Valerio Baselli: Li chiamano “finfluencer”, cioè gli influencer in ambito finanziario. E la Generazione Z, sostanzialmente chi oggi ha meno di 28 anni, ne va pazza. Ma, siamo sicuri che sia una buona idea affidare le proprie decisioni d’investimento ai creatori di contenuti per i social media? Che tipo di preparazione hanno queste figure? Quali sono i rischi? E come vengono regolamentate?
Ne parliamo quest’oggi con Giuliano Palumbo, Presidente di CFA Society Italy.
Giuliano, il CFA Institute ha recentemente pubblicato una bellissima ricerca proprio su questo tema. Partirei dalla base: ci può delineare brevemente il fenomeno dei finfluencer? Chi sono? Quando sono nati? Quanti ce ne sono in Italia?
Giuliano Palumbo: I finfluencer sono persone che utilizzano il social media e o altre piattaforme online per condividere informazioni finanziarie di investimento. Questi influencer, esperti del settore o semplicemente persone informate, forniscono contenuti che spaziano dalle basi della finanza alle strategie di investimento. Il termine finfluencer viene coniato abbastanza recentemente, in concomitanza proprio con l'aumento dell'utilizzo dei social media e grazie quindi alla loro costante presenza in rete, queste figure rendono più accessibili le informazioni finanziarie, rivolgendosi ad un pubblico comunque più giovane e meno esperto.
In Italia i finfluencer stanno emergendo come un fenomeno abbastanza ancora in fase iniziale. Però basti pensare che nel 2023 sono state pubblicate centinaia di migliaia di contenuti relativi proprio all'economia e alla finanza e soltanto una piccolissima percentuale di essi, probabilmente, è risultato effettivamente come contenuto sponsorizzato. Tuttavia, al momento la finanza resta ancora, parliamo dell'Italia, una delle categorie meno rappresentate dagli influencer italiani, con invece settori come cibo, moda, viaggi e quant'altro che ancora dominano la scena.
Baselli: Come abbiamo detto sono gli investitori più giovani a seguire in modo particolare queste figure. Quali sono le ragioni dietro a questo? È sintomo di una mancanza dell’industria tradizionale? Cos’hanno da offrire in più i finfluencer da questo punto di vista?
Palumbo: I giovani investitori in generale, mostrano un interesse diciamo spinto nei confronti dei finfluencer per tutta una serie di ragioni; queste figure utilizzano piattaforme online come Instagram e YouTube creando contenuti accessibili, coinvolgenti. La loro vicinanza all'età dei follower, li rende comunque più relazionabili rispetto a esperti finanziari tradizionali. Quindi se devo pensare ad una mancanza dell'industria finanziaria tradizionale, probabilmente è quella del poco coinvolgimento nei confronti dei giovani, di questa generazione. Le istituzioni finanziarie tradizionali spesso si rivelano, diciamo così, poco inclini a comunicare in modo efficace con questa fascia d'età, mancando anche probabilmente di una presenza significativa anche social media, o forse anche di un linguaggio probabilmente poco adatto a questo tipo di pubblico.
I finfluencer cosa fanno? Semplificano concetti complessi e offrono consigli personalizzati che rispecchiano spesso la vita quotidiana dei giovani. E questo è un po’ il punto. Quindi la trasparenza, l'autenticità del finfluencer spesso vengono viste proprio come dei vantaggi rispetto ai canali tradizionali. Dove invece le motivazioni, parlo dei canali tradizionali, possono essere percepiti un po’ di natura commerciale. In qualche modo, quindi rappresentano un modo innovativo per rendere la finanza più accessibile, io direi più democratizzata in qualche modo, e più coinvolgente verso una nuova generazione di investitori.
Baselli: Il vostro studio solleva anche interrogativi sull’adeguatezza dei quadri giuridici esistenti nella regolamentazione delle attività dei finfluencer. Qual è la situazione attuale in questo senso? E quali sono i punti più critici?
Palumbo: Ecco, attualmente la regolamentazione dell'attività dei finfluencer è in fase di sviluppo e presenta anche alcune lacune piuttosto significative. Esistono, per esempio, norme che regolano questioni di trasparenza e di divulgazione delle sponsorizzazioni nei social media. Però l'ambito della consulenza finanziaria è ancora un po’ meno definito, un po’ meno battuto. I punti critici sono due, sostanzialmente: la prima è la mancanza di una definizione chiara di cosa costituisce una raccomandazione di investimento e la seconda è la necessità di garantire che i finfluencer forniscano effettivamente informazioni accurate ed imparziali. Poi c’è un’altra questione, cioè la qualificazione professionale degli influencer. È preoccupante questo punto, perché molte di queste figure potrebbero anche non avere una formazione affatto specifica in materia.
Le autorità di regolamentazione cosa stanno facendo? Stanno affrontando queste sfide attraverso consultazioni pubbliche, attraverso revisioni delle politiche esistenti per adattarle meglio ad un contesto digitale che sappiamo in continua e rapidissima evoluzione. Però resta ancora tanto lavoro da fare per garantire un quadro normativo completo e adeguato che protegga gli investitori e promuova la trasparenza, promuova l'integrità del settore finanziario online.
Baselli: Assolutamente. Ecco, il CFA Institute ha stilato anche una serie di raccomandazioni al fine di gestire questo fenomeno, che evidentemente non può venire soffocato e non deve neppure essere demonizzato. Ce ne sono parecchie e riguardano diversi soggetti (i consulenti, le SGR, le piattaforme). Se dovesse indicare le tre principali, quali sarebbero?
Palumbo: Tra le raccomandazioni che mi sentirei di segnalare come fondamentali per gestire il fenomeno di queste figure, dei finfluencer, mi vengono in mente intanto migliorare la trasparenza e la divulgazione, assicurandosi quindi che i finfluencer divulghino chiaramente qualsiasi promozione finanziaria sia insita nei loro contenuti.
Definire poi delle linee guida chiare da parte delle autorità di regolamentazione per stabilire ciò che costituisce consulenza finanziaria e offerta di investimento da parte di queste figure. E poi riservo per ultimo questo punto, ma non in ordine di importanza, anzi, proprio per porre un maggiore accento: promuovere quella che è l'educazione finanziaria degli investitori, specialmente tra i giovani, per aiutarli a valutare criticamente le informazioni finanziarie, a sviluppare, come dire, una maggiore consapevolezza delle scelte di natura finanziaria che compiono durante il loro percorso di vita.
Baselli: Molto importante e molto interessante questa ricerca. Grazie ancora a Giuliano Palumbo. Per Morningstar, Valerio Baselli, alla prossima.
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