ETF, quanto rischiano gli investitori europei con il crollo di Wall Street

Dopo la corsa alla Borsa Usa degli ultimi anni, gli investitori europei in ETF si trovano sovraesposti ai pericoli di uno sboom dei titoli tecnologici.

Sara Silano 12/08/2024 | 12:24
Facebook Twitter LinkedIn

Insegna stradale di Wall Street

Il crollo del mercato americano ha fatto tremare gli investitori in ETF europei, che negli ultimi anni hanno allocato decine di miliardi negli Exchange-traded fund specializzati su Wall Street.

I dati Morningstar rivelano che la categoria degli ETF azionari USA large-cap blend, rappresentativa del più ampio mercato americano, è la più grande in Europa con un patrimonio in gestione di 383 miliardi di euro e solo nell’ultimo anno ha ricevuto flussi netti per 52,5 miliardi, collocandosi al primo posto nelle scelte degli investitori (dati a fine luglio 2024).

 

Quanto pesa Wall Street negli ETF azionari globali

L’esposizione degli investitori europei in ETF al mercato statunitense è ancora più elevata se si considera che la seconda categoria per asset in gestione in Europa è quella degli Azionari globali large-cap con 280 miliardi di euro e flussi netti nell’ultimo anno per 47,4 miliardi. In questa categoria, i titoli americani pesano in media per il 64,7% del totale. Per avere un termine di paragone, i mercati dell’Europa sviluppata rappresentano “appena” il 15,2%.

Bisogna poi mettere in conto il successo degli ETF che investono in titoli tecnologici americani, che è esploso nel tempo grazie al rally dei Magnifici Sette che sembrava inarrestabile fino ad inizio agosto. Gli investitori europei hanno fatto fluire in questi strumenti 5,5 miliardi negli ultimi dodici mesi, di cui 4,5 da inizio 2024, quando le valutazioni erano già alte. Secondo gli analisti di Morningstar, al momento del picco dell’indice Morningstar US markets il 16 luglio Nvidia NVDA, Apple AAPL, Meta META e Tesla TSLA erano sopravvalutate del 12-30% e anche Alphabet (GOOGL), Microsoft MSFT e Amazon AMZN non erano a sconto. I cali delle ultime settimane, dunque, sono stati ancora più dolorosi per chi ha deciso di cavalcare il trend dell’intelligenza artificiale con le big tech americane, anche se nulla è perso se non si è deciso di vendere.

“Il mercato statunitense rappresenta oltre il 70% dei mercati azionari globali, il livello più alto della storia, con i Magnifici Sette che da soli pesano più di un quinto del totale”, spiega Michael Field, European market strategist di Morningstar. “Negli ultimi anni il mercato azionario statunitense ha registrato performance fantastiche e quando le cose vanno bene nessuno mette in discussione il livello di concentrazione. Ma shock di mercato come quello a cui abbiamo assistito la scorsa settimana ci fanno sicuramente riflettere”.

Il rally dei tecnologici è finito?

L’indice del mercato statunitense è salito di oltre il 50% in dollari (+47,3% in euro) da inizio 2023 al 16 luglio. Successivamente ha perso l’8,6% (9,4% in euro) fino al lunedì nero del 5 agosto per poi tentare la risalita, anche se rimane in rosso dal picco di metà luglio. A guidare i ribassi sono stati i titoli tecnologici, in particolare quelli come Nvidia, che avevano spinto a livelli record Wall Street in precedenza. L’indice Morningstar US Technology è sceso del 13,4% in dollari (-13,5% in euro) dal 17 luglio al 5 agosto, dopo avere segnato un +109,7% (+105,7% in euro) da gennaio 2023 al picco nel 2024.

 

Gli ETF, che nella loro versione più tradizionale replicano passivamente un indice di riferimento, hanno avuto un andamento analogo. Gli Azionari Usa large cap blend hanno prima messo a segno guadagni cumulati superiori al 40% in euro e successivamente (dal 17 luglio) cali medi dell’8,4%  (al 5 agosto). Gli ETF con focus sulla tecnologia più esposti a Wall Street sono arrivati a perdere oltre il 15% in poche settimane, dopo rialzi anche a tre cifre dall’inizio del 2023. Infine, gli ETF azionari globali large-cap blend sono scesi dell’8,6% in media dopo un rally del 36,3% (dati in euro).

Nonostante per il momento il peggio sembri essere alle spalle, quello che è successo ci ricorda i rischi di un’eccessiva esposizione a una determinata area geografica, ma lo stesso discorso vale per i settori o i singoli titoli. Tutto questo mentre gli investitori guardano già oltre, alle mosse della Federal Reserve e alle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti.

I rischi della concentrazione dei mercati

In questa fase i rischi di una scarsa diversificazione sono ancora più evidenti perché il mercato americano è molto concentrato. Nonostante negli ultimi mesi si sia parlato di un cambiamento di rotta, i dati del secondo trimestre 2024 mostrano che Wall Street deve la quasi totalità della sua performance ai titoli tecnologici.

“L’indice Morningstar US markets è salito del 3,48% nel trimestre”, scrive Bella Albrecht, associate data journalist di Morningstar. “Di questo 3,48%, il 3,46% è venuto dal settore tecnologico, più di quattro volte il ruolo svolto dal secondo miglior comparto, quello dei servizi di comunicazione”.

“I giganti dell'intelligenza artificiale Nvidia, Microsoft, Apple, Amazon.com, Meta Platforms, Alphabet e Broadcom hanno contribuito per 24,39 punti percentuali dei 44,23 punti percentuali guadagnati dal mercato dall'inizio del 2023 (al 30 giugno) e attualmente hanno un peso combinato del 29% nell'indice”, spiega ancora Albrecht.

Quanto pesano i Magnifici Sette nei portafogli degli ETF

Gli ETF che replicano fisicamente gli indici rappresentativi del mercato americano, come l’S&P 500 o l’Msci USA mostrano una concentrazione nelle prime dieci posizioni intorno al 34-35%.

Se prendiamo i due più grandi ETF di questo tipo, ossia iShares Core S&P 500 USD Acc e Vanguard S&P 500 UCITS, che hanno rispettivamente 80,86 miliardi e 47,59 miliardi di asset, vediamo come le prime posizioni in portafoglio in termini di numero di azioni siano per entrambi quattro dei Magnifici Sette, ossia Nvida, Apple, Amazon e Microsoft. Se analizziamo, invece, i titoli che pesano di più, la lista dei big della tecnologia si allunga includendo anche Alphabet (nelle due classi di azioni) e Meta Platforms. L’unica società dei Magnifici Sette che non è nelle prime dieci posizioni, ma si colloca poco sotto al dodicesimo posto è Tesla.

Nel grafico qui sotto mettiamo a confronto l’ETF di iShares con quello di Vanguard in termini di peso percentuale dei Magnifici sette in portafoglio. Nell’analisi è bene tenere presente che le date di aggiornamento dei portafogli sono differenti.

 

Passiamo ora ad analizzare come si sono comportati i più grandi ETF, in termini di asset in gestione, dal picco delle quotazioni di Wall Street al crollo del 5 agosto. Come possiamo vedere nella tabella, le perdite sono state superiori al 9% dopo guadagni compresi tra il 46% e il 48% dall’inizio del 2023.

 

Troppa tecnologia negli azionari globali?

Un investitore europeo che avesse in portafoglio anche un ETF azionario globale large-cap dovrebbe mettere in conto una concentrazione tra il 22 e il 23% nei primi dieci titoli per gli strumenti più tradizionali. Anche in questo caso, se guardiamo i panieri dei più grandi replicanti (iShares Core MSCI World ETF USD Acc e Vanguard FTSE All-World UCITS) vediamo che nelle prime posizioni, in termini di peso dei titoli, ci sono i big della tecnologia che stanno cavalcando il trend dell’intelligenza artificiale.

La concentrazione dei portafogli nei primi dieci titoli è ancora più alta negli ETF con focus sulla tecnologia. Il più grande di questo tipo in Europa, iShares S&P 500 Info Tech Sect ETF$Acc ha il 74,4% del patrimonio nelle dieci posizioni più alte. Il secondo per dimensioni, Xtrackers MSCI World IT ETF 1C, ha una concentrazione del 68% (dati disponibili al 6 agosto). Il peso di Microsoft, Apple e Nvidia è ha due cifre (vedi grafico qui sotto).

 

La diversificazione rimane la chiave del successo

Per concludere, questa analisi mostra che il mix di ETF azionari globali, Usa e tecnologici  non garantisce una diversificazione del rischio in mercati così concentrati come quelli attuali. Al contrario, espone ai venti contrari che stanno soffiando su Wall Street.

“Uno dei detti più famosi di Warren Buffett è che solo quando la marea si ritira si può vedere chi ha nuotato nudo.  A volte la marea si ritira molto rapidamente e inaspettatamente, come è successo questa settimana con il massiccio sell-off in Giappone e il contagio ad altri mercati azionari.  Ora la marea è tornata a salire, ma l'episodio ha lasciato molti completamente esposti alla loro nudità”, afferma José Garcia-Zarate, Associate director per la ricerca sulle strategie passive di Morningstar. 

“Mettere tutte le uova in un solo paniere, anche se sembra molto attraente, non è una buona idea. La diversificazione rimane uno dei principi chiave per investire con successo nel lungo periodo”.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

Iscriviti alle newsletter Morningstar.

Clicca qui.

LEGGI ALTRI ARTICOLI SU
Facebook Twitter LinkedIn

Titoli citati nell'articolo

Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

© Copyright 2024 Morningstar, Inc. Tutti i diritti sono riservati.

Termini&Condizioni        Privacy        Cookie Settings        Disclosures