Valerio Baselli: Buongiorno e benvenuti. La COP28 – l’annuale Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici – è alle porte, quest’anno si terrà a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre. Le ultime edizioni, bisogna dirlo, sono state dei mezzi fallimenti. Sarà diverso quest’anno? Cercheremo di rispondere a questa domanda con l’aiuto di Pietro Sette di MainStreet Partners.
Pietro, in che modo ci si dovrebbe approcciare alla COP28 di Dubai? In generale, pensi che gli investimenti ESG siano più o meno in salute rispetto allo scorso passato?
Pietro Sette: C'è senz'altro una situazione interessante, poiché se pensiamo alle emissioni di CO2, che è l'obiettivo principale di governi e società, ci troviamo in una situazione interessante, perché nel 2022 abbiamo visto le emissioni globali aumentare leggermente rispetto all'anno precedente di circa l’1%. Ma questo aumento è stato inferiore rispetto all'aumento del PIL pro capite a livello globale, circa il 3%.
Quindi, da un certo punto di vista l'immagine è florida perché la nostra economia sta emettendo meno emissioni di CO2, rispetto a quanto viene prodotto. Ma c'è molto ancora da fare. In termini di target, il Boston Consulting Group ha pubblicato una ricerca molto recente in cui ha identificato circa 38.000 miliardi di dollari in investimenti da qua al 2030 come necessari per rimanere negli Accordi di Parigi.
E solamente la metà è stata appunto pianificata e quindi è nei target di governi e aziende. C'è appunto da decidere chi e quando verranno investiti questi capitali aggiuntivi.
Baselli: Certo. Più nello specifico, i green e i social bond sono uno strumento utile per finanziare determinati progetti ambientali e sociali. In che modo ci stanno aiutando a combattere la crisi climatica, secondo te?
Sette: Anche qui parliamo di “mila miliardi” ancora una volta. Dall'inizio del mercato dei green social and sustainable bond, in breve GSS, sono stati emessi circa 4 mila miliardi di emissioni e pensiamo che quest'anno, come l'anno scorso, solamente in Europa circa il 20% delle emissioni di debito totale sono state GSS. Quindi è uno strumento che in molti stanno utilizzando per finanziare progetti infrastrutturali.
Si parla anche di obiettivi di sviluppo sostenibile, i SDG. I principali sono l’SDG undici e l’SDG sette. Quindi città sostenibili ed energie rinnovabili. Ma si parla anche di finanziare i Paesi in via di sviluppo. Infatti, la nostra ricerca mostra come un forte ammontare di capitali viene speso o investito dai Paesi sviluppati in Paesi in via di sviluppo, che è un dato secondo noi molto rassicurante, perché ritorna poi a uno dei tre punti principali dell'accordo di Parigi del 2015: aiutare i Paesi in via di sviluppo nella transizione che da soli trovano difficoltà a effettuare.
Baselli: Questa conferenza, la COP, richiede anche, e soprattutto, cooperazione tra governi – in un momento complicato, di alta polarizzazione, qual è il ruolo dei singoli Stati nel mercato dei green e social bond? E dato che quest’anno si tiene a Dubai, gli Emirati Arabi emettono green bond?
Sette: La risposta diretta è no, ma società, quindi emittenti nei Paesi arabi hanno emesso green bond. La cosa interessante è che dei 12 miliardi circa emessi ad oggi negli Emirati Arabi, la metà è stata emessa negli ultimi sei mesi. E questo è un mercato che ha oltre dodici anni. Quindi questo ci fa anche capire quanto per il Paese sia importante la COP e non vogliono appunto farsi trovare impreparati.
Sulla domanda rispetto ai governi. Ecco, abbiamo trovato dalle nostre analisi che i governi hanno un ruolo molto importante nel mercato dei GSS bond, ma in particolare per finanziare tipologie di progetti che società private magari non raggiungono, come l’adattamento al cambiamento climatico, ovvero la preparazione al fatto che si verifica il cambiamento climatico, quindi la costruzione di barriere per i fiumi e simili.
Ecco, pensiamo che circa il 7% del totale investimenti green tramite green bond possa essere dedicato all'adattamento, e di questo il 75% è stato finanziato dai governi, che in realtà rappresentano all'incirca il 20% del mercato.
Baselli: Molto interessante. E per chiudere dal punto di vista di un investitore, quali sono i vantaggi di possedere green e social bond? Cioè perché gli investitori dovrebbero interessarsi a questi strumenti?
Sette: Sì, io mi occupo di green bond da oltre cinque anni e devo dire che il momento non è mai stato così propizio di analizzare questo tipo di strumenti. Si tratta infatti di generare un impatto ambientale e sociale positivo. È sempre stata la caratteristica principale di questi strumenti, ma oggi si può parlare anche di rendimenti positivi, perché appunto i tassi di interesse sono superiori rispetto all'anno scorso e al momento forse anche stabili.
Baselli: Molto bene. Grazie ancora a Pietro Sette. Per Morningstar, Valerio Baselli, alla prossima.
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