Come stanno performando i mercati emergenti?

Oltre che dal negativo andamento della Cina, la regione è frenata anche dalla debolezza di Corea e America Latina.

Francesco Lavecchia 20/09/2024 | 10:02
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emergenti

Qual è lo stato di salute degli emergenti? Da inizio anno la regione ha guadagnato appena il 5 per cento (in euro al 16/09/2024), sottoperformando di circa 7 punti percentuali i listini dei mercati sviluppati. A condizionare negativamente la performance degli emerging markets è stata la debolezza della Borsa cinese, che pesa per il 22 per cento della capitalizzazione di mercato dell’indice Morningstar Emerging Markets, e che nello stesso periodo ha ceduto oltre il 3 per cento.

Significativo, in negativo, anche il risultato di un altro mercato asiatico, quello coreano. La Borsa di Seul, che pesa per l’11,85 per cento sulla market cap dell’indice della regione, ha perso l’8 per cento da inizio anno. Male anche i due principali mercati azionari dell’America latina: Brasile e Messico, che rappresentano rispettivamente il 4,6 per cento e il 2,3 per cento della capitalizzazione di Borsa del benchmark, hanno registrato perdite comprese tra il 14 per cento e il 18 per cento.

Le note positive arrivano dall’India. Il secondo mercato della regione in termini di peso sulla market cap dell’indice è salito del 22 per cento da inizio anno. Bene anche Taiwan, che ha guadagnato il 19,5 per cento, e i listini del Sudafrica, che nel periodo considerato hanno registrato un rialzo del 10 per cento.

 

Perché i listini cinesi continuano a faticare?

Ma cosa c’è dietro questi risultati? Il mercato azionario cinese risente del rallentamento dell’economia del paese. Dopo i dati in miglioramento registrati nel quarto trimestre del 2023 (+5,2 per cento vs +4,9 per cento del Q3) e nel primo quarter di quest’anno (+5.3 per cento), nel Q2 del 2024 la crescita del PIL è scesa a +4,7 (1,6 punti percentuali in meno rispetto all’anno precedente). “Il peggioramento del quadro macro si è tradotto direttamente in una contrazione degli utili che ha danneggiato pesantemente le azioni”, dice Michael Bourke, responsabile delle azioni dei mercati emergenti per M&G Investments, intervistato da Morningstar.

Gli effetti maggiori si sono avuti sulle aziende produttrici di beni di consumo: il segmento consumer defensive, che pesa per circa il 6 per cento sulla capitalizzazione di mercato dell’indice Morningstar China, ha perso da inizio anno il 23 per cento (in euro al 14/09/2024), quello beni di consumo ciclici (che incide per poco meno di un terzo sulla market cap dell’indice) ha ceduto il 2,6 per cento. Importante, in negativo, è stato anche il contributo dei settori salute e tecnologia, che complessivamente incidono per il 10 per cento sul valore di mercato del benchmark e che nel periodo considerato hanno registrato perdite attorno al 20 per cento. Tra le società che hanno performato peggio troviamo Baidu (-29 per cento) e la casa automobilistica Li Auto (-50 per cento).

L’indice Morningstar Korea, che è fortemente concentrato nel settore tecnologia (che pesa per il 44 per cento della capitalizzazione di mercato dell’indice), ha risentito della debolezza del titolo Samsung Electronics (che ha un peso del 27 per cento), che da inizio anno ha ceduto il 20 per cento. A incidere negativamente sull’indice coreano è stata anche la cattiva intonazione del comparto materie prime, e in particolare di titoli rilevanti come POSCO Holding (-27 per cento).

Guardando ai principali mercati emergenti in America latina, i listini azionari di Messico e Brasile hanno pagato entrambi le perdite accumulate dai settori finanza e materie prime, che pesano complessivamente per circa il 40 per cento su entrambi gli indici. La performance della Borsa messicana, inoltre, ha risentito delle forti vendite che hanno colpito i titoli consumer defensive, che rappresentano circa un terzo della market cap dell’indice Morningstar Mexico.

La crescita economica fa da traino all'equity indiano

Tra le note positive c’è senza dubbio l’ottima performance del mercato indiano, in linea di continuità con l’ottimo risultato realizzato lo scorso anno, chiuso con un guadagno del 19,5 per cento. A guidare i rialzi della Borsa di Mumbai sono stati i settori maggiormente legati al ciclo economico come finanza, consumer cyclical e beni industriali, che pesano complessivamente sull’indice Morningstar India per quasi il 45 per cento e che nel periodo considerato hanno guadagnato rispettivamente il 14,8 per cento, il 35,6 per cento e il 41,13 per cento.

Un risultato, questo, che non sorprende gli esperti, visto il buono stato di salute dell’economia indiana: “L'India è un'economia che sta andando incredibilmente bene e ci si aspetta che continui a farlo”, afferma Michael Bourke nella sua intervista a Morningstar. 

L’indice Morningstar Taiwan, invece, ha capitalizzato al meglio la crescita del settore tecnologia. Il comparto, che pesa per quasi il 70 per cento della market cap del benchmark, ha guadagnato il 30 per cento da inizio anno grazie alle ottime performance di titoli come Taiwan Semiconductor Manifacturing (che da sola pesa per il 37 per cento) e Hon Hai Precision Industry che nel periodo considerato hanno guadagnato rispettivamente il 54,4 per cento e il 65 per cento.

Quali sono gli emergenti più convenienti?

Dopo un 2023 e gran parte del 2024 in forte ritardo rispetto ai listini dei paesi sviluppati, le valutazioni di mercato degli emerging risultano essere più convenienti. Fatta eccezione per l’equity indiano, che viene scambiato con un premio del 6 per cento rispetto al fair value, le principali Borse della regione mostrano valutazioni interessanti.

I titoli quotati sui listini cinesi, ad esempio, sono mediamente scontati del 30 per cento rispetto al fair value, un margine di sicurezza abbastanza largo se si considerano le potenzialità del mercato: “Nonostante il trend ribassista in atto da circa tre anni, riteniamo che il potenziale di ulteriore ribasso della Cina sia relativamente limitato. Il mercato ha un potenziale di rialzo latente; tuttavia, la realizzazione di questo potenziale dipende dall'emergere di un catalizzatore che spinga il mercato verso l'alto. Si attende un fattore scatenante che sblocchi il valore intrinseco e determini un cambiamento positivo nella traiettoria del mercato. Riteniamo che il mercato sia già sobbollendo, ma che abbia bisogno di un continuo apporto di carburante per raggiungere la piena ebollizione”, afferma Jian Shi Cortesi, Investment Director, Asia/China Growth Equities di GAM in una nota del 2 settembre scorso.  

Quali occasioni in America latina?

Importanti, anche se meno generosi rispetto alla Cina, sono i tassi di sconto con i quali sono scambiate le azioni dei listini messicano e brasiliano, valutati con un rapporto Prezzo/Fair value medio rispettivamente pari a 0,85 e 0,87.

Relativamente al Messico, Dina Ting, Head of Global Index Portfolio Management di Franklin Templeton, è ottimista sui progressi economici e sulle prospettive di crescita future del paese latino-americano: “Nei prossimi trimestri, da qui alla fine del 2025, l’economia del paese dovrebbe registrare un tasso di crescita medio del 2 per cento grazie alla spinta offerta dalla domanda domestica e dalla robusta fiducia dei consumatori. Nel medio termine, poi, vanno considerati gli effetti positivi che il nearshoring, ovvero il ricollocamento di attività di un’azienda in una nazione vicina a quella della casa madre, avranno sull’economia del paese”, scrive in un report pubblicato lo scorso 15 luglio.

Nonostante le recenti debolezze, anche il Brasile, secondo Mathieu Nègre, Co-Head of Impact Investing di Union Bancaire Privée, può essere un’opportunità di investimento: “Il mercato Carioca ha pagato le continue preoccupazioni macroeconomiche riguardo la politica fiscale e le prospettive dei tassi d'interesse statunitensi. Questi fattori hanno avuto un impatto significativo sulla valuta. Tuttavia, riteniamo che si tratti di un fenomeno temporaneo e che il mercato offra interessanti punti di ingresso”, afferma in una nota pubblicata lo scorso 12 luglio.

 

 

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Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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