L'inflazione nell'Eurozona è scesa al 2,4% su base annua a marzo, rispetto al 2,6% di febbraio, secondo la stima flash di Eurostat, oltre le aspettative degli economisti.
"Le stime dell’indice dei prezzi a marzo ha mostrato un aumento del 2,4% su base annua, con un calo dello 0,2% rispetto alla lettura del mese scorso. Gli economisti si aspettavano un andamento più piatto su base mensile, quindi il dato odierno rappresenta una sorpresa positiva. Con l'inflazione ormai vicina al livello target del 2% della Banca Centrale Europea (BCE), gli investitori saranno ancora più convinti che i tagli dei tassi di interesse siano all'orizzonte a breve termine", ha dichiarato Michael Field, European market strategist di Morningstar.
Anche l'inflazione di fondo, che indica i prezzi senza i costi energetici e alimentari, è scesa al 2,9% su base annua. A febbraio era al 3,1%.
A marzo, secondo le stime di Eurostat, a contribuire maggiormente all'inflazione della zona euro sono stati i servizi (+4%, stabili rispetto a febbraio), seguiti da alimentari, alcolici e tabacco (+2,7% su base annua, in calo rispetto al mese precedente), beni industriali non energetici (+1,1%) ed energia (-1,8%).
"L'inflazione dei servizi - la componente più importante del paniere inflazionistico dell'eurozona - appare stabile al 4% su base annua, ben al di sopra dell'obiettivo del 2% fissato dalla BCE", ha dichiarato Natasha May, Global Market Analyst di J.P. Morgan Asset Management. "Questi prezzi sono trainati principalmente dal costo del lavoro, che rimane elevato a causa della forte crescita dei salari e della debole produttività del lavoro". Naturalmente, nei dati odierni ci sono buone notizie: i passati cali dei prezzi delle materie prime e le catene di approvvigionamento più fluide fanno sì che l'inflazione dei beni di base continui a rallentare e che i prezzi dei prodotti alimentari stiano ancora rallentando. Ma affidarsi alla volatilità dei prezzi delle materie prime per ottenere una disinflazione sostenibile è rischioso: è il mercato del lavoro a guidare le pressioni sui prezzi sottostanti".
Cosa farà la BCE nella riunione dell'11 aprile?
La BCE si riunirà l'11 aprile per discutere dell'allentamento della politica monetaria.
"Pur essendo una mossa positiva, il dato odierno non è in grado di influenzare materialmente eventuali decisioni di taglio dei tassi, dato che un recente sondaggio Reuters mostra che il 90% degli economisti intervistati prevede il primo taglio dei tassi di interesse a giugno. Solo un forte cambiamento nei dati economici tra oggi e allora potrebbe modificare questa probabilità", ha dichiarato Field.
"La BCE prevede che l'inflazione scenderà al 2,3% entro la fine dell'anno, raggiungendo l'obiettivo del 2% nel 2025. Quindi, una lettura del 2,4% per marzo suggerirebbe che stiamo effettivamente correndo in anticipo rispetto all'obiettivo", ha aggiunto Field. "Inoltre, l'inflazione di fondo, che esclude le componenti volatili come cibo e carburante, ha registrato un calo dello 0,2% al 2,9% nel periodo in esame. Sebbene questo dato sia stato leggermente peggiore delle aspettative, almeno si muove ancora nella giusta direzione. Più questo numero si avvicina al livello del 2%, più la banca centrale avrà la certezza che l'inflazione sarà davvero sotto controllo".
May sottolinea l'importanza dei dati sui salari. "La BCE ha lanciato un forte segnale: a giugno ci sarà il primo taglio dei tassi. Per rispettare questa indicazione, quindi, saranno necessarie ulteriori prove di un raffreddamento della crescita dei salari e quindi dell'inflazione dei servizi. In caso contrario, i mercati potrebbero rimanere delusi”.
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