L'ESG si fa largo nei mercati privati, ma ci sono spazi di miglioramento

Le pratiche ESG sono ormai consolidate all’interno dei private investments in Italia, soprattutto sugli aspetti ambientali, mentre c’è ancora strada da fare sulla diversity.

Fabrizio Guidoni 19/06/2024 | 09:30
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infografica ESG

Le pratiche ESG sono diventante da diversi anni una normalità nei mercati regolamentati di azioni e obbligazioni quotate, ma nel 2024 sono ormai consolidate anche all’interno del mondo dei private investments. Tuttavia, c’è ancora strada da fare in alcuni temi specifici della sostenibilità.

I fattori ESG sono sempre più presenti nei processi di valutazione e di investimento per tutti quegli strumenti finanziari non negoziati su mercati pubblici, destinati al finanziamento dell'economia reale e cioè alle imprese non quotate. Le prove che l'ESG sia oggi una variabile considerata importante in un numero rilevante di fondi di private equity, private debt, venture capital e prodotti simili sono ormai numerose e rilevanti.

In Italia ESG e capitali privati sono sempre più vicini

Una valutazione importante di quanto i fattori ESG siano una presenza ormai consolidata nel mondo dei private investments arriva dal recente report "Private capital e sostenibilità, prassi di mercato ed evoluzioni attese" realizzato da AIFI, l'Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt. Lo studio ha preso in considerazione le risposte di 59 gestori, per l'88% appartenenti a realtà di fondo italiane e per il 24% con asset superiori a 500 milioni di euro. A livello di tipologie di investitori, il 48% rientra nel segmento private equity, il 22% nei venture capital, il 25% nel multiasset e il 5% nel private debt.

L'indagine ha preso in considerazione due macroaree. La prima riguarda le pratiche interne di gestori e fondi. La seconda guarda invece a quanto fatto come valutazione e impegno ESG nelle imprese in portafoglio e nelle società target. Cosa è emerso? Nel complesso, i numeri evidenziano un mercato complessivamente consapevole delle sfide della sostenibilità. L'insieme dei gestori sta progressivamente maturando sia a livello di policy interne, sia a livello di evoluzione nel rapporto con le imprese. 

Differenti gradi di sviluppo tra E, S e G

Tuttavia, disaggregando l'ESG nelle singole componenti ambientali (E, environmental), sociali (S, social) e governance (G), emerge dal rapporto AIFI un differente grado di sviluppo tra le tre variabili. Molto bene l'attenzione riservata agli aspetti ambientali mentre per quelli sociali spicca un ritardo sulle policy per la parità di genere. Entrando più nel dettaglio, sul fronte dell'ambiente i dati mettono in luce una grande attenzione dei fondi alternativi sul monitoraggio delle emissioni di CO2 e del consumo di energia per quanto riguarda le imprese in portafoglio e per quelle target. Il 56% ha affermato di monitorare le emissioni di carbonio. Ma c'è di più. Guardando alla restante parte dei gestori che hanno risposto negativamente sul monitoraggio, esiste già un gruppo pari al 29% che intende attivare questa pratica. 

Di contro, in ambito sociale (la variabile S) risultano presenti ancora importanti spazi di miglioramento. Se da un lato la quasi totalità degli intervistati tra gli asset manager private (98%) assicura di aver adottato la policy ESG e un 85% di aver integrato i fattori di sostenibilità in tutte le fasi di investimento, dall'altro risulta che il 49% del campione non ha adottato policy per garantire al proprio interno una maggiore "diversity", soprattutto come presenza del genere meno rappresentato. E ancora più in ritardo appare l'impegno per favorire la parità di genere nelle società in portafoglio: ben il 60% degli investitori del mondo dei private capital non supporta iniziative in tal senso.

Questioni di governance

E per quanto riguarda la variabile G di governance? Il rapporto di AIFI mette in evidenza una grande attenzione (78%) per il Modello Organizzativo 231, modello organizzativo di riferimento strutturato per prevenire la commissione di reati e per dimostrare la correttezza e la trasparenza dell'azienda. Grande attenzione anche per la policy anticorruzione (69%). 

La sostenibilità piace nei private equity e negli investimenti alternativi

Se il report AIFI fotografa l'interno del mondo dei private investments, ovvero fondi e aziende target, una nuova indagine firmata Natixis Investment Managers focalizzata sui private asset nel 2024 porta alla luce qual è l'attuale sensibilità ai fattori di sostenibilità da parte degli investitori in private investments. Secondo gli autori dello studio, a livello globale l'interesse degli investitori per gli investimenti sostenibili rimane elevato, come dimostra l'87% del campione, investito in green bond, che dichiara di voler mantenere (44%) o aumentare (43%) i propri investimenti in questo ambito nel 2024.

Gli istituzionali hanno convinzioni simili quando si tratta di opportunità per gli investimenti sostenibili nei mercati privati. Il 35% afferma infatti che gli investimenti sostenibili rappresentano la più grande opportunità nei mercati privati per il 2024. A livello di quali tipologie di investimenti preferire nell'ambito degli asset privati e degli alternativi, gli investitori sono più propensi a effettuare investimenti ESG nel private equity (41%) e nelle infrastrutture (39%), rispetto all'immobiliare e al private debt.

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Info autore

Fabrizio Guidoni  collabora con Morningstar come data journalist. Ha una lunga esperienza sul mercato azionario italiano e sulla finanza sostenibile.

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