L'inflazione nell'Eurozona è stata del 2,8% a gennaio, in discesa dal 2,9% di dicembre, secondo la stima flash di Eurostat, aumentando le pressioni per un taglio dei tassi di interesse. Il calo è in linea con le aspettative degli economisti.
Anche l'inflazione core, che esclude i prezzi dell'energia e degli alimenti, è scesa di 10 punti base al 3,3% annuo, ma non ha rispettato le aspettative, causando un aumento dei rendimenti dei titoli di Stato dell'Eurozona. Gli yield dei Bund tedeschi decennali - il benchmark per l'area euro - sono saliti al 2,2% mentre scriviamo.
Secondo Eurostat, a gennaio i maggiori responsabili dell'inflazione nell'Eurozona sono stati gli alimentari, gli alcolici e il tabacco (+5,7% su base annua), seguiti dai servizi (+4%), dai beni industriali non energetici (+2%) e dall'energia (-6,3%).
L'inflazione core si muove nella giusta direzione
"L'inflazione europea è scesa a gennaio dello 0,1% al 2,8%, un'evoluzione positiva dopo l'impennata di dicembre", ha dichiarato Michael Field, European market strategist di Morningstar. "Anche l'inflazione core, sebbene più elevata (3,3%), si sta muovendo nella giusta direzione, rispecchiando il calo dello 0,1%. Il fatto che l'inflazione core, di solito più rigida, stia scendendo, è davvero un segnale positivo".
Field ha aggiunto: "Il calo odierno non deve però sorprendere più di tanto, poiché i tassi d'interesse record nell'Eurozona hanno avuto l'effetto desiderato, facendo scendere l'inflazione in 12 degli ultimi 13 mesi. Certo, non siamo ancora al livello del 2% fissato dalla Banca centrale europea (BCE), ma con lo slancio a cui abbiamo assistito nell'ultimo anno, l'obiettivo è a portata di mano".
Nessun impatto rilevante dalle tensioni nel Mar Rosso
"L'inflazione ha raggiunto il suo picco e ora sta scendendo rapidamente, con l’indice principale già al di sotto del 3% nell'Eurozona e l'inflazione core che sta rallentando a circa il 3,5% su base annua", ha dichiarato Nicola Mai, economista e analista del credito sovrano di Pimco.
"Per quanto riguarda i potenziali shock nel 2024, non ci aspettiamo che le attuali turbolenze del trasporto marittimo nel Mar Rosso abbiano un impatto significativo sull'inflazione in Europa. La sua portata è una frazione delle criticità causate dalla pandemia e il trasporto marittimo in sé è solo una piccola componente della struttura dei costi di un’azienda", ha aggiunto Mai. "La domanda globale di merci non è così vivace come durante la pandemia e l'offerta di nuove navi portacontainer sembra essere ampia quest'anno. È importante notare che le aziende hanno a disposizione altre vie di approvvigionamento, tra cui rotte marittime alternative e trasporto aereo". Detto questo, Mai ha avvertito che "il Covid-19 ci ha insegnato a diffidare degli effetti a nella supply chain".
Il taglio dei tassi di interesse è più vicino?
Con l'inflazione in calo, aumentano le pressioni per un taglio dei tassi di interesse. Nella riunione di gennaio la BCE ha mantenuto i tassi di interesse invariati e non ha fornito indicazioni su quando potrebbe iniziare a tagliarli.
Tuttavia, i timori di un surriscaldamento dell'economia si stanno raffreddando. "I dati di questa mattina (1° febbraio, Ndr) hanno mostrato che il tasso di disoccupazione nell'area europea è rimasto sostanzialmente stabile al 6,4%, un livello che ha mantenuto negli ultimi 18 mesi", ha dichiarato Field. I banchieri centrali avevano inizialmente temuto che il calo dell'inflazione potesse significare un pericolo di surriscaldamento dell'economia, ma un tasso di disoccupazione stabile è solo un altro segnale per la BCE che i tassi di interesse hanno spazio per scendere nei prossimi mesi".
In Italia, l’inflazione torna a salire
Secondo le stime preliminari dell’Istat, nel mese di gennaio 2024 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, è aumentato dello 0,3% su base mensile e dello 0,8% su base annua (da +0,6% del mese precedente).
Come si legge nel comunicato dell’Istat, “l’accelerazione su base tendenziale dell’inflazione è dovuta all’aumento dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +3,7% a +4,3%) e dei beni alimentari non lavorati (da +7,0% a +7,5%) e alla diminuzione della flessione dei prezzi dei beni energetici regolamentati (da -41,6% a -21,4%)”. Per contro, si è attenuato l’aumento dei prezzi dei servizi relativi all’abitazione (da +4,2% a +2,9%) e dei beni durevoli (da +1,5% a +0,8%).
L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, è decelerata da +3,1% a +2,8% e quella al netto dei soli beni energetici da +3,4% a +3,1%.
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