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Politica e mercati, effetto di breve periodo

Carlo Benetti (GAM) spiega come gestire i cambiamenti politici all’interno del proprio portafoglio. Negli USA, dice, il passo indietro di Biden ha sgonfiato il “Trump trade”.

Valerio Baselli 29/07/2024 | 09:17
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Valerio Baselli: Buongiorno e benvenuti. Il 2024 è un anno ricchissimo di scadenze elettorali molto importanti: India, parlamento europeo. Francia, Regno Unito e, fra pochi mesi, Stati Uniti d’America. Quali conseguenze hanno – se ne hanno – questi appuntamenti politici sui mercati finanziari e sui portafogli degli investitori?

Cercheremo di capirlo con l’aiuto di Carlo Benetti, market specialist di GAM Italia SGR.

Dott. Benetti, partiamo con una domanda generale: voi - in quanto investitori professionali - come gestite il rischio politico o semplicemente questi cambiamenti nel panorama politico, all’interno delle vostre scelte di asset allocation?

Carlo Benetti: Faccio una considerazione preliminare. Come ha appena ricordato lei, questo è un anno elettorale e la polarizzazione del confronto politico ha aumentato diciamo così l'influenza della politica sui mercati, che è esondata nella volatilità, nell'incertezza. Quasi ogni elezione - e quella degli Stati Uniti saranno le più importanti dell'anno - è un evento di cui non possiamo non tenere conto, però, ecco il punto, le reazioni dei mercati alle novità della politica sono il più delle volte emotive e di corto respiro.

Gli effetti della politica si avvertono nel breve termine. È stato così per la Borsa americana del 2016, dopo l'elezione di Trump. Oppure pensiamo alla volatilità poche settimane fa che ha investito le obbligazioni francesi, tra il primo e il secondo turno. In questi giorni, il ribaltamento delle prospettive delle presidenziali americane. Ecco, direi che basare le scelte allocative sui sondaggi o sulle previsioni elettorali sarebbe molto avventato, perché si tratta di previsioni inaffidabile comunque di corto termine.

Baselli: Molto chiaro. Ora con lei, vorrei fare il punto su tre diverse regioni che hanno visto importanti cambiamenti dal punto di vista politico, o che li vedranno a breve: i mercati emergenti, l’Europa e gli USA.

Partiamo dagli emergenti. Ci sono state come detto le elezioni in India, ci sono state anche in Messico, oltre alla terza sessione plenaria del XX Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese chiusa pochi giorni fa, che è un altro appuntamento importante. Qual è la vostra posizione sui mercati emergenti ad oggi e come giudicate questi avvenimenti?

Benetti: Beh, i mercati emergenti restano un luogo dell'investimento. È lì che si concentra buona parte della popolazione mondiale, la creazione della ricchezza mondiale e dove è ancora in corso il fenomeno dell’inurbamento. La Cina, per quanto fortemente inurbata, ha ancora potenzialità. C'è un'altra ragione che giustifica l'interesse per l'area asiatica-Pacifico ed è l'emersione di una pronunciata attenzione alla sostenibilità.

E questa attenzione ai nuovi temi della sostenibilità ambientale è condivisa da governi, aziende, investitori. Ecco, le catene della fornitura globale dipendono sempre di più dalla produzione asiatica e in modo particolare dalla Cina. E quindi vengo a un aspetto che lei ha ricordato quello del terzo plenum che si è concluso da pochi da pochi giorni è dedicato tradizionalmente all'economia e in questo momento l'economia cinese fatica; la crescita nel secondo trimestre è stata al di sotto delle attese e al di sotto della crescita del primo trimestre. La seconda economia del mondo è intrappolata nel trade off tra debolezza dei consumi interni e la coda della crisi del settore immobiliare, e dall'altra parte dall'ossessione della sicurezza per la sicurezza nazionale. Ecco i tagli dei tassi che abbiamo visto in questi giorni in queste ore non sono ancora sufficienti. È la politica fiscale che deve affrontare di petto questa contraddizione.

Baselli: Molto interessante. Passiamo ora all’Europa e al Parlamento neo-eletto, in cui ci sono equilibri nuovi rispetto al passato. Ovviamente, senza dimenticare la situazione di stallo in Francia e il nuovo corso laburista nel Regno Unito. Cosa vi aspettate dai mercati europei in questo senso?

Benetti: Il timore condiviso dagli operatori è quello verso i partiti e i movimenti populisti, perché la loro affermazione porta il più delle volte a politiche fiscali lasche: ampi deficit fiscali per la generosità elargitoria all'elettorato tipica dei programmi di questi di questi partiti. Però come dicevo sopra le dinamiche politiche impattano la volatilità nel breve termine, ma le scelte di investimento poggiano sui fondamentali dell'economia o delle singole società.

Abbiamo visto il 25 luglio, i PMI flash della dell'Eurozona sono stati più deboli del previsto, però ecco qui su questo faccio almeno due considerazioni. La spesa per investimenti nei paesi periferici sta dando risultati, continuerà quindi a essere un supporto positivo per la crescita e per quanto la comunicazione della Banca centrale europea sia circonfusa nell’incenso è possibile, probabile, che a settembre ci sia un nuovo allentamento del costo del denaro che aiuta che aiuta l'Europa.

Certo c'è l'eccezionalismo americano, però d'altro canto Wall Street, le valutazioni tirate il rischio di concentrazione rendono le azioni europee che sono ancora molto molto economiche nel confronto un buon - come si può dire - una buona copertura contro quei rischi di concentrazione e di valutazioni care che poi sono tipiche di Wall Street.

Baselli: Chiudiamo infine con l’appuntamento forse più importante, cioè le elezioni presidenziali americane. È recente la notizia del passo indietro di Joe Biden con l’attuale vice-presidente Kamala Harris in pole position per prendere il posto di candidata alla Casa Bianca per il partito democratico. Cosa vi aspettate da queste elezioni? E quali saranno le principali conseguenze sui mercati secondo voi?

Benetti: È  molto difficile potere dare una risposta, perché dopo il dibattito televisivo del 27 giugno, che fu un disastro per Biden e soprattutto dopo l'attentato fallito a Trump, le probabilità di vittoria del candidato repubblicano erano schizzate verso l'alto e sui mercati si era creata una sorta di Trump trade che premiava i titoli, ad esempio della difesa dell'energia, gli industriali, quelle società i cui patron sono vicini a Trump, ecc.

Ecco, il cambio del candidato democratico fa saltare questo Trump trade. Perché la vittoria di Trump non è così sicura. E quindi siamo ancora in fase di assestamento, vedremo dei movimenti di assestamento di questo Trump trade, che vale per le azioni ma vale anche per le obbligazioni. Però vede, torniamo a quanto dicevamo all'inizio di questa conversazione: e cioè come la politica impatti la volatilità e i mercati nel breve termine. Una sorta di virtuosa circolarità in questo nostro dialogo. La regola aurea in definitiva è usare prudenza prima di entrare mani e piedi su congetture su come e dove andrà il mondo.

Baselli: Grazie ancora a Carlo Benetti. Per Morningstar, sono Valerio Baselli, alla prossima.  

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Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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