Telecom Italia TIT rialza la testa in Borsa, dopo un periodo poco brillante e mentre continua la vendita di asset. Subito dopo l'estate sono attese le offerte per Sparkle e ieri c'è stata la cessione di Inwit.
Nel primo pomeriggio, il titolo TIM sale dell'1,7% a EUR0,22. Ma, nell'ultimo mese, ha fatto segnare un calo del 7,6% e nell'ultimo semestre ha perso il 17,5%. La capitalizzazione di mercato resta sempre poco sopra i minimi storici, a quota EUR3,4 miliardi.
Sono ormai sei mesi che il mercato e i grandi azionisti Telecom, guidati da Vivendi, aspettano la vendita di Sparkle, che possiede i cavi sottomarini (tra i paesi collegati per internet c'è anche Israele) e che ha un ruolo strategico per lo stato italiano. Telecom valuta Sparkle poco meno di EUR500 milioni a bilancio e per ora c'è il forte interessamento del Tesoro, insieme agli spagnoli di Asterion, per un'offerta che potrebbe toccare EUR800 milioni.
Dalla cessione della quota residua detenuta in Inwit (10%), Telecom ha ricavato circa EUR250 milioni da un consorzio guidato dal fondo francese Ardian. Le azioni Inwit sono state valutate EUR10,43 e oggi passano di mano a EUR10,44, in rialzo dello 0,8% sulla chiusura di ieri pomeriggio.
La chiusura dell'operazione è prevista entro la fine dell'anno e prevede che Tim resti comunque vincolata da un contratto di otto anni più otto, per un corrispettivo annuo di EUR400 milioni.
E, sempre in tema di "affitti", l'amministratore delegato, Pietro Labriola, oggi, è intervenuto sul "Sole 24 Ore" per correggere le cifre circolate sull'affitto della rete, dopo la cessione agli americani di Kkr. Si era parlato di un onere di circa EUR2 miliardi, ma Labriola ha bollato come "approssimativi" i calcoli che sono stati fatti sulla stampa.
"Si fa un gran rumore su questa ricostruzione suggestiva che noi paghiamo EUR2 miliardi l'anno a KKR e che loro si ripagheranno l'investimento fatto in 10 anni", ha detto l'ex manager di Tim Brasile, "ma bisogna spiegare che circa EUR700 milioni sono costi che avremmo pagato a terze parti anche se avessimo mantenuto la rete, come quelli per l'energia elettrica o quelli di real estate per l'affitto dei siti industriali".
Quindi, per Labriola, "il reale costo per l'affitto della rete scende a EUR1,3 miliardi. Ma se vogliamo essere più precisi dobbiamo ricordare che per effetto della cessione avremo anche un miliardo di costi del personale in meno, oltre a una riduzione di EUR800 milioni euro di interessi sul debito e a meno costi di leasing".
Il numero uno di Telecom ha poi fatto notare che se il gruppo avesse tenuto la rete, avrebbe dovuto sostenere una gran mole di investimenti, che era esattamente una delle considerazioni politiche che faceva il governo quando consigliava la vendita, a parte il bisogno di ridurre il debito Telecom.
Labriola ha anche offerto un conto di questi investimenti che Telecom si è levata dal groppone, quantificandoli in EUR10 miliardi nei prossimi cinque anni. Oneri che non avrebbero aumentato di un euro il fatturato, mentre si sarebbe speso molto di più per rifinanziare il debito che la vendita della rete ha sforbiciato ampiamente (con oneri medi del 7,5%).
Intanto c'è sempre attenzione per le mosse di Vivendi, che ha trascinato Telecom in tribunale per la vendita della rete senza passare da un'assemblea straordinaria, contestando anche il prezzo. La prossima udienza è in programma a Milano il 5 novembre e potrebbe anche essere quella della sentenza, a meno che una delle due parti chieda la discussione orale.
Vivendi ha anche già fatto sapere ai propri soci, in primavera, che nel 2025 il colosso finanziario della famiglia Bolloré scriverà un nuovo capitolo della propria storia "ma senza Tim" in portafoglio. Il problema è che l'uscita è resa sempre molto complicata dal fatto che Vivendi ha speso quasi EUR4,5 miliardi per il suo 24% e oggi perderebbe circa EUR3,6 miliardi.
Insomma, l'azione a EUR0,22 centesimi, nonostante la cessione degli asset, resta il vero ostacolo all'addio dei francesi.
Di Francesco Bonazzi, Alliance News columnist
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