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Dal 30 novembre al 12 dicembre si tiene a Dubai la COP28, la conferenza sul clima promossa dalle Nazioni Unite. Sono passati otto anni dalla sigla degli Accordi di Parigi per limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi Celsius in più rispetto ai livelli preindustriali e per proseguire gli sforzi per contenerlo a 1,5° C. Nonostante le misure intraprese dai governi, dalle aziende e dagli investitori, il raggiungimento dell’obiettivo è ancora lontano.
Recentemente 131 aziende mondiali, che insieme hanno ricavi annui per quasi mille miliardi di dollari, hanno chiesto ai governi di concordare, in occasione di COP28, un calendario per eliminare i combustibili fossili, attraverso la campagna Fossil to clean. Inoltre, il presidente della Conferenza sul clima di quest’anno, il Sultano Ahmed Al Jaber, ha anticipato che ha intenzione di annunciare una nuova ‘Alleanza globale per la decarbonizzazione’ per il settore energetico e ha invitato tutte le parti ad aderire all’impegno di triplicare la capacità delle energie rinnovabili entro il 2030 e a raddoppiare il tasso di miglioramento dell’efficienza energetica.
Le precedenti COP, tuttavia, ci ricordano che spesso non si è andati molto più in là dei proclami. “Durante la COP27 è stato chiesto ai partecipanti di rivedere e rafforzare i propri impegni in materia di clima entro la fine del 2023, ma solo otto di essi lo hanno fatto”, ricorda Eva Cairns, Head of Sustainability Insights & Climate Strategy di abrdn. “Secondo il FMI (Fondo monetario internazionale), nel 2022 i sussidi globali per i combustibili fossili ammontavano a sette milioni di dollari, con un aumento di due milioni di dollari rispetto al 2020”.
“Alla COP28, dovremo prestare attenzione agli impegni di intervento in grado di aumentare la credibilità delle promesse, ad esempio il contrasto di quelle misure politiche che inviano segnali contraddittori alle imprese e agli investitori. Se tali impegni verranno attuati, nei prossimi due anni le emissioni potranno finalmente stabilizzarsi”, continua Cairns.
I partecipanti alla Conferenza sul clima di Dubai dovranno affrontare anche il tema dei finanziamenti dei Paesi sviluppati a quelli in via di sviluppo per la mitigazione, l’adattamento e le perdite dovute all’impatto dei cambiamenti climatici. Anche su questo fronte, le promesse sono in larga parte rimaste sulla carta. Ci sono poi le questioni legate alla “giusta transizione” e alle risorse insufficienti per l’adattamento al climate change.
“In vista della COP28, cresce il consenso sul fatto che il mondo stia perdendo la corsa per raggiungere l'obiettivo dell'accordo di Parigi e mitigare gli impatti più devastanti del cambiamento climatico”, ha detto Hortense Bioy, direttore globale della ricerca sulla sostenibilità di Morningstar, in una recente tavola rotonda a Londra. “I nostri dati mostrano che la stragrande maggioranza delle aziende (87%) si sta avviando verso un aumento della temperatura globale di 2,1° Celsius”.
“E’ lecito chiedersi se non sia giunto il momento di smettere di fingere di poter limitare l'aumento a 1,5° C. Ma spostare l'obiettivo potrebbe indurre il settore privato a ritardare gli investimenti necessari per decarbonizzare più rapidamente le proprie attività. È importante non soccombere al pessimismo che porta al disimpegno, che favorisce solo i cattivi attori", ha aggiunto la ricercatrice.
Morningstar dedica l’intera settimana agli investimenti in tempi di cambiamento climatico.
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