro interezza. La crescita dei prestiti bancari è lungi dall’essere in fase di contrazione. I mutuatari del settore privato vedranno aumentare gli oneri degli interessi man mano che rinnoveranno il debito in scadenza, ma non è nota la misura in cui le vulnerabilità dei bilanci delle aziende potrebbero portare a una situazione di stress finanziario.
Powell è stato recentemente più equilibrato nel riconoscere i rischi di una eccessiva stretta monetaria e, al contrario, di una stretta troppo scarsa, citando l’impatto incompleto dei rialzi dei tassi già attuati. Pertanto, la retorica della Fed si sta muovendo verso una direzione meno aggressiva, aprendo la porta a un possibile taglio nella prima metà del 2024, come molti si aspettano.
Le aspettative future
In definitiva, ci aspettiamo che l’intervallo del tasso obiettivo dei fed funds scenda dall’attuale 5,25%-5,50% al 3,75-4,00% entro la fine del 2024 e al 2,00%-2,25% entro la fine del 2025. A nostro avviso, ciò sarà necessario per sostenere una sana crescita economica. Una riduzione dell’inflazione più rapida di quanto previsto dalla Fed permetterà un allentamento monetario più veloce.
Powell ha osservato che la decisione sui tassi nella riunione del prossimo dicembre è ancora aperta. Ma i mercati hanno interpretato il suo discorso in un’ottica più accomodante, poiché la probabilità di un rialzo è diminuita rispetto ai giorni precedenti e ora è inferiore al 20%. Ci aspettiamo, quindi, che la Fed si astenga da ulteriori rialzi dei tassi.
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