Inizio anno pieno di energia in Borsa per Eni, che si è così ritrovata in questi ultimi giorni sotto i riflettori del mercato, tornato momentaneamente prudente dopo le crescenti voci di un piano di collocamento del 4% dell'azienda da parte del Ministero dell’economia e delle finanze (Mef). In ogni caso, gli analisti nel complesso si aspettano che questa prospettiva di vendita di azioni da parte dello Stato italiano possa avere un effetto zavorra di breve vita sulle quotazioni di un titolo. Infatti, Eni sa catalizzare oggi l'interesse del mercato soprattutto in vista dell'annuncio dei conti del quarto trimestre 2023 in agenda per il 16 febbraio ma anche grazie ad alcuni temi caldi come l'attesa per il Capital Markets Day a marzo e l'aumento atteso del dividendo, oltre a una potenziale parziale cessione di Novamont e Enilive, una serie di avvii di progetti upstream e biofuel, fino all'attesa IPO di Plenitude. Tutti motivi che hanno di recente spinto UBS a confermare la raccomandazione buy e il prezzo obiettivo a 17,5 euro su Eni.
Possibile il raddoppio della capitalizzazione a 100 miliardi di euro?
Una visione positiva su Eni è anche quella degli analisti di Barclays che, in un recente report sulla big cap petrolifera italiana dal titolo Eni, Could it be $100bn market cap?, ragiona sui tanti motivi che potrebbero ipoteticamente portare a raddoppiare l'attuale capitalizzazione di Eni, attualmente attorno ai 50 miliardi di euro. In termini più concreti, Barclays conferma il giudizio overweight e il prezzo obiettivo di 19 euro su Eni. Per gli esperti Eni "necessiterebbe di un buon momentum operativo e del supporto dai prezzi di petrolio e gas per spostarsi nel club dei titoli oil&gas che capitalizzano 100 miliardi" e stimano i 75 mld di capitalizzazione una via di mezzo "raggiungibile" dagli attuali 55 mld. Per il 2024 gli analisti prevedono una sovraperformance grazie ai ritorni di capitale "interessanti" dovuti anche al business upstream che sta crescendo più velocemente dei competitor, un piano strategico "ben definito" per il miglioramento del business downstream e una valutazione "non troppo costosa", con un dividend yield circa il 20% sopra la media del settore. Secondo Barclays, attualmente il rendimento del dividendo è atteso intorno al 6,5% per il 2024 e al 6,8% per il 2025.
L'attesa per i conti 2023
Uno dei catalizzatori per le quotazioni nelle prossime settimane è, come detto, l'attesa per i numeri del 2023, e quindi dei dividendi che saranno distribuiti. Ragionando su questo tema, Mediobanca Research conferma il rating outperform su Eni. Gli analisti stimano che la società possa aver registrato una forte crescita nel segmento GGP (Global Gas & LNG Portfolio) e in termini di CFFO (Cash Flow From Operations). Gli analisti sono comunque consapevoli che il debito probabilmente aumenterà a causa delle acquisizioni, mentre gli incassi legati alle cessioni in Congo e Nigeria e la vendita di una quota di minoranza di Plenitude arriveranno nel 2024. Infine, viene ricordato che le azioni dovrebbero beneficiare dell'attuale contesto geopolitico.
Il ruolo del collocamento del Mef
Il nuovo tema caldo per Eni è l'eventuale vendita del 4% dell'azienda da parte del Mef. Banca Akros, nel confermare il rating buy su Eni, con prezzo obiettivo di 18,5 euro, afferma di non aspettarsi che questa notizia possa rappresentare un grande catalizzatore per il titolo. Secondo Equita Sim un eventuale piazzamento da parte del Mef del 4% di Eni "sembra uno scenario possibile" e "assorbibile dal titolo senza eccessiva pressione". Gli esperti segnalano che la completa realizzazione del piano di buyback di Eni farebbe salire la partecipazione dello Stato a circa il 34% e la cessione di circa 2 miliardi di euro permetterebbe al governo di mantenere una quota in Eni del 30%.
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