Riforma pensioni, cosa dovrebbe fare il governo

Alberto Brambilla (Itinerari Previdenziali) presenta tre proposte concrete in ambito pensionistico. La riforma Fornero, dice, non si può distruggere. Previdenza complementare imprescindibile.  

Valerio Baselli 31/07/2024 | 09:51
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Valerio Baselli: Buongiorno e benvenuti. Si è riaperto – anche se nella realtà non è mai stato chiuso – il cantiere delle pensioni. L’obiettivo del governo, e in particolar modo della Lega di Matteo Salvini, è il superamento della Legge Fornero.

Per capire cosa ci aspetta da questo punto di vista, oggi mi trovo in collegamento con un esperto della tematica, Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali.

Professor Brambilla, come detto l’esecutivo sta già discutendo di possibili aggiustamenti in ambito previdenziale da introdurre nella prossima Legge di Bilancio, su tutti la famosa quota 41. Ci può spiegare brevemente di cosa si tratta? E può dirci soprattutto cosa si aspetta lei come risultato finale di tutte queste trattative?

Alberto Brambilla: Quota 41 significa che quando una persona ha compiuto 41 anni di contributi e quindi ha lavorato per 41 anni, può andare in pensione indipendentemente dall'età anagrafica. Una volta arrivati a 41 anni di lavoro, si può andare liberamente in pensione. Il punto è che è una proposta, è molto costosa, è una proposta che nel tempo va a ridursi perché coloro che avevano cominciato a lavorare a 14, 15, 16, 17 anni sono una coorte che prima o poi si esaurisce. E essendo molto costosa non verrà praticata, quindi io mi aspetto che rimangano i 42 anni e dieci mesi per i maschi con una finestra di tre mesi, per cui di fatto sono 43 anni e un mese per i maschi, 42 anni e un mese per le femmine. E questo è appunto quello che io mi aspetto dalla riforma di sistema. Anche perché nel 2025 e ancor più nel 2026, morde il patto di stabilità e noi, per stare almeno nei limiti bassi del patto di stabilità, dobbiamo avere un saldo primario di più 1,3-1,4% sul PIL e quindi evidentemente tutte le spese verranno cancellate.

Baselli: Il Centro Studi di Itinerari Previdenziali studia queste tematiche da molto tempo e in diverse occasioni avete anche avanzato proposte concrete. Ci può descrivere le tre decisioni che dovrebbero assolutamente venire prese in ambito pensionistico, secondo voi, e perché?

Brambilla: La riforma Fornero in un certo senso ha diviso in due le platee, cioè da una parte i contributivi puri, quelli che hanno cominciato a lavorare dall’01/01/96, che hanno delle regole loro, e dall’altra i misti. Devo dire che questa differenza c'era già stata con la legge Dini, ma con la legge Fornero si è ampliata. Quindi la prima proposta riguarda il fatto che in un sistema a ripartizione dove si pagano le pensioni con i contributi di quelli che lavorano, le regole devono essere uguali per tutti. E qui la prima regola è unificare tutto. Quindi, sia i misti che i contributivi dovranno avere le seguenti regole: uno, la pensione sarà a 67 anni per la vecchiaia, purché si abbia almeno una prestazione pari a 1,5 volte l'assegno sociale, altrimenti bisogna aspettare 70 anni o 71. Questo perché? Perché noi abbiamo una metà di pensionati che non arrivano neanche a 15 anni di contributi, quindi se vogliamo garantire le pensioni dei giovani dobbiamo dare a tutti regole un po' più stringenti.

Secondo punto, la vecchiaia anticipata, quindi una possibilità di uscire con 64 anni di età e 38 di contributi. E la terza ipotesi è quella di mantenere - come dicevamo prima - i 43 anni e un mese per gli uomini e 42 anni e un mese per le donne.

Con queste tre cose non si distrugge, perché non si può distruggere, la riforma Fornero, perché è una parte integrante di tutto il processo di riforme, e si mantiene una stabilità. Ultima cosa è che anche ai giovani, quindi ai contributivi puri deve essere consentito in casi particolari di avere le stesse cose che hanno gli altri, e cioè le integrazioni al minimo e le maggiorazioni sociali, se non riuscissero ad arrivare a una pensione minima.

Baselli: Ora la domanda è d’obbligo: perché manca la volontà di applicare questi cambiamenti?

Brambilla: Perché purtroppo l'Italia è un insieme di partiti che se un partito che sta al Governo dice bianco, quegli altri dicono nero e così via. E quindi ognuno vuole mettere la propria bandierina: il Movimento Cinque Stelle ha voluto mettere la bandierina del reddito di cittadinanza, la Lega ha voluto mettere la bandierina di Quota 100, e via discorrendo. Ora è evidente che se vogliamo avere il sistema sostenibile dobbiamo fare in modo che le regole siano certe e che tutti si adeguino. E qui fortunatamente il nuovo patto di stabilità sarà proprio quella situazione che mette d'accordo tutti, non perché si metteranno d'accordo, ma perché dovranno mettersi d'accordo. E quindi anche lo sgravio contributivo che vuole il ministro Giorgetti per i lavoratori fino a 25.000 euro e che costa 14 miliardi l'anno, non troverà più spazio. Quindi, regole certe per tutti nell'ambito della sostenibilità economica.

Baselli: Per chiudere, alla luce di tutto questo, quale ruolo può avere la previdenza complementare in tale contesto, soprattutto per i giovani lavoratori?

Brambilla: Intanto,la previdenza complementare è un po' un oggetto misterioso per la politica perché se ne sta interessando da tanto tempo. Occorre per far funzionare bene la previdenza complementare una rivisitazione di tutte le rendite: io ho scritto la norma nel 2005 e ancora oggi nel 2024 noi abbiamo le rendite di vecchio tipo e non le nuove, e le nuove generazioni vogliono giustamente come le altre avere delle certezze, quindi la rendita deve essere un qualche cosa di certo. Dopodiché sarebbe bello fare un nuovo semestre di silenzio assenso. Ma per rispondere alla domanda: la previdenza complementare sarà fondamentale per il futuro. Andiamo verso un invecchiamento della popolazione, un irrigidimento delle regole di bilancio e delle regole di finanza. Sfonderemo quota tre mila miliardi di debito tra la fine di quest'anno e i primi dell'anno venturo. Se vogliamo non essere declassati dai mercati dobbiamo avere regole certe. La previdenza complementare è un tassello indispensabile per i giovani, per i meno giovani, perché completa la pensione, e anche per l'economia perché può dare delle grandi soddisfazioni di investimento.

Baselli: Chiarissimo. Grazie ancora ad Alberto Brambilla. Per Morningstar, sono Valerio Baselli, alla prossima.

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Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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