In questa primavera particolarmente fresca, l’Unione europea si prepara già al prossimo inverno: le scorte europee di stoccaggio di gas sono piene al 63,2% (al 5 maggio), un livello più alto di quello del 2022 e della media degli ultimi 5 anni (47%), secondo solo a quanto visto nel 2020, quando il crollo della domanda globale dovuto alla pandemia di Covid aveva spinto i contratti futures front-month sotto i 9 euro per megawattora (MWh).
Ad oggi, sul mercato olandese del TTF, il Natural Gas Future front-month è scambiato intorno ai 31 euro/MWh, gli stessi livelli di tre anni fa, e quasi la metà dei 54 euro toccati lo scorso 8 ottobre, il giorno successivo all'attacco di Hamas sul suolo israeliano che avrebbe poi dato il là alla massiccia controffensiva di Israele, a riprova del fatto che – come previsto a novembre 2023 da Stephen Ellis, strategist di Morningstar specializzato in utilities – l’impatto sul mercato del gas del conflitto in Palestina è irrilevante.
“I prezzi del gas naturale in Europa hanno registrato una discreta volatilità nel mese di aprile”, commenta Warren Patterson, responsabile strategia sulle commodity di ING, in un’analisi del 7 maggio. “I future a un mese sul TTF sono passati da poco più di 25 euro/MWh all'inizio di aprile a quasi 34 euro/MWh a metà mese, per poi scendere sotto i 30 euro/MWh alla fine del mese. Tuttavia, i prezzi sono tornati a salire all'inizio di maggio. La riduzione dei flussi di gas norvegese verso l'Europa e un'ondata di freddo tardivo in gran parte del continente hanno aumentato la domanda di riscaldamento nella seconda metà di aprile.”
Secondo Patterson, comunque, si tratterebbe di una volatilità passeggera: “l'Europa raggiungerà il 100% di stoccaggio prima dell'inizio della prossima stagione di riscaldamento”, afferma l’analista. “Questo dovrebbe mantenere una pressione al ribasso sui prezzi e ci aspettiamo che il TTF abbia una media di 25 euro/MWh per il resto della stagione pre-invernale”.
La mappa seguente mostra le differenze tra i Paesi in termini di stoccaggio di gas.
Il divorzio energetico tra Russia e UE
A seguito dell’invasione russa in Ucraina, l’UE è riuscita nel suo intento primario: abbandonare le importazioni di gas russo. Dopo i dolorosi aumenti dei prezzi dell'energia nel 2022, infatti, abbiamo assistito a una diminuzione costante dell'import energetico da Mosca, grazie a una combinazione di clima mite e domanda in calo. Allo stesso tempo, le importazioni di GNL (gas naturale liquefatto) e le infrastrutture per sostenerle sono in rapida crescita.
Secondo i dati di Bruegel, think-tank politico-economico con sede a Bruxelles, l’UE ha ridotto le importazioni di combustibili fossili russi da un massimo di 16 miliardi di dollari al mese all'inizio del 2022 a circa 1 miliardo di dollari al mese entro la fine del 2023.
Mentre la Russia non gode più di guadagni da esportazione straordinariamente elevati, grazie ai prezzi record visti all'inizio del 2022, le entrate di Mosca dall’export di combustibili fossili sono paragonabili a quelli del 2019, soprattutto a causa di uno spostamento delle esportazioni di gas e petrolio verso Cina, India e Turchia.
Contemporaneamente, per compensare la riduzione delle importazioni russe, l'Europa ha aumentato le importazioni da altri Paesi.
Il puzzle del GNL
La quota di GNL sul totale delle importazioni di gas è raddoppiata, passando dal 20% nel 2019 al 40% nel 2023, grazie soprattutto alla quintuplicazione delle importazioni dagli Stati Uniti. Anche le importazioni di GNL russo sono aumentate, ma in termini assoluti questo incremento ha rappresentato meno di un decimo del transito di gas che attraversava Nord Stream quando era operativo. Infine, rispetto alla media 2019-2021, la domanda di gas naturale dell'UE è diminuita del 12% nel 2022 e del 19% nel 2023.
Nel 2023, il mercato globale del GNL ha registrato una crescita costante della domanda, nonostante le limitate aggiunte di nuova capacità e i prezzi spot più bassi rispetto ai livelli storici registrati nel 2022. Secondo quanto riportato dalla società di analisi Energy Outlook Advisors (EOA), i dati di tracciamento delle navi mostrano che la domanda globale di GNL ha raggiunto il massimo storico nel 2023, raggiungendo 401 milioni di tonnellate (mt), rispetto alle 390 mt del 2022, che già a sua volta era stato un anno record.
Questo aumento del GNL ha reso i Paesi europei vulnerabili alla volatilità del mercato, soprattutto perché il 70% di queste importazioni viene acquistato con contratti a breve. Lo scorso anno, un clima invernale eccezionalmente mite ha ridotto la domanda di riscaldamento sia in Europa che in Asia. Oltre al clima mite, il rallentamento economico vissuto in Cina tra il 2022 e la prima parte del 2023 ha ridotto le importazioni di GNL di Pechino, ma le cose stanno cambiando.
Il risveglio cinese
Spinta dalla domanda cinese, l'Asia è rimasta la destinazione principale per i carichi di GNL via mare nel 2023, ricevendo più di 258 milioni di tonnellate, pari al 64% della domanda globale. Sempre secondo i dati di EOA, l’anno scorso la Cina ha superato il Giappone come maggior importatore mondiale di GNL, con un aumento del 13,7% delle sue importazioni, dopo che nel 2022 la domanda di gas cinese era stata influenzata dalla debolezza del settore industriale, dovuta alle misure di controllo COVID, e dagli alti prezzi spot del GNL, causati da un appetito europeo senza precedenti.
Ora però l’economia cinese dà segnali di risveglio: il primo trimestre del 2024 si è chiuso infatti con una crescita del +5,3% anno su anno per il prodotto interno lordo (PIL), un risultato al di sopra delle attese del mercato, addirittura superiore rispetto al già ambizioso obiettivo che si era posto il governo di Pechino (che prevedeva una crescita “intorno al +5%”).
E infatti, secondo le stime dell’Economics and Technology Research Institute cinese (controllato dallo Stato), le importazioni cinesi totali di gas naturale, sia via tubo sia liquefatto via nave, hanno raggiunto nel primo trimestre il livello più alto mai registrato a 33 milioni di tonnellate. Il solo mese di marzo, poi, ha fatto registrare un balzo del 21% anno su anno.
Allo stesso tempo, secondo l’ETRI, la Cina dovrebbe aggiungere un record di 60 milioni di tonnellate all'anno di nuova capacità di ricezione di GNL nel 2024, portando la sua capacità totale di ricezione di GNL a 176 milioni di tonnellate all'anno, con un aumento del 52% rispetto al 2023.
Secondo l'EIA (l'Energy Information Administration statunitense), “il crescente consumo di GNL in Asia è un'incertezza chiave con implicazioni potenzialmente importanti per i mercati globali”, e “la mancanza di contratti a lungo termine in Europa aumenta il rischio di approvvigionamento durante il freddo e i picchi di prezzo e può anche intensificare la concorrenza per il GNL spot tra le regioni”. Anche perché, come sottolineato dagli analisti dell’EIA, i mercati globali del GNL vedranno modeste aggiunte di offerta nei prossimi anni.
Opportunità di investimento nel medio-lungo periodo
Insomma, le incognite non mancano. “È probabile che i prezzi del gas in Europa rimangano volatili per un certo periodo di tempo, poiché l'UE deve competere con la Cina, più sensibile ai prezzi, e in misura minore con l'India e la Thailandia per i carichi di GNL”, spiega Stephen Ellis, strategist di Morningstar specializzato in utilities. “Questa dinamica introduce una maggiore imprevedibilità dei prezzi, poiché l'affidabilità dei carichi di GNL non è garantita nel brevissimo termine al prezzo più ottimale”.
Tuttavia, il mercato non si aspetta in questo momento enormi scossoni nei prossimi mesi. Sul TTF, i contratti future sul natural gas con scadenza a dicembre 2024 viaggiano sui 37,5 euro/MWh (circa il 20% in più rispetto ai livelli attuali), mentre quelli per gennaio e febbraio 2025 sono scambiati intorno ai 37,9 euro/MWh.
“Dato che gli stoccaggi nell’UE e negli USA sono molto pieni, è probabile che i prezzi del gas rimangano estremamente bassi per il 2024, per poi riprendersi nel 2025 con l'entrata in funzione di una rinnovata domanda di GNL”, prosegue Ellis.
In tale contesto, gli analisti di Morningstar ritengono che le migliori opportunità siano rappresentate da aziende che fanno leva sulla domanda di gas a prezzi scontati, come Kinder Morgan (KMI) e TC Energy (TRP), che beneficeranno dell'aumento della domanda e della fornitura di materie prime per il GNL.
Per quanto riguarda invece i prezzi del gas statunitense negoziato sulla piattaforma Henry Hub (ricordiamo che è questo il sottostante degli ETC sul gas naturale disponibili agli investitori europei, e non quello negoziato sul TTF) – che a fine aprile viaggiavano intorno agli 1,68 dollari per MMBtu – Ellis afferma che “non sarebbe sorpreso di vedere Henry Hub superare i 2 dollari entro la fine del 2024 e i 3 dollari nel 2025.”
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