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BTP, cosa sapere per investire in obbligazioni (che non sappiamo)

Investiamo in titoli di Stato, ma non li conosciamo. E così possiamo perdere soldi.

Sara Silano 01/08/2024 | 00:28
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infografica degli investimenti in obbligazioni

Il BTP (Buono del Tesoro poliennale) è un’obbligazione emessa dallo Stato italiano per finanziarsi. Ma cos’è un’obbligazione e come funziona?

Se lo chiedete ai risparmiatori italiani, quattro su cinque non lo sanno. A dirlo è un sondaggio condotto da Moneyfarm a maggio 2024 su 600 individui “bancarizzati” di età compresa tra 25 e 65 anni.

Chissà cosa emergerebbe se la domanda venisse rivolta a tutti i sottoscrittori del BTP Valore, il titolo di Stato riservato ai piccoli investitori, che in meno di un anno ha raccolto 65 miliardi di euro. Probabilmente, le risposte non sarebbero tanto diverse, perché molti risparmiatori ammettono di aver acquistato il BTP Valore – e prima ancora il BTP Italia (emissione governativa indicizzata all’inflazione) – attratti dalla massiccia campagna pubblicitaria che ne ha accompagnato l’emissione, più che dalla conoscenza di questi strumenti finanziari.

Il quadro che emerge dall’indagine di Moneyfarm è che solo il 15% degli intervistati non ha mai sentito parlare di BTP Valore e BTP Italia e che oltre la metà di quelli che lo hanno acquistato ammette di essere stata influenzata dagli spot mediatici pervasivi. Il 77% degli italiani non conosce come funziona un’obbligazione, pochi sono consapevoli del rischio che l’emittente possa fallire e meno della metà sa che per i titoli di Stato è prevista una tassazione agevolata.

Vediamo allora quali sono le caratteristiche e il funzionamento dei BTP, partendo da cos’è un’obbligazione.

Cos’è un’obbligazione?

Un’obbligazione (in inglese bond) è un titolo di debito emesso da uno stato, da una società o da un organismo sovranazionale per finanziarsi, che dà diritto al sottoscrittore di ricevere – alla scadenza – il rimborso del capitale versato. Dà anche il diritto di ottenere una remunerazione a titolo di interesse (cedola).

Le cedole possono essere annuali, semestrali o trimestrali. Ne esistono di vari tipi, ma quelle più comuni nei titoli di Stato italiano sono a tasso fisso (ad esempio quelle dei BTP), o a tasso variabile (CCT, Certificati di credito del Tesoro). Ci sono poi i cosiddetti zero-coupon bond (non prevedono cedola). L’emittente può stabilire anche un meccanismo step up (o step down), come nel caso del BTP Valore, per cui l’andamento è crescente (o decrescente) nel tempo. Infine, la cedola può essere indicizzata all’inflazione (BTP Italia).

Cosa accade quando la BCE abbassa (alza) i tassi di interesse?

Il sondaggio Moneyfarm rivela che il 77% degli intervistati non sa come cambino i prezzi e i rendimenti dei titoli di Stato in seguito alle decisioni sui tassi di interesse della Banca Centrale Europea. Eppure conoscere questi meccanismi è importante, ancor più dopo che l’istituto di Francoforte ha tagliato i saggi di riferimento a giugno e si prevede lo farà ancora nei prossimi mesi.

Generalmente, quando i tassi di interesse scendono, i rendimenti dei titoli di Stato tendono ad abbassarsi e il prezzo delle obbligazioni in circolazione ad aumentare, ma sui mercati contano anche le aspettative. La mossa della BCE di giugno, ad esempio, era largamente attesa e gli investitori si sono concentrati sulla revisione al rialzo delle aspettative sull’inflazione che potrebbe rendere più cauta la banca centrale in futuro.

In ogni caso, tassi di interesse più bassi significano che i BTP di nuova emissione avranno rendimenti potenzialmente inferiori e quindi potrebbero risultare meno attraenti per gli investitori.

Per contro, quando la BCE aumenta i tassi di interesse, come ha fatto tra luglio 2022 e settembre 2023, i prezzi dei titoli di Stato in circolazione tendono a scendere, perché offrono delle cedole inferiori alle obbligazioni di nuova emissione.

Quali sono i principali rischi dell’investimento in BTP e in altre obbligazioni?

Secondo l’indagine, gli investitori italiani sono preoccupati di dover vendere il titolo prima della scadenza a un prezzo inferiore a quello di acquisto, il cosiddetto rischio di mercato, ma ignorano gran parte degli altri rischi, come quello di insolvenza dell’emittente o di perdita di competitività delle cedole a causa dell’aumento dei tassi di interesse.

Il rischio di insolvenza si verifica quando l’emittente non è in grado di onorare i suoi obblighi di pagare gli interessi e rimborsare il capitale. Per quanto il rischio di insolvenza dello Stato italiano sia al momento remoto, l’elevato debito pubblico – che si avvicina alla soglia dei 3 mila miliardi di euro -  è stato in passato motivo di volatilità per i BTP. Pensiamo, ad esempio, all’impatto della crisi greca del 2011 sui titoli governativi dei paesi periferici, incluso il nostro. Più recentemente, le elezioni francesi hanno avuto contraccolpi anche sul differenziale (spread) tra i BTP e i Bund tedeschi, presi a riferimento per l’eurozona.

Il rischio di insolvenza è sintetizzato nel giudizio delle agenzie di rating, che prendono in considerazione vari fattori, tra cui l’indebitamento pubblico,  le prospettive di crescita economica, il contesto politico, ecc. Morningstar DBRS attribuisce all’Italia un rating BBB (high) con trend stabile, in una scala che va da AAA per le nazioni più solvibili a B o più basso per quelle a maggior rischio di fallimento (default).

Un altro rischio per chi investe in obbligazioni è quello di liquidità e si riferisce alla difficoltà a vendere il titolo prima della scadenza a causa della ridotta dimensione o assenza del mercato secondario. In realtà, questo pericolo è praticamente inesistente per i titoli di Stato italiani che possono essere negoziati sul Mercato telematico delle obbligazioni e dei titoli di Stato (MOT) di Borsa italiana.

Infine, esiste il cosiddetto rischio di reinvestimento, che consiste nell'impossibilità di reinvestire il flussi cedolari a un tasso comparabile con quello corrente. Ciò si verifica soprattutto in fasi di tassi di interesse in discesa. 

C’è un vantaggio fiscale a investire in BTP?

L’investimento in titoli di Stato ha un vantaggio fiscale, ma pochi risparmiatori lo sanno. Solo il 34% degli intervistati da Moneyfarm sa con esattezza che è prevista una aliquota agevolata e a quanto ammonta. Questo ad ulteriore prova che chi ha sottoscritto il BTP Valore lo ha fatto più per la campagna mediatica e l’idea di investimento sicuro con una cedola periodica che per altre ragioni tra cui l’ottimizzazione fiscale.

I titoli di Stato prevedono per le persone fisiche un’aliquota del 12,5% sia sugli interessi percepiti durante il periodo di detenzione (le cedole) sia sull’eventuale plusvalenza derivante dalla vendita anticipata. L’imposta è applicata con il meccanismo della ritenuta alla fonte, ossia è l’intermediario che si occupa di versarla all’erario, fungendo da sostituto d’imposta.

Questa aliquota vale anche per i titoli di Stato esteri inseriti nella cosiddetta white list, ossia di paesi con cui l’Italia ha un adeguato scambio di informazioni finanziarie ai fini fiscali (oltre 120 giurisdizioni).

Per gli altri strumenti finanziari, la tassa sul capital gain è del 26% e viene applicata al momento della vendita del titolo, quando si realizza una plusvalenza, ossia il prezzo di vendita è superiore a quello di acquisto. Anche le cedole delle obbligazioni societarie (corporate bond) e i dividendi azionari sono soggetti all’aliquota del 26%.

I BTP e gli altri titoli di Stato prevedono ulteriori vantaggi fiscali tra cui l’esenzione dalla tassa di successione e l’esclusione dal calcolo dell’Isee (documento che permette di accedere a determinate agevolazioni, prestazioni sociali e bonus) fino a 50 mila euro. Quest’ultimo provvedimento, che vale anche per i prodotti di risparmio postale, è contenuto nella Legge di bilancio 2024.

Si può perdere soldi anche con i titoli di Stato?

I titoli di Stato non sono immuni da quello che accade sui mercati finanziari. Anche se più di un italiano su due dichiara di non saperlo, il 2022 è stato un anno particolarmente negativo per gli investimenti, inclusi quelli in obbligazioni governative, che hanno perso in media l’11%. Secondo gli esperti, è stato il peggior anno da quasi un secolo per gli investitori in bond.

A luglio di quell’anno, la BCE iniziò un aggressivo ciclo di rialzo dei tassi di interesse per combattere l’inflazione salita vertiginosamente sopra l’8% nell’area euro. Il BTP subì pesantemente la prospettiva di stretta monetaria e lo spread arrivò a superare i 240 punti. Le quotazioni dei titoli di Stato e dei fondi ed ETF che investono in essi scesero bruscamente.

In un mercato così turbolento, se un investitore si fosse trovato nella necessità di vendere BTP prima della scadenza avrebbe accusato una perdita.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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