Agli investitori italiani interessano i costi dei fondi?

Solo il 30% dei risparmiatori conosce le informazioni del Rendiconto Costi e Oneri previsto da MIFID II.

Sara Silano 29/05/2024 | 09:22
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Abbiamo più volte pubblicato degli studi sui costi dei fondi, sottolineando come in Italia restino troppo alti e come il Belpaese sia fanalino di coda nelle classifiche mondiali di Morningstar a causa di elevati oneri di retrocessione e commissioni di sottoscrizione dei fondi. Ma quanto ne sono consapevoli gli investitori? Secondo una recente indagine di Moneyfarm, lo sono molto poco.

Solo il 30% degli investitori sa dire con esattezza quali informazioni siano riportate nel Rendiconto Costi e Oneri che le società di gestione devono pubblicare almeno con cadenza annuale, secondo quanto previsto dalla direttiva MIFID II.

Disinteresse degli investitori o scarsa comunicazione?

L’analisi, compiuta su un campione di 1.329 clienti e non della piattaforma di Moneyfarm, ha rivelato che in molti non hanno neppure la conoscenza dell’esistenza di questo documento (o di averla molto limitata), nonostante sia stato introdotto sei anni fa.

E’ difficile pensare che sia un problema legato al livello di istuzione dato che il 60% dei rispondenti ha una laurea e un terzo di essi in materie economico-finanziarie. Ha molto più senso parlare di disattenzione o ancor più disinteresse. “Anche tra chi è certo di aver ricevuto almeno un Rendiconto Costi e Oneri nella sua esperienza di investitore, ossia circa il 50% del campione, solo il 33% dichiara di averlo effettivamente letto, trovandolo chiaro ed esaustivo”, si legge nello studio di Moneyfarm.

Dall’indagine emerge anche un problema di comunicazione da parte dell’industria del risparmio. Infatti, oltre due terzi di coloro che dichiarano di aver ricevuto il Rendiconto Costi e Oneri negli anni passati non ne hanno mai discusso con il proprio consulente finanziario e la metà afferma di non aver mai ricevuto neanche una notifica proattiva della sua pubblicazione o di averlo dovuto cercare nell’area riservata del proprio home banking.

Che fine hanno fatto le raccomandazioni Consob?

Questo accade nonostante la Consob, l’autorità italiana di vigilanza sui mercati, abbia prodotto nel 2020 una serie di raccomandazioni per stimolare un miglioramento della trasparenza di costi e oneri all’interno del Rendiconto e facilitarne la comprensione agli investitori.

“In ottemperanza a queste disposizioni, l’industria del risparmio è chiamata ad impegnarsi per rendere più chiaro il documento - anche attraverso un maggior utilizzo di tabelle, glossari, numeri riepilogativi - e per veicolare in maniera diretta il suo contenuto, senza diluirlo con altre informazioni che potrebbero risultare fuorvianti”, commenta Andrea Rocchetti, responsabile globale dell’Investment Advisory di Moneyfarm.

L’esigenza di trasparenza sui costi è ancora più forte se si considera il successo in Italia dei fondi a scadenza, che seducono i risparmiatori per la loro somiglianza alle obbligazioni (hanno una finestra di collocamento, una durata predefinita e spesso una cedola periodica). Questi strumenti hanno strutture di costo complesse e gli oneri che gravano su di essi possono mangiarsi anche la metà del rendimento.

Una comunicazione chiara e trasparente sui costi è spesso la grande assente nei rapporti tra l’industria del risparmio e gli investitori. Per Rocchetti, “si tratta sicuramente di un segnale di scarsa sensibilità dell’industria sul tema, ancora più grave se si considera che ogni giorno gli investitori vengono inondati da comunicazioni proattive di ogni tipo, spesso a fini commerciali”.

Cos’è il Rendiconto Oneri e Costi?

La direttiva MIFID II, entrata in vigore il 3 gennaio 2018, regolamenta le attività di investimento e prevede, tra le altre cose, che le banche e gli intermediari finanziari siano obbligati ad inviare ai clienti il Rendiconto dei costi e oneri riferiti all’anno solare precedente, entro il 30 aprile di ogni anno.

In questo documento devono essere esplicitate tutte le voci di costo, compresi gli oneri fiscali, sia in assoluto che in percentuale, in modo tale da rendere possibile per i clienti il confronto tra servizi e strumenti finanziari diversi. I dati sono aggregati, ma è possibile chiedere il documento in forma analitica, cosa di cui solo il 3% del campione intervistato da Moneyfarm è a conoscenza.

Sul fronte della trasparenza dei costi degli investimenti, la strada da fare è ancora lunga, come testimoniano anche altre indagini sui risparmiatori italiani, tra cui il Rapporto Consob 2023 sulle scelte di investimento delle famiglie. “In quel caso il 66% degli intervistati dichiarava di non comprendere i costi sostenuti per investire, per la precisione il 42% rispondeva che non vi erano costi associati agli investimenti e il 24% rispondeva di non sapere”,  conclude Massimo Scolari, presidente di Ascofind, che ha collaborato all’indagine di Moneyfarm.

 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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