L’inflazione nell’area dell’euro è scesa ulteriormente a novembre, grazie in gran parte alla moderazione dei prezzi dell’energia. Secondo la stima flash di Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, il tasso annuo si è attestato al 2,4%, in calo rispetto al 2,9% di ottobre. Le aspettative del consensus erano fissate al 2,7%.
Considerando le principali componenti dell'inflazione dell'area euro, Eurostat stima che alimentari, alcol e tabacco registreranno il tasso annuo più elevato (6,9%, rispetto al 7,4% di ottobre), seguiti dai servizi (4,0%, rispetto al 4,6% di ottobre), dai beni industriali non energetici (2,9%, rispetto al 3,5% di ottobre) e dall'energia (-11,5%, rispetto al -11,2% di ottobre).
“Osservando le diverse voci dell’inflazione, è chiaro che il calo dei prezzi dell’energia è stato il fattore-chiave che ha portato il tasso principale a scendere al 2,4%”, commenta Michael Field, strategist sui mercati europei di Morningstar. “Tuttavia, i prezzi dell'energia possono essere volatili e quindi potrebbero facilmente aumentare nuovamente nei prossimi mesi. Nel frattempo, l’inflazione nelle aree in cui i consumatori spendono gran parte del denaro, come i prodotti alimentari, segna ancora un +7% circa su base annua. I costi delle case, che sono in rapido aumento, sono in realtà esclusi dal calcolo dell’HICP (Harmonized index of consumer prices)”.
Inflazione nell’area euro a novembre, % (stima flash di Eurostat)
Fonte: Eurostat
Il rallentamento dell’inflazione è generalizzato
Il declino era largamente atteso dopo i dati di ieri dell’inflazione in Spagna e in alcuni Länder tedeschi, che hanno mostrato un calo superiore alle attese. Anche i dati di questa mattina, giovedì 30 novembre, della Francia sono andati nella stessa direzione, con l’indice dei prezzi sceso ai minimi da due anni. In Italia, le stime preliminari dell’ISTAT, indicano un tasso di inflazione a -0,4% su base mensile e +0,8% su base annua (dal +1,7% di ottobre).
“Il rallentamento delle pressioni inflazionistiche è generalizzato in tutta Europa”, dice Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia. “L’inflazione annuale più bassa è stata registrata in Belgio (-0,7%), Italia (+0,8%), Finlandia (+0,8%), Lettonia (+1,1%). I numeri odierni suggeriscono che i timori sulle pressioni inflazionistiche devono essere totalmente ridimensionati. Le politiche monetarie restrittive della Banca centrale europea hanno raffreddato notevolmente le economie dell’Eurozona. Soprattutto il settore dei servizi che aveva preoccupato nei mesi scorsi ha mostrato una discesa dei prezzi dello 0,9% su base mensile e una crescita del 4,0% su base annuale. Continua la caduta dei prezzi energetici”.
Occhi puntati su economia e mercato del lavoro
Il rallentamento dell’inflazione è una buona notizia, ma i mercati stanno esaminando anche l’andamento del mercato del lavoro. “L’inflazione in tutta la regione sta diminuendo, nel frattempo, il mercato del lavoro rimane teso”, ha affermato ieri Field, durante un webinar sulle prospettive di investimento per il 2024. Secondo gli ultimi dati di Eurostat, il tasso di disoccupazione destagionalizzato dell’area euro è stato del 6,5% a ottobre, stabile rispetto a settembre 2023 e in calo rispetto al 6,6% di ottobre 2022.
Gli investitori tengono d'occhio anche i rischi economici. Secondo le previsioni dell’OCSE, pubblicate mercoledì 29 novembre, la zona euro può aspettarsi una crescita annua del PIL (Prodotto interno lordo) dello 0,5% negli ultimi tre mesi del 2023. Il dato finale per quest’anno dovrebbe essere +0,6%, seguito da un +0,9% nel 2024 e +1,5% nel 2025.
“Nonostante il forte e gradito calo dopo i giorni bui dell’inflazione del 2022, siamo ancora lontani dal target del 2% della BCE, e potremmo essere ben oltre il 2025 prima di arrivarci”, continua Field. “Tuttavia, nel frattempo, l’allentamento a cui stiamo assistendo nei tassi di inflazione dovrebbe finalmente diffondersi nell’economia. Resta ancora da vedere se i prezzi più bassi saranno sufficienti da soli a stimolare una congiuntura in difficoltà”.
Quando la BCE taglierà i tassi?
Gli investitori ora si chiedono quali saranno le prossime mosse della Banca centrale europea: lascerà i tassi alti correndo il rischio di una recessione? Oppure li ridurrà e potenzialmente avrà da affrontare un surriscaldamento dell’economia?
“I dati sull’inflazione confermano lo scenario di una BCE che manterrà i tassi di interesse sui livelli correnti nei prossimi meeting del Consiglio direttivo”, afferma Diodovich. “I dati sull’andamento dei prezzi al consumo cancellano gran parte dei dubbi espressi dal presidente dell’istituto di Francoforte, Christine Lagarde, che ha mostrato perplessità sul futuro sentiero dell’inflazione. È vero che al momento sono stati solamente gli ultimi due mesi che hanno mostrato un forte rallentamento della crescita dei prezzi al consumo. Tuttavia, se l’inflazione dovesse mostrare questo andamento anche nei prossimi mesi, necessariamente la politica monetaria della BCE dovrebbe cambiare portando a un taglio del costo del denaro in primavera”.
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