Al via le trimestrali del lusso Made in Italy. Ecco cosa aspettarsi

Brunello Cucinelli ha riportato i dati preliminari. Questa settimana toccherà a Tod’s e a Salvatore Ferragamo. Poi sarà la volta di Moncler e Prada. Gli analisti fanno il punto su quelle che sono le variabili che potranno pesare sui conti aziendali e sulle loro stime.

Francesco Lavecchia 23/01/2024 | 09:02
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Come sarà il quarto trimestre delle aziende italiane del lusso quotate in Borsa? La tornata si è aperta con i dati preliminari di Brunello Cucinelli, poi toccherà a Tod’s e Ferragamo, che riporteranno i loro dati rispettivamente il prossimo 24 e 25 gennaio. Poi sarà la volta di Moncler a fine febbraio e infine Prada a inizio marzo.

Numeri contrastanti, per ora

Sebbene i numeri riportati da Cucinelli siano stati piuttosto incoraggianti, i risultati contrastanti registrati sino ad ora dalle aziende del luxury fanno pensare che non ci si possa aspettare un comportamento omogeneo in questa tornata di trimestrali. Negli ultimi tre mesi dell’esercizio Brunello Cucinelli ha registrato una crescita delle vendite del 15,6%, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mettendo a segno il miglior trimestre della sua storia con un fatturato di 321 milioni di euro. Per l’intero anno 2023 la crescita è stata del 23,9% (+26% al netto della variazione dei tassi di cambio), trainata dagli ottimi risultati riportati in tutte e tre le aree geografiche in cui l’azienda è attiva: Americhe (+20,8%), Europa (+16,8%), Asia (+40,4%).

Solo qualche giorno fa, però, Burberry aveva lanciato un profit warning. L’azienda britannica, infatti, aveva tagliato la stima sull’utile operativo atteso per fine esercizio (da 550 milioni alla forchetta 410-460 milioni di sterline) a causa del peggioramento delle vendite nei mercati sviluppati (Americhe -15%, EMEA -5% nel terzo trimestre rispetto allo stesso periodo del 2022). Richemont, invece, ha registrato una crescita delle vendite dell’8%, rispetto al terzo trimestre del 2022 (per l’azienda svizzera l’esercizio si chiude a marzo), grazie alla buona performance del segmento gioielleria (+12%) e orologi (+3%), che insieme pesano per il 70% del giro d’affari complessivo, e al progresso registrato nella regione Americhe (+8%).

Le variabili che pesano sui numeri delle trimestrali

Ma quali sono i fattori che faranno la differenza nelle trimestrali del lusso? Jelena Sokolova, Senior Equity Analyst di Morningstar ed esperta del settore, cerca di rispondere a questa domanda: “Le variabili principali saranno, ora più che mai, la forza del marchio, la maggiore esposizione a una clientela benestante e il peso del mercato cinese sul giro d’affari complessivo. La storia ci ha insegnato che i leader di categoria, come Hermés nella pelletteria o Cartier nella gioielleria, tendono a sovraperformare il mercato e a guadagnare quote a spese dei competitor nelle fasi di rallentamento del settore. Hermés e Cartier, inoltre, hanno una clientela più anziana e benestante che è ancora meno sensibile a eventuali fasi di contrazione dell’economia, come invece possono esserlo i brand orientati ai consumatori più giovani. Relativamente all’esposizione geografica, riteniamo che la Cina sia il mercato più promettente e che dunque società come Richemont e Swatch, che hanno un'esposizione superiore alla media verso questa regione, siano particolarmente avvantaggiate in questo senso”.

 

 

Non ci resta, dunque, che aspettare i numeri delle aziende italiane. Come detto, la prima sarà Tod’s, che rispetto all’anno precedente ha chiuso il primo semestre 2023 registrando una crescita del fatturato del 21,7% e un incremento dell’Ebit da 17,7 milioni a 60,3 milioni di euro. L’azienda marchigiana produce circa il 60% del suo giro d’affari in Europa, ma il mercato cinese pesa per oltre il 30%. Nel primo semestre le vendite sono cresciute del 43,2% nel mercato asiatico, del 12,2% in quello domestico e del 14% nel Vecchio continente (esclusa l’Italia). I numeri del prossimo trimestre, dunque, ci diranno se nel caso di Tod’s avrà prevalso il rallentamento dei mercati sviluppati, che secondo quanto dicono gli analisti di Morningstar hanno esaurito la spinta dei consumi post-pandemia trainata dai risparmi accumulati nel periodo del lockdown, o la ripresa del mercato del lusso in Cina.

Tra gli analisti che coprono il titolo Tod’s, quelli di Intesa Sanpaolo risultano essere tra i più ottimisti sul titolo e, sebbene abbiano una raccomandazione di hold, stimano un prezzo obiettivo pari a 38 euro (attualmente è scambiato attorno ai 30 euro) e una crescita delle vendite nel quarto trimestre del 5,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

BofA, invece, che ha abbassato le stime gli utili delle aziende del settore del lusso per gli anni dal 2023 al 2025, ha una raccomandazione underperform sul titolo e un prezzo obiettivo di 32 euro.

Salvatore Ferragamo aveva chiuso il primo semestre del 2023 registrando un calo delle vendite del 4,8% e una contrazione del margine operativo di oltre sette punti percentuali (dal 15,1% al 7,8%). L’azienda ha registrato un calo dei ricavi sia nei mercati sviluppati che in quelli asiatici, costringendo gli analisti di Morningstar a tagliare le previsioni su ricavi e margini di profitto per l’esercizio 2023 e di conseguenza la stima del fair value da 16 a 13,60 euro. Anche se è stato confermato il rating di tre stelle (ovvero valutazioni di mercato in linea con il fair value). “Il ritardo dell’azienda nei confronti delle altre società del lusso coperte dalla nostra analisi, in termini di profittabilità, si spiega con le sue dimensioni più piccole che non le consentono sufficienti economie di scala, mentre la persistente sottoperformance rispetto alle vendite ci lascia più di un dubbio sul fatto che la società possa invertire la rotta”, dice Sokolova. “Ferragamo, inoltre, è un piccolo marchio e ha una maggiore esposizione al canale wholesale, due elementi che lo rendono particolarmente vulnerabile nelle fasi di rallentamento del settore”.

Ancora più pessimisti sono gli analisti di Ubs che, in seguito alla riduzione del 14% della stima degli utili per azione attesi per il 2024 e del taglio del prezzo obiettivo da 11 a 10,50 euro, hanno dato una raccomandazione di sell sul titolo della casa di moda fiorentina.

Dopo una crescita del 27% nel 2022, Moncler dovrebbe rallentare la sua corsa quest’anno mettendo comunque a referto un progresso delle vendite in doppia cifra. Gli analisti di Morningstar prevedono una crescita media dei ricavi del 10% nei prossimi cinque anni, grazie all’espansione geografica e dell’offerta di prodotto, ma alle attuali quotazioni di mercato assegnano al titolo un rating di due stelle (sopravvalutato dal mercato).

Prada, che negli ultimi due anni ha registrato una forte crescita del fatturato (+39% nel 2021 e +25% nel 2022), si appresta a chiudere positivamente anche l’esercizio 2023. L’azienda ha registrato un incremento delle vendite del 17% nei primi nove mesi dell’anno e gli analisti di Morningstar sono fiduciosi che possa ripetersi anche in futuro: “Prada è uno dei marchi di lusso più riconosciuti e amati. Negli ultimi anni ha investito fortemente nel segmento retail e nel canale online e siamo convinti che questa strategia darà i propri frutti nel medio/lungo termine sia in termini di fatturato che di margini di profitto”, aggiunge Sokolova.

 

 

 

 

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Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
Brunello Cucinelli SpA104,10 EUR0,58Rating
Moncler SpA50,54 EUR-1,56Rating
Prada SpA64,90 HKD1,72Rating
Salvatore Ferragamo SpA6,65 EUR-3,20Rating

Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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