Con un tasso dei mutui trentennali vicino all’8%, sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito, le famiglie stanno destinando una quota enorme del loro stipendio per i costi legati all’abitazione. Le buste paga non tengono il passo con questa tendenza, né con il forte aumento dei prezzi al consumo; di conseguenza le spese individuali diminuiscono. I dati del terzo trimestre ne sono la riprova.
1 I consumatori spendono meno
Il retailer statunitense Target (TGT)ha riportato un calo generale delle vendite, dal cibo all'abbigliamento, per finire ai giocattoli. Anche le aziende del settore beni di consumo difensivi come Kraft Heinz (KHC), Unilever (ULVR) e Nestlé (NESN), che molti ritenevano resistenti a tali tagli dei consumi, hanno registrato un calo dei volumi di vendita nel corso del terzo trimestre. Non ha fatto eccezione la birra, il sacro graal dei consumi difensivi, ha visto diminuire i volumi di vendita, come riportato dalle più grandi aziende produttrici al mondo, AB InBev (ABI) e Heineken (HEIA).
Nell’ultimo anno abbiamo indicato i beni di lusso come un rifugio sicuro all’interno dello spazio dei beni di consumo. Ma anche qui la crescita ha iniziato a rallentare. Estee Lauder (EL), attiva nell’industria dei prodotti di bellezza, e Hugo Boss (BOSS), leader ne settore dell'abbigliamento, hanno registrato un calo nelle vendite. Sembra che anche i consumatori più esigenti stiano diventando più selettivi, man mano che le loro disponibilità di spese si riducono.
2 Gli investitori acquistano titoli della difesa
I rischi geopolitici si stanno intensificando, come testimoniano il conflitto in corso in Ucraina, le tensioni tra Armenia e Azerbaigian e ora l’aggravarsi della guerra in Israele. Non c’è da meravigliarsi, quindi, che salga l’interesse degli investitori per i titoli del settore aerospaziale e della difesa.
È stata una stagione di solidi guadagni per i produttori di armi che, sebbene registrino un andamento discontinuo degli ordinativi (anche perché i governi non ordinano i carri armati nello stesso modo in cui i consumatori fanno la spesa al supermercato), continuano a navigare con il vento in poppa. Le nostre previsioni indicano che questa crescita rimarrà forte per almeno diversi anni, considerando che molti Paesi, soprattutto in Europa, non hanno speso molto dalla fine della Guerra Fredda. Aziende come la francese Thales (HO), con una partecipazione significativa in un’ampia gamma di importanti progetti di difesa internazionali, si trovano in una posizione privilegiata. Più dei due terzi del fatturato della Thales relativo al settore difesa è prodotto in Europa, dove prevediamo che i budget militari aumenteranno di oltre un terzo nei prossimi cinque anni.
3 Il settore edilizio è in sofferenza
Abbiamo menzionato l'effetto negativo dell'aumento dei tassi sulla spesa dei consumatori, ma l'impatto più evidente è sul settore dell’edilizia abitativa. Quando il costo di prendere denaro in prestito diventa così alto, le famiglie rinviano i piani di trasferirsi in una nuova casa e i potenziali acquirenti di prima casa rimangono più a lungo nel mercato degli affitti.
I costruttori di case stanno già subendo un duro colpo. Per D.R. Horton (DHI), il più grande costruttore di case degli Stati Uniti, prevediamo che i nuovi progetti diminuiscano del 10% nel 2023. Nel frattempo, uno dei più importanti costruttori di case del Regno Unito, Persimmon (PSN), ha visto il prezzo delle sue azioni scendere di quasi due terzi dall’aprile del 2021.
Inoltre, il calo dei nuovi progetti di costruzione sta danneggiando anche aziende industriali come Caterpillar (CAT) e i produttori di materiali da costruzione come Saint Gobain (SGO), Holcim (HOLN) e Heidelberg Materials (HEI) che hanno tutti riportato volumi in calo nel terzo trimestre. Finora, molte di queste aziende sono riuscite a imporre degli aumenti di prezzo che hanno ampiamente compensato il calo dei volumi, ma ciò non può continuare all’infinito.
4 Gli ordini industriali sono in calo
Gli indici dei responsabili degli acquisti del settore manifatturiero rappresentano un elemento chiave per valutare lo stato di salute del settore industriale e da una rapida occhiata al grafico sottostante si capisce che i dati non sono stati positivi. Qualsiasi numero inferiore a 50 significa che siamo in territorio di contrazione. Questo vuol dire che è passato un po’ di tempo dall’ultima volta che il comparto ha registrato una crescita.
Il settore industriale è stato colpito su più fronti. Innanzitutto, la domanda dei consumatori per quasi tutti i beni è in calo. Questo declino ha portato le aziende industriali a produrre meno e quindi a spendere meno in macchinari e materie prime. L’altro problema è lo smaltimento delle scorte: subito dopo l’interruzione dell’offerta dovuta alla pandemia e la successiva impennata della spesa dei consumatori, la maggior parte delle aziende ha riempito con entusiasmo i magazzini. Ciò che abbiamo visto nel 2023, tuttavia, è che le aziende stanno ora liquidando queste grandi scorte, il che ha accelerato il calo della domanda di prodotti industriali.
Le aziende industriali che possono vantare un forte potere di determinazione dei prezzi (Economic moat), come ad esempio Geberit (GEBN), sono riuscite a spingere al rialzo i prezzi compensando il calo dei volumi. Ma non è stato così per tutte.
Un aspetto positivo di questa stagione di trimestrali, relativamente alle aziende industriali, è stato che i giganti del settore chimico come DuPont (DD) e BASF (BAS) hanno dichiarato di essere a buon punto nello smaltimento definitivo delle scorte di magazzino, cosa che alimenta le speranze di guadagni migliori nei prossimi trimestri.
5 La redditività delle banche potrebbe aver raggiunto il suo picco
È difficile credere che solo 8 mesi fa abbiamo assistito a una crisi del settore bancario. Da allora abbiamo attraversato un ciclo di stagioni di trimestrali. Nella prima, ci siamo concentrati sulla sopravvivenza delle banche, ma con il passare dei mesi i prezzi dei titoli bancari hanno costantemente riguadagnato il terreno perduto e l’attenzione si è spostata sulla redditività.
Per un decennio, dopo la crisi finanziaria globale, il settore finanziario non è stato il posto ideale in cui investire. I coefficienti patrimoniali più elevati imposti dalle banche centrali hanno fatto sì che il modello bancario diventasse meno redditizio. A questo, poi, si aggiunge che i bassi tassi di interesse e un’economia relativamente sottotono hanno compromesso la capacità delle banche di fare profitti. Il recente aumento dei tassi di interesse, invece, ha improvvisamente fatto sì che i margini di interesse netti, la differenza tra quanto le banche pagano per prendere denaro in prestito e quanto guadagnano dal concedere prestiti, tornassero ad allargarsi.
Questo si è tradotto in un’impennata della redditività degli istituti di credito che è stata certificata dalle ultime trimestrali. La nostra preoccupazione è che da qui in poi le cose potrebbero peggiorare. La redditività delle banche potrebbe essere nuovamente messa sotto pressione a causa del calo delle richieste di mutui e delle perdite sui prestiti, che sono destinate ad aumentare perché consumatori e imprese faticano a pagare tassi di interessi elevati.
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