Stellantis smentisce, Renault tace, il mercato sembra convinto che una fusione del genere prima o poi si farà perché il governo francese la vuole e la concorrenza cinese sull'elettrico spaventa.
Nel primo pomeriggio, a Milano, il titolo Stellantis perde l'1,88%, mentre a Parigi Renault guadagna lo 0,5%. Ad Amsterdam, Exor, che è il primo azionista di Stellantis con il 14%, è in leggera flessione (aggiornamento Morningstar alle 16.57). Nell'ultimo anno, Stellantis ha guadagnato il 39% mentre Renault ha perso l'8%, a riprova di un anno difficile.
La capitalizzazione dei due gruppi, al di là del consueto fairplay che sarà certamente utilizzato in caso di fusione carta contro carta, dice che sarebbe Stellantis a comprare Renault, visto che il gruppo guidato da Carlos Tavares vale EUR66,8 miliardi contro gli EUR10,6 miliardi della possibile preda.
Rumor e indiscrezioni sull'operazione si sono susseguiti per tutto il weekend, fin quando stamani John Elkann, presidente di Stellantis, ha provato a smentire: "Non esiste alcun piano allo studio riguardante operazioni di fusione di Stellantis con altri costruttori. La società è concentrata sull'esecuzione del piano strategico "Dare forward" e nella puntuale realizzazione dei progetti annunciati per rafforzare l'attività in ogni mercato dove è presente, inclusa l'Italia".
Renault ha invece fatto sapere che non intende commentare semplici voci e questa, secondo molti osservatori, sarebbe una porta aperta. Così continuano non solo le voci, ma anche le proiezioni, che ovviamente partono dagli assetti azionari.
Stellantis in Italia è da giorni nel mirino del governo di Giorgia Meloni che accusa la casa automobilistica parigina di "privilegiare" gli interessi della Francia, mentre il management accusa l'Italia e il suo governo di centrodestra di voltare le spalle alla transizione elettrica.
Lo Stato francese, alla nascita di Stellantis, si è riservato una quota del 6,1% che adesso vale il 9,6% dei diritti di voto. E poi ha un 15% di Renault, mentre lo Stato italiano solo adesso si è posto il problema di tutelare gli stabilimenti della Penisola e l'occupazione, chiedendo, un po' provocatoriamente, di rilevare una quota di Stellantis per "pareggiare" i conti con l'esecutivo francese.
In caso di acquisizione della Renault, il peso del governo francese arriverebbe al 10%, quello del governo italiano resterebbe nullo ed Exor, in caso di diluizione, diventerebbe un secondo azionista con ruolo decrescente. I marchi in portafoglio al nuovo gruppo sarebbero Peugeot, Citroen, Fiat, Alfa Romeo, Crysler, Maserati, Lancia, Dacia.
A giudizio degli analisti di Equita non si può escludere che il governo francese supporti una fusione tra Stellantis e Renault, nonostante l'operazione dovrebbe fare i conti con una serie di vincoli antitrust e potrebbe porre dei problemi di esuberi in Francia, legati alla sovrapposizione di alcuni stabilimenti.
Sul fronte italiano, l'acquisizione di Renault avrebbe probabilmente l'effetto di rendere ulteriormente marginale il ruolo della componente italiana di Stellantis. Il governo di Roma segue la vicenda e il vicepremier Matteo Salvini fa capire che aria tira: "Non commento le indiscrezioni. Ma con tutto quello che agli italiani è costata l'ex Fiat, l'attuale Stellantis è l'ultima che può imporre, disporre o minacciare".
Il riferimento è ancora alla dura risposta di Tavares, quattro giorni fa, che aveva minacciato di ridurre gli stabilimenti in Italia dopo le critiche ricevute da Giorgia Meloni. Al momento, dal punto di vista della produzione di auto, una fusione tra il quarto e il quinto costruttore darebbe vita al primo gruppo auto del mondo, davanti a Toyota e a Volkswagen. Il nuovo colosso francese varrebbe EUR220 miliardi di fatturato e potrebbe produrre oltre 7 milioni di auto l'anno.
Certo, Elkann oggi ha smentito, ma il mercato ragiona sullo stesso alert di Tavares nei giorni scorsi riguardo alla concorrenza cinese nell'elettrico e ritiene che una nuova ondata di consolidamento sia necessaria per ridurre i costi, soprattutto per le vetture elettriche di piccola taglia.
Nei giorni scorsi la Renault, guidata dal manager italiano Luca De Meo, ha deciso di annullare la quotazione in Borsa di Ampere, la sua newco per le motorizzazioni elettriche. E anche questa mossa è stata letta come un segnale che Renault stia pensando a qualche aggregazione.
Gli analisti fanno anche notare che Stellantis, al 31 dicembre scorso, aveva in cassa EUR26 miliardi e che questa somma sarebbe chiaramente destinata ad acquisizioni.
Nei prossimi giorni sono attesi i risultati di Renault per l'intero 2023. I primi nove mesi si erano chiusi con un aumento dei ricavi del 7,6% a EUR10,5 miliardi con 511.000 immatricolazioni, su del 6%. Il gruppo francese avrebbe più che altro beneficiato di un aumento dei prezzi di listino.
Di Francesco Bonazzi, Alliance News columnist
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