Come e perché investire in oro nel 2024

Tensioni geopolitiche e tassi d’interesse in discesa potrebbero continuare supportare le quotazioni dell'oro, senza dimenticare il processo di de-dollarizzazione delle banche centrali emergenti. Gli ETC auriferi hanno perso asset, ma il vento potrebbe cambiare.

Valerio Baselli 12/02/2024 | 00:04
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Oro

Nel 2023 il prezzo spot dell’oro è salito del 14,6% (in dollari). Un risultato, questo, dovuto soprattutto al rimbalzo del quarto trimestre, che ha visto passare il metallo prezioso dai 1.810 dollari di inizio ottobre al record storico del 3 dicembre a 2.152 dollari l’oncia (valore intraday). Da allora, il lingotto ha mostrato una grande resistenza attorno ai 2.000 dollari.

“Il consolidamento dell'oro sopra la soglia critica dei 2.000 dollari l'oncia rappresenta un segnale fondamentale della robustezza del mercato”, spiega Maurizio Mazziero, analista finanziario e fondatore della Mazziero Research.

“Il posizionamento speculativo nei future sull'oro suggerisce che il sentiment degli investitori verso il metallo giallo sta migliorando notevolmente insieme al rally dei prezzi”, commenta Nitesh Shah, responsabile commodity e ricerca macroeconomica di WisdomTree, secondo il quale “nel 2024, un'ulteriore compressione dei rendimenti obbligazionari e un indebolimento del dollaro statunitense probabilmente annulleranno il rallentamento del sostegno fornito dall'inflazione, spingendo l'oro verso un nuovo massimo”.

La Federal Reserve potrebbe non tagliare i tassi con la rapidità auspicata dal mercato, questo per avere la massima flessibilità nel rispondere ai dati che si renderanno disponibili. “Man mano che i mercati si ricalibrano, l'oro potrebbe perdere parte del vigore accumulato alla fine del 2023 e scendere nel primo trimestre del 2024”, sostiene Shah. “Tuttavia, quando i tagli ai tassi cominceranno a essere comunicati, il metallo probabilmente si risolleverà e, se gli stessi saranno effettivamente attuati, potrebbe raggiungere un nuovo massimo storico di 2.210 dollari l’oncia entro la fine dell'anno”.

La de-dollarizzazione spinge le riserve d’oro degli emergenti

Dopo lo scoppio della crisi finanziaria del 2008, abbiamo assistito a un fondamentale cambio di regime, con le banche centrali che hanno progressivamente rivalutato la funzione e rilevanza dell'oro nella gestione degli asset di riserva.

Nel 2022 la domanda di oro da parte delle banche centrali è stata la più forte mai registrata e, nei primi tre trimestri del 2023, questa fonte di domanda è stata in grado di superare i livelli del 2022. Sebbene sia difficile da battere, la domanda per il 2024 potrebbe essere della stessa portata. “I Paesi non appartenenti al G7 stanno acquistando oro a un ritmo record per diversificare le loro riserve in valuta estera”, spiega ancora Nitesh Shah. Gli eventi del 2022, quando gli asset della Banca centrale russa in valute del G7 sono stati congelati, hanno messo in allarme molte altre banche centrali. “Mettersi contro l'alleanza geopolitica del G7 ha un costo elevato e per mitigare il rischio le banche centrali dei Paesi emergenti stanno accumulando la pseudo-valuta che nessun'altra banca centrale controlla: l'oro”.

Se si considerano alcune delle principali banche centrali che hanno acquistato oro negli ultimi anni (Cina, Polonia, Turchia), esse detengono ancora una quantità relativamente bassa del metallo in proporzione alla valuta estera totale.

“In particolare, in Asia, stiamo assistendo a un processo di de-dollarizzazione, che non ci aspettiamo porti a un cambio di regime sul dollaro quale valuta di riferimento internazionale, ma che potrebbe portare a una maggiore incidenza dell’oro sulle riserve rispetto all’ammontare di dollari”, afferma Diego Franzin, responsabile strategie di portafoglio di Plenisfer Investments SGR. “Questo fattore potrebbe a nostro avviso sostenere ulteriormente gli acquisti di oro e, quindi, il suo valore”.

Deflussi, deflussi, e deflussi

Eppure, l’oro non sembra essere ancora tornato nei radar degli investitori, almeno stando a quanto ci dicono i flussi d’investimento. Secondo i dati di Morningstar, il 2023 ha segnato il terzo anno consecutivo di deflussi netti per gli ETC (Exchange traded commodity) globali sui metalli preziosi, guidati dall’Europa, con riscatti netti pari a 9,2 miliardi di euro, l'anno peggiore dal 2013.

L’innalzamento dei tassi d’interesse ha improvvisamente proiettato gli investitori in un mondo in cui i rendimenti obbligazionari sarebbero stati positivi per un arco temporale discretamente lungo. Tutto ciò ha provocato una massiccia riallocazione delle risorse, nella quale le commodity, e in particolare i metalli preziosi, hanno pagato il prezzo più alto, in quanto asset che non generano rendite nel tempo. Di fatto, i deflussi sono stati guidati dal maggior costo opportunità nel detenere oro rispetto ad asset alternativi, come i Treasury statunitensi, e solo in parte compensati dagli acquisti effettuati in fasi in cui l’oro assolve pienamente alla sua funzione di bene rifugio, quali quelle di debolezza del dollaro, dell'intensificarsi delle aspettative di taglio dei tassi di interesse o di maggiore turbolenza dei mercati.

Tre anni consecutivi di deflussi, hanno portato gli strumenti d’investimento globali sui metalli preziosi (categoria nella quale gli ETC auriferi la fanno da padrone) a perdere nel periodo 76 miliardi di dollari in patrimonio gestito: dai 141 miliardi di asset di fine 2020 ai 65 miliardi di fine 2023. Un trend che ha inciso negativamente sul valore dell’oro.

Quali prospettive per l’oro nel 2024?

Il consenso del mercato oggi prevede un atterraggio morbido negli Stati Uniti, che dovrebbe influenzare positivamente l'economia globale. Tradizionalmente i contesti di atterraggio morbido non sono particolarmente positivi per l'oro, con conseguenti rendimenti piatti o leggermente negativi.

“Ma ogni ciclo è diverso”, ricorda Franzin di Plenisfer. “L’acuirsi delle tensioni geopolitiche in un anno elettorale chiave per molte delle principali economie, combinato con i continui acquisti da parte delle banche centrali, potrebbe fornire ulteriore sostegno all'oro. Inoltre, una recessione globale è ancora una possibilità da monitorare. Infine, l’eventuale inversione di trend nei flussi finanziari, che hanno penalizzato l’oro nel 2023, potrebbe rappresentare un fattore positivo”.

Attualmente, l'andamento dei prezzi dell'oro segue una struttura a triangolo, lasciando aperte sia le possibilità di un ribasso che di un rialzo. Secondo Maurizio Mazziero, “è importante notare che un prolungamento eccessivo dei tempi prima dell'inizio del calo dei tassi potrebbe svantaggiare il mercato, mentre l'accentuarsi delle tensioni geopolitiche potrebbe spingere ulteriormente i prezzi al rialzo, anche verso nuovi massimi storici”.

“Penso che il 2024 sarà un anno positivo per l'oro, ma è consigliabile considerare l'acquisto con un piano di accumulo periodico al fine di attenuare eventuali fluttuazioni dei prezzi”, consiglia sempre Mazziero. “Questa strategia può aiutare gli investitori a gestire meglio il rischio e a beneficiare delle opportunità che il mercato dell'oro offre nel lungo termine”.

Inoltre, il contesto macro della Cina e la mancanza di alternative di investimento interne fanno sì che gli investitori locali vedano nell'oro una copertura contro la debolezza del renminbi. “La domanda insolitamente elevata di oro è particolarmente visibile in una recente impennata del premio per l'oro in Cina, cioè il differenziale con cui l'oro viene scambiato a Shanghai rispetto a Londra, schizzato oltre i 50 dollari nel terzo trimestre 2023, contro una media decennale intorno ai 10 dollari”, afferma Claudio Wewel, FX strategist di J. Safra Sarasin. “Ci aspettiamo che la domanda di oro fisico rimanga forte in Cina, tanto da avere rilevanza per il mercato mondiale, e prevediamo che la confluenza di questi fattori sosterrà il prezzo dell'oro a un livello strutturalmente più alto rispetto a prima della pandemia”.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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