I fondi pensione azionari e bilanciati tornano a battere il TFR (trattamento di fine rapporto), grazie al rimbalzo dei mercati azionari, alle buone performance dei bond e a e un’inflazione più contenuta. Secondo gli ultimi dati della Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione), al netto dei costi di gestione e della fiscalità, nel corso del primo semestre 2024 si conferma in media l’andamento positivo dei risultati di gestione, con valori più elevati per le gestioni con una maggiore esposizione azionaria.
Quanto rendono i fondi pensione?
Per i comparti azionari si riscontrano rendimenti medi pari al 6,4% nei fondi negoziali, al 7,3% nei fondi aperti e al 9,7% nei PIP (Piani individuali pensionistici). Nelle linee bilanciate i risultati sono in media pari al 3,1% nei fondi negoziali, al 3,5% nei fondi aperti e al 4,5% nei PIP; rendimenti medi inferiori e, in alcuni casi, prossimi allo zero, si rilevano per i comparti obbligazionari e garantiti.
Valutando i rendimenti su orizzonti temporali più coerenti con le finalità del risparmio previdenziale, nel periodo di dieci anni da inizio 2014 a fine 2023 tenendo conto anche dei primi sei mesi del 2024, i rendimenti medi annui composti delle linee a maggiore contenuto azionario si collocano intorno al 4,5-5% per tutte le tipologie di forme pensionistiche; per le linee bilanciate, i rendimenti medi sono compresi tra il 2 e il 3%. Le linee garantite e quelle obbligazionarie mostrano invece rendimenti medi in prevalenza inferiori all’1%; le gestioni separate di ramo I dei PIP, che contabilizzano le attività al costo storico e non al valore di mercato, ottengono un rendimento medio dell’1,8%. Nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari al 2,3%.
Osservando la distribuzione dei risultati dei singoli comparti tra le diverse tipologie di forma pensionistica e le diverse linee di investimento, tutti i comparti azionari e anche una buona parte dei bilanciati mostrano rendimenti più elevati rispetto agli altri e al TFR. Per ciascuna tipologia di linea di investimento, i fondi negoziali mostrano nel complesso una dispersione dei rendimenti dei singoli comparti inferiore a quella che registrano fondi aperti e PIP.
Adesioni alla previdenza complementare in leggero aumento
Il totale di posizioni in essere delle forme pensionistiche complementari alla fine di giugno 2024 è di 10,9 milioni, il 2,3% in più rispetto alla fine del 2023. A tali posizioni, che includono anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti di 9,790 milioni. Le posizioni sono cresciute di 141.400 unità nei fondi negoziali (+3,5% rispetto al dicembre 2023), per un totale complessivo di 4,159 milioni. Sono ancora il fondo rivolto al settore edile (+66.000 posizioni), destinatario dell’adesione contrattuale di lavoratori attraverso il versamento di un contributo, ancorché di importo modesto, a carico del solo datore di lavoro, e il fondo del pubblico impiego (+18.700 posizioni) a contribuire di più alla crescita del numero delle posizioni. Nelle forme pensionistiche di mercato, si contano 62.100 posizioni in più nei fondi aperti (+3,2%) e 35.500 in più nei PIP (+0,9%); alla fine di giugno, il totale delle posizioni in essere in tali forme è pari, rispettivamente, a 2,012 milioni e 3,817 milioni.
Il rialzo dei mercati sostiene gli asset
Nel corso del primo semestre del 2024, fondi negoziali, fondi aperti e PIP hanno raccolto nel complesso 7,1 miliardi di euro, in crescita dell’8% sul corrispondente periodo del 2023. L’incremento risulta più sostenuto per i fondi aperti (13,4%). Il totale delle risorse destinate alle prestazioni è di 233 miliardi di euro, il 3,9% in più rispetto ai 224,4 miliardi di fine 2023. Circa metà dell’incremento è dipeso dall’aumento dei corsi dei titoli in portafoglio; il resto è dovuto ai flussi contributivi al netto delle uscite. L’attivo netto è di 70,9 miliardi nei fondi negoziali, aumentato del 4,5% rispetto alla fine dell’anno precedente; si attesta a 34,8 miliardi nei fondi aperti e a 52,2 miliardi nei PIP, rispettivamente, il 6,6 e il 4,5% in più nel confronto con la fine del 2023.
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