La ripresa economica rallenta e il debito pubblico aumenta. L’Italia si presenta così all’appuntamento con il piano strutturale di bilancio, che dovrà essere recapitato a Bruxelles entro il 20 settembre, proprio mentre l'Europa discute del piano dell'ex presidente del consiglio e della BCE, Mario Draghi, per ridare competitività al Vecchio continente.
Per il governo guidato da Giorgia Meloni, dunque, non c’è solo la messa a punto della manovra finanziaria 2025, che ha già fatto esplodere i dibattiti sulle pensioni, la riforma dell’Irpef e la revisione di deduzioni e detrazioni fiscali, ma c’è anche l’obbligo di presentare, come tutti gli altri paesi dell’UE, il piano strutturale di bilancio. Proprio a quest’ultimo gli investitori, in particolare quelli in titoli di Stato, dovrebbero prestare attenzione.
Cos’è il piano strutturale di bilancio
Il nuovo documento è previsto dal Patto di stabilità e di crescita, che racchiude le regole fiscali dell’Unione europea ed è entrato in vigore il 30 aprile 2024.
Come si legge sul sito del Parlamento europeo, si tratta di un piano “di medio lungo termine” che definisce “gli obiettivi di spesa e come saranno intrapresi gli investimenti e le riforme”.
Il Patto di stabilità prevede anche che i paesi con debito eccessivo, come l’Italia, lo debbano ridurre in media dell’1% all’anno se è superiore al 90% del PIL (prodotto interno lordo) e dello 0,5% all’anno se è tra il 60% e il 90%. Il Belpaese registrava a fine 2023 una percentuale del 137,3% (dati Istat). Inoltre, stabilisce anche che se il disavanzo è superiore al 3% del PIL debba essere ridotto nei periodi di crescita con obiettivo 1,5% per creare “una riserva di spesa” per periodi economici difficili. In Italia, Eurostat ha certificato un deficit/PIL al 7,4% nel 2023, il più alto tra gli stati membri dell’UE.
L’Italia rispetterà le regole fiscali UE?
“La previsione del governo dell'aprile 2024 di un deficit del 3,7% del PIL nel 2025 a legislazione invariata rimane fattibile, anche se c'è il rischio di un piccolo slittamento”, spiega Javier Rouillet, senior vice president del team Global sovereign ratings di Morningstar DBRS. “La probabile proroga di un altro anno della riduzione del cuneo fiscale e la fusione delle prime due aliquote dell'imposta sul reddito per i redditi più bassi, insieme ad alcune misure aggiuntive in discussione, potrebbero esercitare un'ulteriore pressione negativa, se non accompagnate da misure compensative”.
Il compito dell’esecutivo italiano, dunque, non è solo quello di trovare le risorse per finanziare le misure, ma anche generare i necessari risparmi strutturali. “Riteniamo che il governo troverà un equilibrio tra l'introduzione di alcune delle sue priorità politiche e l'attuazione degli aggiustamenti necessari per rispettare le nuove regole fiscali dell'Unione Europea”, afferma Rouillet.
Perché la bassa crescita è un problema per il debito pubblico?
Nel secondo trimestre, il PIL italiano è cresciuto dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti e del +0,9% a confronto con lo stesso periodo del 2023. Nel commentare i dati lo scorso 2 settembre, l’Istat ha precisato che “la crescita acquisita per l’intero 2024 risulta dello 0,6%”, una percentuale inferiore rispetto a quella stimata a luglio (+0,7%) e alle previsioni del governo Meloni. Il Documento di economia e finanza (DEF), infatti, indicava un +1%.
La più bassa crescita economica pone un’ulteriore sfida per la manovra finanziaria 2025, perché la dinamica del debito pubblico dipende anche dalla differenza tra il tasso medio di interesse delle emissioni delle obbligazioni che servono allo Stato per finanziarsi e il tasso di crescita nominale del PIL. Se l’economia cresce poco non genera ricchezza sufficiente a ripagare il debito, tenendo anche conto del fatto che il premio richiesto dagli investitori per i titoli di Stato italiani è superiore a quello di altre economie (spread BTP-Bund).
L’Italia sembra allinearsi con la tendenza europea verso un rallentamento della ripresa e questo, secondo gli economisti di Goldman Sachs, è “particolarmente importante in questo momento che il governo si sta apprestando a definire il piano strutturale di bilancio nel rispetto delle regole europee”. In un report del 2 settembre, puntano l’attenzione soprattutto sulla debolezza del settore manifatturiero, che, data la sua rilevanza economica, ha un ruolo centrale nel delineare le prospettive di crescita ed è ancora al di sotto dei livelli pre-Covid nella quasi totalità dei segmenti industriali più importanti, come ad esempio i macchinari o l’auto.
E' di questi giorni la notizia, che la produzione industriale è scesa dello 0,9% a luglio rispetto al mese precedente, come rilevato dall'Istat che ha anche fatto sapere che nei primi sette mesi dell'anno il calo è stato del 3,2% rispetto allo stesso periodo del 2023.
I rischi che il governo Meloni non può ignorare
“La persistente debolezza del manifatturiero e la forza del mercato del lavoro (il tasso di occupazione è ai livelli più alti degli ultimi trent’anni) vanno abbinati a una crescita modesta del reddito reale”, spiega Filippo Taddei, economista di Goldman Sachs. “Dal 2019, la retribuzione media per dipendente in Italia è cresciuta quasi del 9% in meno rispetto al resto dell'area euro e il costo del lavoro unitario è aumentato del 6% in meno”.
“Ciò suggerisce che il paese stia attraversando un'altra ondata di ‘svalutazione interna’ dopo gli anni successivi alla crisi sovrana. Tuttavia, il forte mercato del lavoro ha dato un po' di sollievo alle finanze pubbliche italiane, sostenendo l'imposta sul reddito delle persone fisiche, che per la prima volta in due anni ha registrato un aumento del gettito fiscale superiore alla crescita nominale”, si legge ancora nella nota di Goldman Sachs.
Morningstar DBRS prevede che la crescita sarà ancora sostenuta dal miglioramento del potere d'acquisto delle famiglie, dalla domanda esterna e dall'impulso del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) agli investimenti pubblici. Nel breve periodo, però, gli analisti ritengono che “permangono rischi significativi”, soprattutto per quanto riguarda la riduzione dei generosi crediti d'imposta per la ristrutturazione delle case, la debolezza del settore manifatturiero tedesco e gli sviluppi geopolitici. “Come sempre, l'uscita dal contesto di bassa crescita pluridecennale in Italia rimarrà una sfida fondamentale che continueremo a monitorare”, avverte Rouillet.
L’aumento del debito pubblico è pericoloso per gli investitori?
Il debito pubblico si avvicina pericolosamente alla soglia dei 3 mila miliardi (2.949 miliardi di euro a giugno) e l'elevato rapporto debito pubblico/PIL dell'Italia (137,3% nel 2023), il secondo più alto dell'UE, rende il paese vulnerabile agli shock. L'impatto dei crediti d'imposta per la ristrutturazione della casa sul saldo di cassa e un differenziale meno favorevole tra crescita e tassi d'interesse dovrebbero far aumentare il rapporto debito pubblico/PIL nei prossimi anni.
I crediti d'imposta per l'edilizia, pari all’8,8% del PIL sono già stati contabilizzati nei disavanzi fiscali del 2021-23, ma il loro impatto sul fabbisogno di finanziamento continuerà a pesare sull'emissione di BTP per circa l'1,8% del PIL all'anno fino al 2026, secondo l’analisi di Goldman Sachs.
Inoltre, dato che Giorgia Meloni e il Ministro delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, si sono impegnati a estendere i tagli fiscali al prossimo anno, gli economisti di Goldman Sachs prevedono che il deficit fiscale del 2025 si assesterà al 4,1% del PIL, contro il 3,7% indicato nel DEF di aprile. “Il deficit fiscale continuerà poi a diminuire e raggiungerà il 3% del PIL solo nel 2027, tenendo conto del ritmo storico del consolidamento fiscale e del leggero aumento della spesa per interessi (0,2% del PIL), si legge nel report.
Per Morningstar DBRS, “l'impegno del governo a stabilizzare e infine ridurre il rapporto debito pubblico/PIL dell'Italia rimarrà un elemento chiave” sia per gli investitori sia per la Commissione europea. “D'altro canto, la scadenza media relativamente lunga del debito italiano, le ampie disponibilità delle autorità europee e la sana domanda del settore retail contribuiscono ad attenuare l'impatto di un aumento dei rendimenti e/o di oscillazioni temporanee del sentiment degli investitori”, conclude Rouillet.
Secondo gli strategist di Goldman Sachs, “le prospettive fiscali vulnerabili sono coerenti con uno spread BTP-Bund 10 anni a fine 2024 a 150 punti base”. Il prossimo anno, una crescita nominale in calo ed un eventuale mancato raggiungimento degli obiettivi di consolidamento del bilancio potrebbero avere un impatto negativo sui prezzi dei titoli di Stato italiani, la cui domanda da parte degli investitori privati e stranieri ha ormai raggiunto i livelli pre-crisi del debito sovrano del 2010.
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