Un ETF può essere buono solo quanto l'indice che segue. Sebbene questi benchmark siano solitamente trasparenti e basati su regole, non sono tutti uguali. Le sfumature nella costruzione possono far divergere le performance di strategie apparentemente simili. La ricerca di questi dettagli è complicata. E in un mercato in cui sono presenti migliaia di indici, distinguere quelli buoni da quelli cattivi può essere un compito arduo.
Gli analisti di Morningstar hanno redatto una semplice checklist di sei caratteristiche da considerare nella valutazione dei fondi indicizzati. Questa lista è alla base dei Morningstar Medalist Rating per le strategie indicizzate e può indirizzare gli investitori verso le migliori opzioni disponibili. Le sei caratteristiche dei migliori indici sono:
- Rappresentativo
- Diversificato
- Investibile
- Trasparente
- Sensibile
- Con un basso turnover
È rappresentativo?
Il principale vantaggio dei fondi indicizzati è il loro basso costo, che può significare migliori performance rispetto ai corrispondenti fondi attivi. In altre parole, il portafoglio di un ETF può avere le stesse azioni e obbligazioni del suo omologo attivo, ma è a un prezzo inferiore. Se un indice presenta un insieme di titoli diverso da quello dei fondi attivi con cui si confronta, non è detto che le commissioni più basse portino a un vantaggio di performance.
Considerate iShares Broad USD Investment Grade Corporate Bond ETF USIG e iShares iBoxx $ Investment Grade Corporate Bond LQD. (l’esempio si riferisce a due fondi quotati negli Stati Uniti, Ndr) Entrambi mirano a fornire un'esposizione alle obbligazioni societarie investment-grade denominate in dollari statunitensi, ma gli schermi di maturità e liquidità più severi dell'LQD ne riducono il set di opportunità. LQD richiede che le obbligazioni abbiano un minimo di tre anni alla scadenza e 750 milioni di dollari di valore nominale in circolazione, mentre USIG richiede un anno alla scadenza e 250 milioni di dollari di valore nominale in circolazione.
Per LQD, questi requisiti rigorosi escludono una parte considerevole del set di opportunità disponibili per i peer. La media dei concorrenti nella stessa categoria di LQD detiene il 15%-20% del proprio patrimonio in obbligazioni con scadenza inferiore ai tre anni. Gli schemi rigorosi di LQD creano una scommessa attiva contro le obbligazioni a più breve scadenza e, di conseguenza, un portafoglio più volatile. Dalla sua nascita nel 2002 fino a gennaio 2024, l’excess return di LQD rispetto alla media della categoria è stato vicino alla parità, ma con una volatilità molto più elevata. Al contrario, la performance di USIG tende a essere meno volatile di LQD e molto più simile alla media della categoria, perché rappresenta bene il set di opportunità.
È diversificato?
L'opportunità di diversificare su un'ampia gamma di titoli è duplice: 1) l’eliminazione di una posizione non compromette la performance dell'intero portafoglio e 2) l'utilizzo di un ampio basket aumenta le possibilità di catturare il prossimo vincitore che passerà dall'oscurità al ruolo di leader del mercato.
I migliori indici diversificano le fonti di rischio che il mercato non premia. Ad esempio, le ricerche dimostrano che la concentrazione su un singolo settore non produce alcun vantaggio in termini di performance a lungo termine. Gli indici che riflettono la composizione settoriale del mercato, anziché concentrarsi su pochi settori selezionati, tendono ad ottenere una performance corretta per il rischio più elevata nel lungo periodo.
È investibile?
Gli indici che investono in titoli illiquidi possono essere difficili da monitorare o avere una capacità limitata, il che significa che non sono praticamente investibili per i gestori di portafoglio. I problemi sorgono quando una grande quantità di denaro è legata a un benchmark all’interno del quale i prezzi dei titoli si muovono in corrispondenza all’acquisto e alla vendita da parte dei fondi, costringendo gli operatori a eseguire operazioni a prezzi sfavorevoli.
Gli indici che operano in segmenti di mercato poco liquidi possono decidere di imporre soglie di liquidità per risolvere i problemi di investibilità. Tuttavia, ciò potrebbe eliminare una parte significativa dell'insieme di opportunità, danneggiando riducendo la rappresentatività dell’indice.
È trasparente?
Un indice chiaramente definito consente agli investitori di anticipare il suo comportamento nei vari contesti di mercato, assicurando che gli investitori ottengano ciò che si aspettano. La maggior parte dei benchmark rispetto questo requisito.
Detto questo, gli indici che sono curati da comitati di investimento piuttosto che da regole ferree non soddisfano lo standard di trasparenza. L'S&P 500 è l'esempio più significativo. Lo stesso vale per i fondi indicizzati che si affidano a un ottimizzatore per generare i loro portafogli. Gli ottimizzatori sono comuni tra i fondi multifattoriali come iShares U.S. Equity Factor ETF LRGF e Hartford Multifactor U.S. Equity ETF ROUS (l’esempio si riferisce a ETF quotati negli Stati Uniti, Ndr). Possono essere un modo utile per bilanciare obiettivi e vincoli, ma gli ottimizzatori sono poco trasparenti e possono produrre risultati diversi da quelli che l’investitore aveva previsto.
E’ razionale?
Gli indici razionali rispondono alla domanda: "Le regole che governano la costruzione di questo portafoglio sono guidate da solidi fondamenti economici?". La maggior parte dei fondi indicizzati soddisfa questo requisito. Ma ci sono ETF, anche popolari [negli USA] che non lo rispettano.
Consideriamo Invesco QQQ Trust QQQ, il quinto ETF più grande del mercato [americano]. Traccia l'indice Nasdaq-100, che ammette solo le società la cui quotazione principale è il Nasdaq. Questo requisito non ha alcuna base economica: è il risultato dell’auto-promozione che il Nasdaq fa di se stesso. Il risultato è che sono esclusi i titoli più importanti quotati in altre borse valori, come Eli Lilly LLY, Home Depot HD e Salesforce CRM.
Allo stesso modo, l'SPDR Dow Jones Industrial Average ETF DIA (il fondo è quotato negli Stati Uniti, Ndr) segue il Dow Jones Industrial Average, un cimelio del 1800. L'ETF detiene solo 30 titoli, ponderati in base al prezzo e non alla capitalizzazione di mercato, il che non ha senso dal punto di vista economico.
Ha un basso turnover?
Infine, i buoni indici si adoperano per ridurre il turnover del portafoglio. La negoziazione di titoli non è gratuita e i costi possono aumentare rapidamente nei mercati illiquidi. Ad esempio, gli indici possono implementare dei buffer intorno ai limiti superiori o inferiori della capitalizzazione di mercato per limitare il turnover dettato dalla performance di breve termine dei titoli. Quelli che non hanno buffer hanno risentito dell'aumento del turnover nel corso degli anni.
La lista come punto di partenza
Questa lista non è definitiva. Fornisce un riferimento generale di quello che viene utilizzato dagli analisti di Morningstar nella valutazione degli ETF. Serve come strumento per discernere le diverse sfumature nella costruzione degli indici e che determinano differenze che all'inizio possono essere piccole ma crescono nel tempo.
Ha collaborato Ryan Jackson, Manager research analyst di Morningstar.
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