Valerio Baselli: Buongiorno e benvenuti. Secondo un recente sondaggio a cura di Capital Group, tra quelli che vengono chiamati high-net-worth individuals, cioè gli investitori abbienti, che possono contare su un patrimonio importante, il 78% di questi detiene attualmente una quota troppo elevata di liquidità.
Ovviamente, questa tendenza non riguarda solo i “ricchi”, ma anche le persone che investono (o potrebbero investire) somme più contenute.
Oggi parleremo del perché questo aspetto sia particolarmente importante con Costantino Forgione, consulente finanziario, divulgatore e autore del libro Investire senza trappole.
Dottor Forgione, questa ricerca certifica anche a livello internazionale quello che ad esempio l’ABI – Associazione Bancaria Italiana – sostiene da tempo a livello nazionale, e cioè che sui conti correnti degli italiani ci sia troppo “risparmio dormiente”, come viene definito. Innanzitutto, cosa frena le persone dall’investire di più? E perché è un rischio detenere liquidità in eccesso?
Costantino Forgione: Ma in Italia credo che sia un problema culturale. Siamo grandi risparmiatori ma pessimi investitori a causa della nostra bassa educazione finanziaria. Questo porta il risparmiatore medio ad investire male o spesso a non investire del tutto perché timoroso di poter perdere in qualche modo i propri soldi. E questo è un problema sia a livello di singoli individui che di sistema Paese, perché un risparmio allocato male o non investito poi comporta un impoverimento progressivo sia dei risparmiatori che maggiore difficoltà di crescita delle nostre aziende.
Ora, più che un rischio io direi che detenere troppa liquidità comporta una certezza che è quella di perdere soldi. Dopo dieci anni di inflazione inesistente, adesso il problema inflattivo non può più essere ignorato, anche se l'inflazione è scesa molto dai massimi raggiunti a fine del 2022, è comunque ancora superiore al target del 2% della Banca Centrale Europea. In un contesto complicato come quello attuale non è detto che non ricominci a salire nei prossimi mesi, come già successo nelle precedenti ondate inflattive degli anni ’70. Per cui se non si investe, il valore reale del nostro risparmio scenderà sempre di più, rendendoci sempre più poveri. E qui già la differenza tra valore reale e valore nominale è un mistero per la maggior parte dei risparmiatori, che spiega perché non investono.
Baselli: Allora, quali potrebbero essere le soluzioni migliori per mettere a frutto la propria liquidità, soprattutto in un momento storico come quello attuale, con i tassi d’interesse che molto probabilmente cominceranno a calare nei prossimi mesi? E quali sono le caratteristiche che gli investitori dovrebbero ricercare in questo tipo di soluzioni?
Forgione: Il contesto attuale finalmente è ideale per investire la liquidità in reddito fisso, dopo un decennio in cui le obbligazioni hanno offerto rendimenti negativi e investire in obbligazioni aveva veramente poco senso. Attualmente l'obbligazionario offre rendimenti compresi tra un minimo del 3% per le soluzioni meno rischiose, fino a un massimo dell'8% sulle obbligazioni subordinate, per cui un buon portafoglio bilanciato in ETF può offrire rendimenti attorno al 5-6% annuo a seconda del profilo del singolo risparmiatore.
Il crollo del mercato obbligazionario che c'è stato nel 2022 è alle nostre spalle e i prezzi non si sono ancora ripresi del tutto, contrariamente a quello che ha fatto l'azionario, per cui l’obbligazionario offre rischi relativamente bassi, con ritorni ancora appetibili e la futura diminuzione dei tassi di interesse da parte della BCE, anche se parzialmente già scontata dai mercati, dovrebbe offrire supporto alle quotazioni, consentendoci di guadagnare sia sui rendimenti cedolari che sull’apprezzamento dei titoli.
Baselli: Per chiudere, quale potrebbe essere un’allocazione tipo di breve-brevissimo periodo e a bassissimo rischio, dunque adatta alla gestione della liquidità, che lei si sentirebbe di consigliare?
Forgione: Allora vanno molto di moda conti di deposito e simili, ma in realtà per i risparmiatori che sono totalmente avversi al rischio, cercano il capitale garantito, le soluzioni migliori sono gli ETF monetari a rischio sostanzialmente zero, che offrono rendimenti intorno al 4% lordo, stando attenti alle loro caratteristiche, perché alcuni sono tassati al 26%, mentre quelli da preferire hanno una tassazione agevolata al 12,5%, con un rendimento netto del 3 e mezzo, che è competitivo rispetto ad altre soluzioni.
Un'altra soluzione sono i titoli di Stato e obbligazioni societarie investment grade a breve termine quotate in Borsa, su cui il risparmiatore può scegliere la scadenza o le scadenze che meglio si adattano alle proprie esigenze. Se comprate sotto la pari, le obbligazioni sono anche fiscalmente efficienti, nel senso che le plusvalenze compensano le eventuali minusvalenze presenti nel proprio zainetto fiscale, in modo che il rendimento lordo diventa il netto.
E infine, sia gli ETF che le obbligazioni sono quotati in Borsa, sono rivendibili in ogni momento qualora si avesse bisogno della propria liquidità che viene accreditata sul conto corrente il giorno dopo l'esecuzione della vendita, cosa che spesso non succede con conti di deposito che spesso hanno vincoli o penalità d'uscita. Quindi direi ETF monetario e obbligazioni a breve termine.
Baselli: Molto chiaro.Grazie ancora a Costantino Forgione. Per Morningstar, Valerio Baselli, alla prossima.
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