Con MPS più contendibile riparte il toto-fusione delle banche

Con la vendita del 12,5% de capitale da parte del Mef, la banca senese torna a essere una public company. Chi potrebbero essere i futuri protagonisti dell’M&A?

Fabrizio Guidoni 02/04/2024 | 11:28
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finanza

La notizia ha riacceso l'attenzione degli investitori sul settore bancario italiano: il ministero dell'Economia e delle Finanze ha ceduto sul finire di marzo il 12,5% del capitale della Banca Monte dei Paschi di Siena (MPS) a 4,15 euro per azione attraverso procedura di accelerated book, in gran parte a investitori esteri. Con questa operazione il Mef è sceso al 26,73% del capitale di Mps dopo aver già collocato il 25% lo scorso 20 novembre a 2,92 euro per azione.

Riparte l’M&A tra le banche italiane?

Si può quindi dire che ora Mps è tornata a essere una public company? Secondo Francesco Bonazzi, Alliance News columnist, Mps "è al momento una public company, dove però il Mef resta l'unico grande azionista e ha in mano le leve del Cda. Si può considerare la banca già sostanzialmente privatizzata? Da un punto di vista sostanziale, no. Ma è difficile che nasca un braccio di ferro con Bruxelles, specie dopo che il governo italiano ha dimostrato un'indubbia volontà di uscire sempre più da Siena".

Per Intermonte il collocamento di marzo cambia decisamente il profilo speculativo di Rocca Salimbeni spostando a questo punto il focus verso Banco BPM che secondo gli esperti assume un ruolo centrale nel consolidamento bancario. Anche per gli analisti di Intesa Sanpaolo, l'operazione del Mef rappresenta un chiaro passo avanti nel processo di privatizzazione rendendo più attraente un'integrazione di MPS con un altro istituto grazie alla riduzione del peso dello Stato.

A questo punto quali possono essere le variabili più importanti da considerare per possibili di aggregazioni nel settore bancario italiano?

 

 

Le caratteristiche del risiko

Una risposta la si trova in un recente report firmato Barclays dedicato alle banche italiane. Gli esperti descrivono e analizzano diverse possibili combinazioni che hanno la potenzialità di creare valore. "La nostra visione sulle banche italiane - scrivono gli analisti - non si basa su considerazioni di M&A, ma l’analisi di scenario contenuta in questa nota suggerisce che, 1) Unicredit ha diverse possibilità di estrarre valore da M&A, 2) MPS presenta un target attraente per diversi potenziali acquirenti e 3) Banco BPM potrebbe sia rappresentare un target interessante per Unicredit, ad esempio, ma anche creare valore attraverso un'operazione di M&A con MPS. Alla luce di ciò, il lavoro svolto in questa nota supporta la nostra posizione positiva su questi tre titoli in particolare, i quali, a nostro avviso, possono tutti generare solidi rendimenti per gli azionisti su base autonoma e potrebbero farlo anche negli scenari analizzati".

Tra chi potrebbe essere un attore attivo viene posta attenzione su Unicredit a cui vengono associate diverse possibilità per estrarre valore tenuto conto che potrebbe considerare un'operazione come modo per investire il capitale in eccesso. Ma, nello specifico, per quanto riguarda MPS, secondo Barclays la banca senese potrebbe rappresentare un target attraente per diversi potenziali compratori. La stampa ha indicato BPER, Banco BPM e Unicredit come potenziali acquirenti. Secondo il report tutti questi tre player vedrebbero effetti positivi sul ROI, ma BPER e Banco BPM dovrebbero pagare parzialmente in azioni, che implicherebbe da parte del Governo italiano il mantenimento di una quota. Uno scenario alternativo potrebbe essere un'acquisizione da parte di un investitore strategico, come fatto da Unipol con BPER e B.P.Sondrio, ma secondo Barclays questo avrebbe dei rischi di downside per la banca senese.

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Info autore

Fabrizio Guidoni  collabora con Morningstar come data journalist. Ha una lunga esperienza sul mercato azionario italiano e sulla finanza sostenibile.

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