Posso comprare un ETF su ethereum in Italia?

Sì, ma in Europa si chiamano ETP e offrono esposizione anche a bitcoin e molte altre criptovalute. Ecco quali sono, come funzionano e come acquistarli.  

Valerio Baselli 12/06/2024 | 11:54
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ether

Dopo il via libera agli ETF spot su bitcoin lo scorso 11 gennaio, la Securities and Exchange Commission (la Consob americana) ha mosso i primi passi ufficiali verso l’approvazione degli ETF spot (cioè che investono direttamente nel token e non in contratti futures) su ethereum, la seconda criptovaluta più importante al mondo, consentendo ufficialmente a tre Borse statunitensi (NYSE Arca, Nasdaq e CBOE BZX) di negoziare questo tipo di strumenti.

Gli svantaggi di investire in ETF spot su ether

A differenza di quanto avviene con bitcoin, investire in ETF spot su ether ha dei concreti svantaggi in termini di performance in confronto a detenere direttamente i token ETH. Tutto ruota intorno allo staking.

Di cosa si tratta? “Le criptovalute funzionano su blockchain, che sono libri mastri convalidati da pari (i minatori di bitcoin, ad esempio) anziché da intermediari”, spiega Bryan Armour, responsabile analisi strategie passive di Morningstar per il Nord America. “Piuttosto che essere i primi a estrarre le ricompense come per i bitcoin, i possessori di ether non convalidano nessun blocco, ma possono semplicemente ‘impegnare’ (stake, in inglese) i loro ether per essere utilizzati per aggiornare il libro mastro e ricevere le ricompense.”

Quindi, in sostanza, lo staking  genera un reddito passivo per gli investitori di ether disposti a bloccare le loro monete. “I minatori di bitcoin guadagnano le loro ricompense, mentre i token ether vengono prestati per ottenere ricompense, quasi come un interesse su un conto di risparmio”, dice Armour.

Per evitare questo cortocircuito, la SEC ha approvato i depositi di questi ETF solo dopo che lo staking è stato vietato per gli ETF. “La ricompensa media annua per lo staking di ETH è di circa 2-4 punti percentuali”, afferma l’analista di Morningstar. “A differenza del bitcoin, quindi, la detenzione diretta di ether potrebbe offrire un significativo vantaggio in termini di performance rispetto agli ETF spot per gli investitori disposti a effettuare lo staking.”

In Europa niente ETF UCITS su ETH, in compenso tanti ETP

Come già avvenuto con bitcoin, anche il mercato europeo dei “replicanti” su ethereum è in fermento. La decisione della SEC, infatti, avrà ripercussioni globali. Tuttavia, questo è uno dei pochi casi in cui gli USA sono in ritardo rispetto al Vecchio continente. Sì, perché attualmente ci sono circa 130 ETP (exchange-traded product) su criptovalute domiciliati in Europa e quotati su molte Borse europee, tra cui Euronext Paris, Euronext Amsterdam, XETRA e SIX Swiss Exchange, mentre Borsa Italiana non fa per il momento parte di questo gruppo. 

Qui sotto i 10 più grandi esposti a ethereum.

Molti di questi strumenti sono già “spot”, nel senso che investono direttamente nella criptovaluta di riferimento (replica fisica), con bilancio segregato dalla controparte. Attenzione, però. Dal punto di vista tecnico, per la regolamentazione UCITS questi strumenti non sono ETF, bensì sono degli ETC o ETN (Exchange traded commodity o Exchange traded note). Si tratta di strumenti di debito di durata lunghissima o illimitata e che non pagano interessi, progettati per replicare la performance di un’attività sottostante, come le valute digitali. Anche gli strumenti autorizzati dalla SEC, infatti, in Europa non potrebbero etichettarsi come ETF, proprio perché tecnicamente non sono fondi comuni.

Come funzionano gli ETP su ethereurm

Le differenze principali con gli ETF riguardano ad esempio il trattamento fiscale (questi ETP sono tassati come le azioni ordinarie nella sezione redditi diversi, pertanto è possibile compensare plusvalenze e minusvalenze). Inoltre, gli aderenti di un ETF possiedono (seppur indirettamente) una quota degli asset sottostanti di un fondo, mentre gli investitori in ETN possiedono un titolo di debito, non le attività replicate.

Molti di questi ETP hanno una struttura che ricorda da vicino quella degli ETC sull’oro fisico, a parte il fatto che le cripto sono ovviamente più volatili. Gli emittenti lavorano con dei market maker che negoziano il sottostante, il quale viene depositato presso uno o più organismi preposti attraverso un sistema di cold storage. In questo modo gli asset sono collateralizzati e non ci sono rischi legati agli swap.

Gli ETP/ETN, infatti, sono un’alternativa comune ai prodotti UCITS, quando questi replicano un singolo asset oppure hanno come sottostante un asset non idoneo a questa classificazione (pensiamo appunto all’universo delle materie prime).

Come acquistarli e venderli

Per il momento, non ci sono ETP sulle criptovalute quotati su Borsa Italiana, quindi nemmeno su ethereum. In compenso, la maggior parte degli ETP su ethereum, bitcoin, solana e tutte le altre cripto quotati sulle Borse europee citate in precedenza sono “passaportati” e registrati anche per la clientela italiana.

In sostanza, gli investitori retail italiani possono fare trading su questi cripto ETP (i quali sono negoziabili su Borse tradizionali), purché il proprio broker o la propria piattaforma di trading offra la possibilità di farlo. A titolo di esempio, tra le piattaforme che danno questa possibilità ci sono: Fineco, Banca Sella, Webank, Direct SIM, Scalable Capital e Degiro.

Le conseguenze dell’approvazione della SEC sul valore di ether

Nonostante si tratti di un’approvazione preliminare (per quanto fondamentale), la reazione del mercato non si è fatta attendere. Durante la settimana del 23 maggio, il valore del token ETH contro il dollaro americano è salito del 23% circa. Tuttavia, non si può escludere di assistere anche stavolta a un fenomeno denominato buy the rumor, sell the news, in cui gli investitori mostrano una iniziale prudenza prima di investire.

“Questo stesso principio è stato osservato con il bitcoin, il quale vide il suo valore contrarsi del 18% dopo l’approvazione degli ETF spot, prima di iniziare una fase positiva. Perciò, se dopo l’emissione dei primi prodotti non dovessero arrivare subito notizie di rialzi di Ethereum, non si deve gridare subito al flop”, spiega Adrian Fritz, Head of Research di 21Shares, uno dei principali emittenti mondiali di cripto ETP. “È necessario però specificare che questa osservazione non significa nemmeno che Ethereum ricalcherà il percorso della maggiore criptovaluta per capitalizzazione; non bisogna mai dimenticare che, sebbene siano entrambe asset digitali, le due criptovalute presentano caratteristiche intrinseche molto diverse e hanno anche diverse appetibilità di mercato.”

In ogni caso, prosegue ancora Fritz, “la SEC ha portato un grandissimo contributo in termini normativi nell’universo cripto, in quanto, sebbene non lo dica esplicitamente, di fatto ha riconosciuto ETH come una commodity, avendo classificato questi nuovi prodotti come commodity-based trust shares”. Insomma, l’arrivo di questi strumenti segna l’inizio di un contesto normativo più chiaro e potenzialmente l’entrata dei player istituzionali nel mondo cripto.

 

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Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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