L’eterno dilemma degli investitori income è: meglio l’interesse dei bond o la cedola delle azioni? Il 2024, secondo gli analisti, dovrebbe essere un anno positivo per il mercato obbligazionario. Le attese sono per un progressivo taglio dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea, supportato dal raffreddamento dell’inflazione e dai segnali di resilienza dell’economia della regione nel corso del 2023. Questa sarebbe una buona notizia per chi investe in obbligazioni, poiché una riduzione dei tassi comporta tipicamente un aumento dei prezzi dei bond. Gli investitori, infatti, otterrebbero un rendimento inferiore se investissero in titoli di nuova emissione e dunque sono disposti a pagare un prezzo più alto per quelle che sono già sul mercato.
Ma cosa succederebbe se le previsioni degli analisti venissero disattese? La presidente della Bce Christine Lagarde, intervenuta al World Economic Forum di Davos, ha predicato prudenza dichiarando che probabilmente il primo taglio dei tassi di interesse potrebbe registrarsi nella prossima estate, dunque in ritardo rispetto alle aspettative del mercato, ma che la bussola delle future decisioni da parte della banca centrale sarà lo stato di salute dell’economia e l’andamento dell’inflazione. E l’ultimo dato dell’indice dei prezzi al consumo nel Regno Unito, +4% a dicembre contro il +3,9% del mese precedente, suona come un campanello d’allarme anche per i Paesi dell’area euro.
Se dunque il tanto atteso taglio dei tassi di interesse non dovesse concretizzarsi e se l’inflazione dovesse mantenersi elevata, il rendimento reale (al netto dell’inflazione) dei titoli obbligazionari potrebbe non essere poi così attraente e gli income investor potrebbero decidere di optare per la cedola offerta dai titoli azionari.
Bond vs azioni
In questo caso, è bene essere consapevoli della differenza che c’è tra la cedola offerta dai titoli di Stato e i dividendi staccati dalle azioni. I titoli di Stato sono titoli di debito, in base ai quali l’emittente si obbliga a restituire il capitale preso in prestito (alla scadenza) e a corrispondere eventuali pagamenti periodici (gli interessi calcolati sulla somma presa in prestito). Quindi, a meno che l’emittente non si dichiari insolvente, l’investitore può essere sicuro del rendimento offerto dal titolo. Il titolo azionario, invece, è un capitale di rischio. Gli investitori acquistano una parte del capitale sociale di una società diventando proprietari, in parte, della stessa. Per questo motivo si assumono il rischio che il valore della società, e dunque delle azioni da loro possedute, possa ridursi. Allo stesso modo, anche i dividendi staccati dalle azioni non sono sicuri nel loro ammontare. In ogni momento, infatti, l’azienda può decidere di aumentare, ridurre o annullare la cedola.
La selezione dei titoli
In questo articolo abbiamo selezionato, tra le stock coperte dalla ricerca Morningstar alle quali gli analisti riconoscono un Economic moat e un rating positivo (4 o 5 stelle), quelle che offrono un dividend yield superiore al rendimento netto di un BTP con scadenza a cinque anni (pari al 2,99%). Queste aziende hanno tutte business solidi, hanno sempre staccato cedola negli ultimi cinque anni e sono scambiate a sconto rispetto al fair value, cosa che dovrebbe lasciare fiduciosi gli investitori sulla possibilità di realizzare un capital gain nell’arco dei prossimi cinque anni.
SGS
SGS è la più grande azienda a livello globale nel settore dei test, delle ispezioni e della certificazione (TIC), con operazioni globali al servizio di svariati settori. Il mercato delle TIC è altamente frammentato e comprende principalmente operatori locali o regionali che non hanno le capacità per operare in più settori e aree geografiche.
Nel corso della sua lunga storia, l'azienda ha accumulato migliaia di licenze operative, autorizzazioni governative e accreditamenti in tutto il mondo e queste rappresentano una barriera significativa all’ingresso dei concorrenti, poiché sono costose e richiedono molto tempo e risorse per essere ottenute.
Gli analisti di Morningstar riconoscono a SGS un Economic moat nella misura di Medio per via del valore del suo brand e del potere contrattuale che riesce ad esercitare sui suoi clienti. Sostituire il fornitore dei servizi di certificazione, infatti, potrebbe rendere necessaria l’eliminazione del sistema esistente e dunque comportare dei costi elevati per l’azienda.
La stabilità del business si traduce in flussi di cassa generosi e costanti nel tempo che, grazie anche al basso livello di indebitamento, consentono di remunerare gli azionisti con un dividendo che non ha mai subito riduzioni negli ultimi cinque anni. Il titolo offre al momento un dividend yield del 4,3% ed è scontato del 20% rispetto al fair value di 90 franchi svizzeri (report aggiornato al 16 gennaio 2024).
Secondo gli analisti di Morningstar, SGS, in quanto leader del settore, è in una posizione privilegiata per beneficiare di fattori di crescita strutturale: il primo è relativo alla presenza sul mercato di prodotti sempre più sofisticati, come ad esempio la tecnologia indossabile, che richiedono un elevato livello di esperienza nei test e che quindi permettono alle aziende fornitrici di tali test, come SGS, la possibilità di applicare commissioni più alte; il secondo è legato alla necessità di molte aziende internazionali di diversificare le loro catene di approvvigionamento, specie dopo lo scoppio della pandemia, cosa che ha aumentato la complessità delle loro attività e ha reso necessaria la partnership con aziende che potessero assisterle a livello globale, come appunto SGS. Per queste ragioni gli analisti stimano una crescita media degli utili del 10% nei prossimi cinque anni.
Julius Baer
Julius Baer è la società leader in Svizzera nel settore del private banking. Gli analisti di Morningstar assegnano all’azienda elvetica un Economic moat nella misura di Ampio per via del valore del suo brand e del potere contrattuale che riesce ad esercitare nei confronti della clientela.
Il valore del marchio Julius Baer è cresciuto negli anni grazie alla buona reputazione della società e alla qualità dei suoi servizi. Più grande è il patrimonio dei clienti, più complesse sono le loro esigenze e dunque l’attività di consulenza. Per questo motivo, servire questo tipo di clientela permette a Julius Bear di applicare commissioni più elevate e di ricavare margini di profitto più generosi. Inoltre, il rapporto con il cliente è personale ed è tendenzialmente duraturo, poiché basato anche su un legame fiduciario. Per questo motivo, questa tipologia di investitori valuta troppo rischiosa e onerosa l’opzione di cambiare advisor.
Questi due elementi, insieme alla bassa intensità di capitale che caratterizza il business del private banking, garantiscono alla società svizzera una redditività molto elevata. A questo, poi, si aggiunge il fatto che Julius Baer ha un bilancio in salute e una disciplinata politica di dividendo. Negli ultimi cinque anni l’azienda non ha mai tagliato la cedola e il suo payout del 40% lascia ampi margini di crescita del dividendo nei prossimi anni.
Secondo gli analisti, infatti, Julius Baer è ben posizionata per cavalcare il trend secolare della crescente concentrazione della ricchezza a livello globale. I ricercatori di Morningstar prevedonouna crescita media degli utili del 3% nei prossimi cinque anni. Al momento il titolo è scambiato a un tasso di sconto di circa il 30% rispetto al fair value di 65 franchi svizzeri e offre uno yield superiore al 5% (report aggiornato al 1° dicembre 2023).
BMW Group
BMW è una delle poche case automobilistiche a cui Morningstar assegna un Economic moat (nella misura di Medio). L’azienda tedesca può contare sulla forza dei suoi marchi, che gli permette di applicare mark-up generosi ai prezzi di vendita e sulla qualità della proprietà intellettuale che a sua volta alimenta la visibilità del brand. A dimostrazione della posizione di vantaggio all’interno del settore, BMW riesce costantemente a sovraperformare i competitor. Dal 2004 al 2022, infatti, le vendite di veicoli leggeri sono cresciute mediamente dell’1,7%, mentre il fatturato e i volumi di vendita di BMW sono saliti rispettivamente del 6,6% e del 3,0%.
A favore dell’azienda tedesca giocano due trend di lungo periodo come l’aumento della ricchezza nei Paesi emergenti e la transizione verso il segmento elettrico. Data la natura “aspirazionale” dei marchi BMW, Mini e Rolls-Royce, la crescita del numero di persone benestanti implica un’espansione del suo mercato potenziale. Inoltre, la casa produttrice tedesca ha fissato obiettivi ambiziosi per il suo passaggio all’elettrico. Per queste ragioni gli analisti stimano una crescita media dei ricavi del 4,5% nei prossimi cinque anni.
Il gruppo tedesco può vantare un solido bilancio e riesce a generare flussi di cassa consistenti che gli permettono di mantenere un payout ratio di poco inferiore al 40%. L’azienda ha sempre staccato cedola negli ultimi cinque anni ed è riuscita ad aumentarla negli ultimi due. Il titolo offre un dividend yield dell’8,9% ed è scambiato a un tasso di sconto superiore al 40% rispetto al fair value di 163 euro (report aggiornato al 3 novembre 2023).
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