Cairo Communication (CAI) archivia un mese negativo e anche oggi è molto contrastata in Piazza Affari. Il mercato pubblicitario è sempre positivo per le tv, ma frena ancora sulla carta stampata. Mentre sul fronte politico si prospetta un ritiro dello sconto sul canone Rai che potrebbe avvantaggiare i concorrenti sulla raccolta di spot.
In mattinata, il titolo Cairo Communication, la holding dell'editore alessandrino che tra le altre società controlla La7 e RCS-Corriere e l'editoria di libri, era in calo di quasi un punto e mezzo per cento, mentre nel pomeriggio si è riportato sulla parità e ora sale dello 0,2% a EUR2,1.
Nell'ultimo mese, il titolo ha sofferto e ha lasciato sul terreno l'8,7%, con una capitalizzazione che è scesa a quota EUR286 milioni, contro il meno 0,2% dell'indice generale.
Il quadro complessivo del mercato pubblicitario italiano, secondo i dati Nielsen relativi al primi 5 mesi dell'anno, vede una crescita del 3,8% a maggio e del 4,3% da gennaio a maggio. Se il settore tv è cresciuto del 5,5% nei primi 5 mesi del 2024, quello dei quotidiani è crollato dell'8,3% e quello dei periodici è stabile, a meno 0,1%.
Dopodomani, nel previsto vertice di maggioranza tra Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini, si parlerà anche di televisione. A gennaio è stato abbassato il canone Rai da EUR90 a EUR70, con un costo per lo Stato pari a EUR400 milioni, al netto di un'evasione ritenuta storicamente molto alta.
La misura viene presentata da ambienti di governo come la classica "goccia nel mare" delle riduzioni di tasse che i contribuenti potrebbero aver a stento percepito. E quindi la marcia indietro per il 2025 sarebbe coerente con l'opera di disboscamento delle mille detrazioni che sta facendo il Tesoro.
Tuttavia c'è anche un dato finanziario e di sistema importante, perché una diminuzione del canone Rai legittimava un aumento del tetto pubblicitario per Viale Mazzini, ovviamente a tutto discapito delle quote di mercato di MFE Mediaset e di La7. Questo effetto era stato bollato come iniquo e pericoloso da Forza Italia e dalla famiglia Berlusconi e su questa linea, più defilato, si era espresso anche Urbano Cairo. Che pure, come raccolta, vale un decimo dei concorrenti.
Ancora il mese scorso, presentando i palinsesti autunnali de La7, l'editore alessandrino aveva ribadito di ritenere giusto che anche la sua tv, che fa molta informazione, conquisti il diritto a fruire di un canone, "visto che anche noi facciamo molto servizio pubblico". E aveva bollato come "confusionaria e squilibrata" la proposta della Lega di Matteo Salvini sul canone Rai e sull'accesso al mercato degli spot.
A parte ciò, nei suoi incontri romani, Cairo ha ribadito anche ultimamente alle forze di maggioranza che servirebbe un riassetto complessivo di tutto il settore televisivo.
La7 da 11 anni, ovvero da quando Telecom Italia l'ha ceduta a Cairo, è sempre stata stabile, con piccole perdite e quote di mercato pubblicitario praticamente inchiodate al 5%. Nell'ultimo anno, come ascolti, La7 è cresciuta ed è quinta nel prime time. Ma in sostanza, si muove in un mercato pubblicitario molto effervescente e dinamico, che però alla fine vede Rai, Mediaset e Cairo avere quote di mercato quasi inchiodate negli anni.
Separatamente dall'impero editoriale e della pubblicità, Urbano Cairo controlla anche il Torino Calcio, un giocattolo da EUR20 milioni di Ebitda ed EUR80 milioni di posizione finanziaria netta. Il club granata ha anche un finanziamento da circa EUR10 milioni con lo stesso Cairo, a tassi abbastanza vantaggiosi del 3,8%, e poi ha debiti con le banche per EUR43,7 milioni e con il Fisco per altri EUR24,3 milioni. Sono presenti a bilancio anche vari crediti con parti correlate controllanti.
Nell'ultimo mercato, che per il Torino si conclude venerdì, Cairo ha venduto i suoi due nazionali italiani, Alessandro Buongiorno e Raoul Bellanova, mettendo a segno EUR53 milioni di plusvalenze, ma in entrata ha speso solo pochi milioni, più che altro ricorrendo a prestiti di giocatori con diritto di riscatto.
Le voci su una cessione del Toro sono quindi tornate a infittirsi e il nome che circola è quello degli austriaci della Red Bull, già sponsor della società granata. Il prezzo del Torino, in caso di vendita, potrebbe attestarsi intorno agli EUR100 milioni. Il valore della rosa, secondo il sito specializzato Transfermarkt, sarebbe di EUR168,55 milioni.
Di Francesco Bonazzi, Alliance News columnist
Copyright 2024 Alliance News IS Italian Service Ltd. Tutti i diritti riservati.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.