Il tanto discusso Global Stocktake, pubblicato alla fine della COP28, conferma ciò che noi di Morningstar abbiamo visto nel nostro lavoro: sempre più aziende stanno divulgando dati sulle emissioni e stanno assumendo l’impegno di raggiungere l’obiettivo net-zero. Tuttavia, il mondo non è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius.
La nostra analisi su oltre 6.500 aziende mostra che il 90% delle più grandi aziende pubbliche da noi valutate sono significativamente disallineate rispetto all’obiettivo +1,5 gradi. Nel complesso, infatti, disegnano il percorso verso un aumento della temperatura di 3 gradi entro la fine del secolo.
Per questo motivo dico di resistere al catastrofismo (doomism), come ha detto la mia collega Hortense Bioy. Poiché esso distoglie l'attenzione dall'azione. Ci sono stati progressi, anche se non sempre sembra così. Una volta eravamo sulla buona strada per produrre un aumento della temperatura di 4 gradi! Per gli investitori, il punto non è se questa ambizione sia realizzabile, ma se il treno ha lasciato la stazione. Gli investitori che trattano i rischi della transizione climatica come rischi di investimento e le opportunità di adattamento come opportunità di investimento stanno tenendo conto di questa realtà.
I rischi climatici non sono una novità, anche se il caldo estremo dello scorso anno, gli incendi boschivi e le inondazioni in tutto il mondo li hanno messi sotto i riflettori. La novità è che i dati, la ricerca e gli strumenti per gli investitori sono significativamente migliorati. A tal fine, ecco tre cose che puoi fare adesso per considerare il ruolo del clima nei tuoi investimenti:
Primo, guardare oltre le dichiarazioni di impegno a quelle aziende che rendono conto della trasparenza dei dati e delle loro azioni. I dati su questioni come la decarbonizzazione stanno migliorando e diventando più accessibili. Come investitore, meriti trasparenza sui rischi e sulle opportunità climatiche di un'azienda. Quanto più un'azienda divulga e quanto più standardizzati diventano i dati, tanto meglio saremo in grado di servirti come investitore, con valutazioni e approfondimenti che rendono gli investimenti legati al clima ancora più attuabili.
Secondo, diversificare il proprio portafoglio investendo in società con un basso rischio di transizione climatica. Con l’accelerazione della transizione, le aziende che non cambiano in modo radicale potrebbero vedere ridotto l’accesso al capitale e alle polizze assicurative, perché i partner di un tempo potrebbero ritenerli troppo rischiosi.
I Low Carbon Transition Ratings di Morningstar Sustainalytics forniscono agli investitori molteplici segnali per valutare quanto un’azienda sia disposta a ridurre le proprie emissioni di carbonio in linea con l’obiettivo net-zero e con il percorso di +1,5 gradi entro il 2050. Il segnale principale è quello che chiamiamo “aumento implicito della temperatura"(implied temperature rise o ITR). L’ITR di un’azienda segnala quanto la Terra si riscalderebbe se tutte le aziende del mondo superassero nella stessa misura il loro budget di carbonio. L’ITR è basato sulle proiezioni delle emissioni di carbonio di un’azienda abbinate ad un approfondimento sulle azioni che l’azienda sta intraprendendo per raggiungere il percorso net-zero. I rating più elevati, ad esempio, si riscontrano nei settori telecom, automobilistico, dei prodotti per la casa, utility e dei produttori di contenitori e di imballaggi.
Infine, considera come il tuo portafoglio si adatterebbe a risultati climatici divergenti. Il mio collega Adam Fleck sottolinea spesso che è importante distinguere tra il mondo che vogliamo e il mondo come potrebbe essere. Anche se il mondo lavora per mitigare il problema, il clima sta cambiando e dovremo adattarci. Gli stessi rating Morningstar che utilizzeresti per tenere conto di un futuro a +1,5 gradi ti indirizzano anche verso aziende che sono ragionevolmente preparate (e con un prezzo ragionevole) per uno scenario a +2,0 gradi. Se presupponiamo un futuro con eventi meteorologici più frequenti e più intensi, possiamo applicare le nostre Physical Climate Risk Metrics (metriche di rischio del clima fisico) per esaminare i rischi relativi agli asset fisici attraverso vari orizzonti temporali e per confrontare il grado di esposizione di un’azienda con quella dei suoi competitor.
Naturalmente, c’è molto lavoro da fare – in particolare sulla misurazione e riduzione delle Emissioni Scope 3 – ma il focus di Morningstar, relativamente alle soluzioni di investimento legate al clima, rimarrà quello di aiutare gli investitori, qui e ora, ad affrontare concretamente i rischi climatici tangibili nei loro portafogli. Questa è la realtà è davanti a noi.
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