Dal 6 al 9 giugno (in Italia solo l’8 e il 9) circa 450 milioni di cittadini europei saranno chiamati a rinnovare il parlamento dell’UE attraverso il loro voto. Raramente in passato questo appuntamento elettorale aveva smosso un tale interesse da parte degli investitori. Se si guarda al passato, effettivamente, le elezioni continentali non hanno mai esercitato un impatto chiaro e significativo sui mercati finanziari. Ma questa volta potrebbe essere diverso, soprattutto per chi guarda al medio periodo.
Per la prima volta, infatti, il paesaggio politico europeo e i suoi equilibri interni potrebbero cambiare radicalmente, con conseguenze dirette su politiche chiave come il Green Deal, la legislazione sull'immigrazione e il bilancio dell'Unione.
L’ascesa della destra
I sondaggi sono piuttosto unanimi: i partiti a destra del centro destra (quindi del Partito Popolare Europeo) otterranno verosimilmente più seggi e influenza che mai. È probabile che siano i vincitori assoluti in diversi Stati membri dell'UE, tra cui Francia, Italia, Ungheria, Austria e Paesi Bassi. I Verdi e i Liberali, invece, dovrebbero perdere seggi. Di conseguenza, il prossimo Parlamento europeo sarà più polarizzato e frammentato che mai.
“Sebbene riteniamo che i centristi saranno ancora in grado di mantenere una maggioranza complessiva, non è da escludere che il PPE possa anche costruire una maggioranza con l'estrema destra, fattore che darebbe un'influenza significativa quando si tratta di questioni come immigrazione, clima e l'ulteriore integrazione dell'UE”, afferma Nicolas Wylenzek, macro strategist di Wellington Management, in un’analisi del 18 maggio scorso.
“Il modo in cui questo potenziale riassetto modificherà la politica dell'UE dipenderà da una serie di fattori, tra cui la composizione della Commissione Europea, i cambiamenti nel panorama politico a livello di Stati membri e gli sviluppi internazionali, come la guerra in Ucraina e le elezioni statunitensi”, prosegue Wylenzek.
Tuttavia, è già possibile delineare alcuni tratti che caratterizzeranno probabilmente la futura politica europea. Lo strategist di Wellington ne individua cinque in particolare:
- Meno green - Alcuni segmenti dell'elettorato ritengono che le misure sul clima si siano spinte troppo in là, soprattutto perché la crisi dei prezzi dell'energia si è un po' attenuata. Riteniamo che l'UE manterrà l'attenzione sull'indipendenza energetica, ma rallenterà i progressi delle politiche verso il net zero. Inoltre, alcune iniziative a lungo termine - ad esempio la produzione di idrogeno verde - potrebbero perdere slancio.
- Meno concentrata sull'integrazione dell'UE - L'aumento del sostegno ai partiti estremisti suggerisce una crescente perdita di fiducia nelle istituzioni governative tra quote consistenti della popolazione europea. Questi elettori ritengono inoltre che l'integrazione dell'UE stia andando troppo veloce e si preoccupano per la sovranità nazionale, il che significa che i progressi in alcuni settori, come ad esempio l'unione dei mercati dei capitali, potrebbero rallentare ulteriormente, mentre le nuove proposte, come il fondo di difesa comune, potrebbero faticare a prendere slancio.
- Più dura sull'immigrazione - La riforma delle norme in materia di asilo e migrazione, recentemente approvata, ha reso più difficile l'ingresso dei richiedenti asilo nell'UE, ma i significativi successi dell'estrema destra potrebbero portare a un ulteriore inasprimento. Una mossa di questo tipo potrebbe limitare ulteriormente un mercato del lavoro già rigido.
- Più favorevole alle imprese - Una critica comune è che l'attuale Parlamento Europeo si concentra troppo sulla regolamentazione, a scapito delle imprese. Potremmo assistere a sforzi per ridurre alcune misure, soprattutto in settori chiave per la sicurezza nazionale e la resilienza della catena di approvvigionamento, in particolare quello dei semiconduttori e dei minerali critici. Potremmo anche assistere a un alleggerimento più permanente delle norme sugli aiuti di Stato.
- Potenzialmente più favorevole alla Cina - Il prossimo Parlamento Europeo potrebbe anche diventare progressivamente più favorevole alla Cina qualora i partiti di estrema destra ottengano buoni risultati. Dopo l'invasione dell'Ucraina, parti dell'estrema destra europea hanno spostato il loro sostegno dalla Russia alla Cina. Un parlamento sempre più favorevole a Pechino potrebbe complicare le relazioni tra l'UE e gli Stati Uniti, che continuano a spingere per il decoupling.
Sebbene da un lato una riduzione degli oneri amministrativi potrebbe essere un vantaggio per le imprese dell'UE, dall’altro le riforme che favoriscono un'ulteriore integrazione, come l'unione bancaria e l'unione dei mercati dei capitali, rafforzerebbero la resilienza dell'economia europea e faciliterebbero la crescita.
Occhi puntati sul settore della difesa
Un trend già in atto e che potrebbe vedere un’ulteriore accelerata sotto il nuovo Parlamento riguarda lo spostamento del focus dei politici europei dalla transizione energetica alla difesa comune.
In particolare, le aree in cui gli Stati membri dell'UE vogliono lavorare più strettamente includono un migliore coordinamento e una migliore cooperazione su progetti di sviluppo su larga scala, come carri armati e caccia di nuova generazione, un maggiore allineamento degli sforzi di approvvigionamento e il rafforzamento dell'industria della difesa europea per ridurre la dipendenza dalle importazioni.
“Consideriamo questa crescente spinta della spesa europea per la difesa come un chiaro vantaggio per le aziende europee del settore, che beneficeranno sia di un forte vento di coda che di una migliore visibilità sulla domanda a medio termine”, spiega Nicolas Wylenzek. “Inoltre, a differenza dei fornitori coinvolti nella transizione energetica, gli appaltatori della difesa sono protetti da barriere all'ingresso molto più elevate. Sebbene le valutazioni siano aumentate in modo significativo, riteniamo che alcuni titoli selezionati rimangano interessanti in un'ottica di lungo periodo.”
Azionario europeo in spolvero
Nel frattempo, i mercati azionari europei hanno iniziato il 2024 con un’ottima impostazione, così come avevano chiuso il 2023 - dall’inizio dell’anno il Morningstar Europe Index ha guadagnato il 10,7%.
A prescindere dalla composizione del nuovo Parlamento, commenta Alessandro Tentori, CIO Europa di AXA IM, “la Mid Term Review del Next Generation EU ha avuto esito positivo e ci apprestiamo – a detta della Commissione – a godere del massimo impatto a livello macroeconomico degli investimenti del piano.”
“I consumi sono in ripresa in Europa, lo shock in campo energetico sta rientrando e ce ne stiamo dimenticando”, afferma Niall Gallagher, Investment Director, Azionario Europa di GAM. “Noi crediamo che l’inflazione scenderà ancora un po’, tuttavia resterà più alta di prima e anche più volatile, sebbene non ai livelli degli ultimi due anni. Secondo noi, ciò consentirà l’incremento dei salari reali e anche questo avrà effetti positivi sui consumi.”
Tuttavia, il gestore mette in guardia sul fatto che alcune aree del mercato vengano attualmente sovrastimate, soprattutto tra i titoli growth. Le valutazioni di tali titoli sono risalite nuovamente poiché il mercato ha iniziato a scontare la flessione dei tassi d’interesse. “Se i tassi non scendono, o se non scendono con la rapidità che gli investitori si aspettano, crediamo che ci siano alcuni titoli growth in Europa che potrebbero risentire della compressione delle valutazioni. Dobbiamo dunque prestare attenzione a tale rischio”, dice Gallagher.
“Nel complesso, nonostante l'evoluzione del panorama politico, che consideriamo come marginalmente negativa, continuiamo ad essere positivi sulle azioni europee, visto il miglioramento del contesto di crescita e il forte sostegno fiscale, con una preferenza per le banche europee e per i beneficiari dei consumi interni, come il settore dei viaggi e del tempo libero”, afferma ancora Wylenzek.
“Privilegiamo la difesa da un punto di vista ciclico e il comparto healthcare, quello delle telecomunicazioni e delle utility da un punto di vista più difensivo. Più in generale, la recente forte performance dei mercati azionari europei, escluso il Regno Unito, suggerisce che gli investitori globali hanno iniziato a rivalutare le azioni europee sulla scia della fiorente ripresa della crescita europea e del rischio di concentrazione del mercato statunitense. Riteniamo che questa tendenza sia ancora in atto”, conclude lo strategist di Wellington.
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