Il futuro di Bitcoin tra FED e Trump

La svolta dovish della Federal Reserve e le posizioni pro-cripto di Donald Trump potrebbero spingere gli asset digitali. Ma non mancano le incognite.

Valerio Baselli 05/09/2024 | 10:16
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Bitcoin

Bitcoin e le altre criptovalute hanno reagito positivamente all’annuncio del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, durante l’annuale simposio economico dei banchieri centrali a Jackson Hole, nel Wyoming, lo scorso 23 agosto.

Nel suo intervento, Powell ha infatti chiaramente detto che “è arrivato il momento di un aggiustamento della politica monetaria”, rafforzando così la convinzione che la Fed stia ormai per iniziare a ridurre i tassi d’interesse dopo aver raggiunto i massimi da 23 anni a un ritmo storico durante l'amministrazione Biden.

Il giorno successivo all’intervento di Powell, bitcoin ha visto il suo prezzo salire fino a 64.845 dollari dai circa 60.500 dollari. Ethereum, la più grande altcoin al mondo per capitalizzazione di mercato, veniva invece scambiata a 2.788 dollari con un aumento giornaliero del 6,2%.

Nella stessa seduta, il valore del mercato delle criptovalute si è attestato a 2,27 trilioni di dollari, con un aumento del 5,79% nella giornata, secondo CoinMarketCap, sito specializzato nel monitoraggio dei prezzi degli asset digitali.

Intanto, però, bitcoin ha chiuso il mese di agosto con una perdita mensile dell’8,7%. Storicamente, agosto e settembre sono i mesi più difficile per BTC (dieci chiusure in negativo su 15 rilevazioni), mentre – sempre dal punto di vista statistico – l’ultimo trimestre dell’anno è di solito quello più positivo, soprattutto durante gli anni in cui sono avvenuti halving. Detto questo, si sa, nulla è certo e la storia è fatta anche per essere smentita.

Criptovalute e tassi d’interesse

In linea generale, questa reazione non è sorprendete: gli asset rischiosi possono essere sensibili alle variazioni nella politica monetaria. I tassi di interesse elevati hanno incentivato gli investitori ad acquistare titoli di Stato per ottenere solidi rendimenti privi di rischio. Quando i tassi scendono, invece, gli investitori tendono a perseguire rendimenti attraverso veicoli più rischiosi, come le azioni e le criptovalute.

La speranza di chi guarda alle cripto, infatti, è quella che i tagli dei tassi, uniti a un dollaro più debole, alimenteranno il prossimo rally.

“Per rendersene conto, basta osservare cosa è successo quando la Federal Reserve ha abbassato di 150 punti base i tassi d’interesse per far fronte alla pandemia nel marzo del 2020”, afferma in un’intervista con Morningstar Adrian Fritz, responsabile della ricerca di 21Shares, società specializzata nell’emissione di exchange-traded product su criptovalute. “In quell’occasione, il prezzo del bitcoin per la fine dell’anno era cresciuto del 200%. Tuttavia, sebbene la Fed stia fortemente scontando un taglio di 25 o anche 50 punti base a settembre, non dobbiamo dimenticarci che il settore è sensibile anche ad altri fattori macroeconomici.”

Nonostante sembri chiaro che la Federal Reserve opterà per un allentamento della stretta monetaria, il ritmo e l’entità dei tagli dei tassi non sono ancora definiti e dipenderanno dall’andamento dei dati macro. Secondo l’analisi di FedWatch, il mercato prevede il 69% di possibilità che la banca centrale statunitense tagli i tassi dello 0,25% a settembre e il 31% che li tagli dello 0,5%.

“I mercati sono d'accordo e prevedono tagli di 100 punti base entro la fine dell'anno. Con solo tre riunioni a disposizione, ciò significherebbe un taglio di 50 punti base in una di queste. Si tratta di un'ipotesi piuttosto forzata, ma molto dipenderà dal prossimo rapporto”, commenta Steven Bell, capo economista EMEA di Columbia Threadneedle Investments, in una nota del 28 agosto 2024.

Spinta Trump, incognita Harris

“Bitcoin è come l’industria dell’acciaio di cento anni fa, una rivoluzione.” Parole al miele per i 67 milioni di americani che detengono la principale criptovaluta, pronunciate dall’ex presidente e candidato alla Casa Bianca, Donald Trump, a fine luglio alla Bitcoin Conference di Nashville.

In particolare, il tycoon ha dichiarato che avrebbe fatto in modo di mantenere i player di mercato nei confini statunitensi, di incentivare il mining in loco, di mettere un fine alla crociata anti-cripto vista con l’amministrazione Biden e addirittura di voler impiegare il bitcoin e le stablecoin ancorate al dollaro per combattere la crescita che il debito pubblico degli Stati Uniti ha visto negli ultimi anni.

“Sappiamo che è molto difficile che Trump realizzi tutti questi propositi, soprattutto quelli connessi all’ultimo punto, visto il grado di maturità del mercato ancora basso. Ma solo il fatto di aver preso tali posizioni e che abbia scelto una personalità molto favorevole alle cripto come J.D. Vance come candidato vicepresidente fanno ben sperare in un rialzo in caso di una vittoria dei repubblicani”, commenta ancora Adrian Fritz.

“Per quanto riguarda Kamala Harris, invece, non si è ancora capito quale sia la sua posizione ed è quindi difficile prevedere cosa potrebbe succedere qualora fosse lei a trionfare. Possiamo solamente avanzare delle previsioni in base alle sue azioni, ma anche queste sono contradditorie”, prosegue Fritz. “Un altro rumor che non fa ben sperare è che potrebbe nominare l’attuale presidente della SEC, Gary Gesler, nuovo Segretario del Tesoro, e tutti sappiamo come il suo mandato sia stato avverso alle cripto.”

Particolarmente positivi (forse troppo) sul “fattore Trump” sono gli analisti di un asset manager tradizionale come Alliance Bernstein, secondo i quali il mercato dei chip e dell'hardware per il mining “made in USA” potrebbe generare fino a 20 miliardi di dollari di entrate nei prossimi cinque anni. Questa proiezione (decisamente ottimistica) sottolinea l'impatto economico che potrebbe avere il passaggio alle apparecchiature per il mining di Bitcoin prodotte negli Stati Uniti. “La variabile chiave da tenere d'occhio è il ritorno in carica di Trump, che catalizzerebbe la crescita del settore”, si legge nel report pubblicato i primi giorni di agosto.

Bitcoin, i possibili scenari

Il 2024, fino ad oggi, è stato un anno che ha visto alternarsi eventi positivi a crolli di mercato, come quello causato dalla decisione di aumentare i tassi d’interesse da parte della Banca del Giappone a inizio agosto. Per questo motivo, considerando anche la fase ancora embrionale in cui il mercato si trova e la sua volatilità particolarmente elevata, non è assolutamente semplice delineare con certezza scenari futuri. Tuttavia, si possono fare delle ipotesi.

Se il prossimo 18 settembre la Fed dovesse tagliare i tassi dello 0,5% e i candidati alla presidenza degli Stati Uniti dovessero confermare (per Trump) o annunciare (per Harris) delle posizioni pro-cripto durante il dibattito previsto per il 10 settembre, gli analisti di 21Shares affermano che “i precedenti storici ci dicono che il rimbalzo di breve periodo potrebbe essere tra il 10% e il 40% e anche che gli investitori saranno disposti a detenere criptovalute nei loro portafogli per periodi di tempo potenzialmente più lunghi”.

Al contrario, se “la situazione geopolitica in Medio Oriente si dovesse aggravare ulteriormente e l’inflazione Usa fosse ancora troppo alta, questo abbasserebbe le speranze per un taglio dei tassi da parte della Fed nel 2024 e la predisposizione ad acquistare asset rischiosi sarebbe notevolmente compromessa. Allora potremmo assistere a ulteriori ondate di vendite, con perdite di valore aggregato fino al 10%-15%.”

In uno scenario più neutrale, con un taglio dei tassi da parte della Fed dello 0,25%, e senza ulteriori tagli previsti nel breve termine, gli analisti prevedono un rimbalzo di breve periodo più contenuto, tra il 5% e il 10%.

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Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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