Il rischio di inflazione rimane, ma il peggio sembra essere alle spalle. I mercati hanno cominciato a scontare il taglio dei tassi di interesse ad un certo punto del 2024. Eccesso di ottimismo o timori di recessione? Cerchiamo di capire meglio come leggere gli ultimi dati macro e cosa potrebbe accadere ai bond nei prossimi mesi con Filippo Casagrande, Chief Investment Steering & Sustainability Officer di Generali Investments Holding.
Sara Silano: Buongiorno e benvenuto Filippo Casagrande. Dopo gli ultimi dati sull’inflazione nell’Eurozona e negli Stati Uniti, cosa dobbiamo attenderci dalle banche centrali nei prossimi meeting?
Filippo Casagrande: Diciamo che prima di tutto i dati macroeconomici in questo ultimo periodo sembrano anticipare uno scenario di soft landing, dove l'inflazione, che si avvia gradualmente a raggiungere livelli vicini o pari agli obiettivi dei banchieri centrali, sembra dare giustificazione a una potenziale riduzione dei tassi di interesse.
Dall'altra parte, però, i dati reali dimostrano una certa resilienza, cioè una capacità delle economie di crescere nonostante il ciclo di rialzo dei tassi sia stato molto aggressivo negli ultimi 18 mesi. Quindi, da questo punto di vista il percorso di rientro dell'inflazione proseguirà nei prossimi mesi, ma dall'altra parte, il rischio di rialzi repentini delle componenti più volatili dell'inflazione potrebbe essere dietro l'angolo. Pensate soltanto ai potenziali effetti sui prezzi energetici delle tensioni geopolitiche che stanno avvenendo in questo periodo.
Da questo punto di vista, è difficile pensare a tagli dei tassi nel primo trimestre del 2024 e forse non prima di metà dell'anno, a meno di un repentino deterioramento della crescita. Probabilmente l'impatto sull'economia reale dei rialzi dei tassi dovrà ancora essere pienamente visibile, per cui non si può escludere che nel corso dell'anno l'atteggiamento delle banche centrali cambi drasticamente.
Silano: Quali sono le vostre previsioni per il mercato obbligazionario nel primo trimestre?
Casagrande: Questo è un tema molto, molto particolare. Su questo lasciatemi fare una piccola premessa. Chiaramente non è soltanto un tema di obbligazioni, ma diciamo che quello che abbiamo visto nella gestione di un portafoglio obbligazionario è che ci sono stati elementi che non sono soltanto macro, ma che sono legati alla geopolitica, ma soprattutto anche a un altro aspetto. Per esempio, nel mondo assicurativo vi sono degli alti rendimenti nella gestione del portafoglio obbligazionario e del credito, che portano a essere molto prudenti; o altri elementi nuovi. Quali sono? Bene, tanto per essere chiari: per esempio, i fattori climatici come influenzeranno i rating del credito a lungo termine? Quale sarà la stabilità del mercato del credito? Ecco, per esempio il climate risk è un tema molto, molto particolare.
Per quanto riguarda la risposta, diciamo che, in base alla nostra view, è chiaro che il picco dei tassi di interesse è stato superato, ma quello che sarà molto importante è che su un orizzonte temporale di sei-dodici mesi i portafogli dovranno aggiungere il rischio di bond.
Quello che è importante è capire come, con tassi reali piuttosto elevati, sia in termini assoluti che in termini relativi, il mondo obbligazionario continui ad avere un'attrazione. Da questo punto di vista, anche per esempio, il mondo dei mercati emergenti, i bond locali o hard currency rimangono delle buone opportunità di investimento, soprattutto dove c’è una certa selezione.
Silano: Per gli investitori in bond, meglio un approccio più conservativo o più aggressivo?
Casagrande: Questo è quello che cercavo di spiegare un po’ prima, nella mia precedente risposta. Ossia gli investitori obbligazionari devono prendere in considerazione altri elementi. Prima facevano riferimento al rischio climatico. Tenete conto che in una statistica recente è stato riferito che 160 società, nell'ambito di 715 esaminate, presentano elevati rischi climatici che potrebbero comportare un'azione negativa di rating sulle loro obbligazioni.
Che cosa vuol dire? Che di questo universo - di questo 160 - oltre la metà sono attualmente investment grade. E questo è un esempio di come i rischi nell'ambito obbligazionario del credito devono essere presi in un ambito di valutazione. L'altro elemento è il fatto di pensare a quello che è il livello del default, cioè la possibilità che alcune obbligazioni non vengano ripagate.
Comunque, per quanto riguarda il conservativo/aggressivo, quello che è importante in questo momento è avere ben presente gli obiettivi di rendimento. E un altro elemento è capire che gli episodi di volatilità che abbiamo visto anche nel 2023 in ambito obbligazionario sono stati molto alti, ma sono frutto di una nuova attività delle banche centrali e anche della geopolitica.
Quindi da questo punto di vista bisogna avere una buona copertura, una grande analisi soprattutto su quello che sono le aziende-emittenti, i rischi anche di rifinanziamento, ossia il costo di rifinanziamento che si andrà a riprendere, e soprattutto le valutazioni. Come ho già detto, il tema del default rate, nel caso in cui il ciclo dovesse andare verso una recessione o rallentamento, diventerebbe molto, molto importante.
Silano: Filippo Casagrande, grazie mille per la tua disponibilità oggi. Per Morningstar sono Sara Silano, grazie per averci seguito.
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