Sicurezza pensionistica: Svizzera il top, Italia perde posizioni

Secondo l’ultima edizione del Global Retirement Index di Natixis, il sistema pensionistico italiano si piazza 31esimo in termini di sicurezza su 44 Paesi.

Valerio Baselli 03/10/2024 | 09:13
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pensionati

Secondo il Global Retirement Index 2024 di Natixis Investment Managers, sono inflazione, tassi d’interesse, alto debito pubblico e i comportamenti individuali (come avere aspettative irrealistiche o una bassa adesione agli strumenti di previdenza complementare) gli aspetti che mettono sempre più sotto pressione la sicurezza pensionistica a livello globale. 

Giunto alla sua dodicesima edizione, il Global Retirement Index (GRI) è un indice multidimensionale, che misura lo stato di salute dei sistemi pensionistici internazionali in base ad una serie di parametri.

Realizzato in collaborazione con Core Data Research, il GRI fornisce un benchmark che incorpora un'ampia varietà di fattori essenziali per beneficiare di una pensione sana e sicura. Questi includono importanti fattori finanziari, nonché considerazioni come l'accesso e il costo dell'assistenza sanitaria, le condizioni climatiche, lo stato di governo e la felicità generale della popolazione. Le classifiche del GRI sono relative, non assolute, e si basano su un aggregato di punteggi medi dallo 0 al 100% per 18 misure di performance in ciascuno dei quattro sottoindici - Finanze in pensione, Benessere materiale, Salute e Qualità della vita - che vengono combinati per fornire un quadro complessivo.

La classifica comprende le economie avanzate del Fondo Monetario Internazionale (FMI), i membri dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) e i Paesi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina). I ricercatori hanno calcolato un punteggio medio per ogni categoria e hanno combinato i punteggi delle categorie per ottenere una classifica finale complessiva delle 44 nazioni studiate.

La Svizzera scalza la Norvegia e si piazza al primo posto

Nell'indice di quest'anno, la Svizzera ha scalzato la Norvegia (adesso al secondo posto con 81%) dal primo posto, con un punteggio complessivo dell'82%. I primi 10 posti rimangono invariati: Islanda (3°), Irlanda (4°) e Australia (7°) mantengono tutte le proprie posizioni. La Germania e la Danimarca hanno fatto un balzo in avanti rispetto all'anno scorso, occupando rispettivamente l'8° e il 9° posto, mentre i Paesi Bassi hanno superato il Lussemburgo al 5° posto, facendolo scendere al 6°. La Nuova Zelanda, invece, registra il cambiamento più significativo nella classifica dei Paesi più performanti, scendendo di due posizioni fino al 10° posto.

L’Italia scivola di tre posizioni

L’Italia, dal canto suo, perde tre posizioni, dal 28° posto del 2023 all’attuale 31° nonostante un aumento del punteggio accumulato: dal 62 al 64%. Il Paese registra segni positivi nei sottoindici Salute e Benessere materiale, mantiene il proprio punteggio e la propria posizione nel sottoindice Finanze in pensione e cala leggermente nel sottoindice Qualità della vita, piazzandosi appena fuori dalla top 20 nel sottoindice Salute. L’Italia migliora in tutti gli indicatori di salute, in particolare nell'aspettativa di vita, che passa dall'84 al 90%.

Tuttavia, questo aumento non è stato sufficiente a compensare gli analoghi incrementi dell'aspettativa di vita post covid in altri Paesi, lasciando l'Italia all'11° posto. Mentre il tasso di occupazione complessivo dell'Italia rimane uno dei più bassi della zona Euro, l'indicatore del reddito pro capite subisce un leggero calo del punteggio, scendendo al 70%, anche se il Paese riesce comunque a salire di un posto in classifica.

L'Italia mantiene il 40° posto nel sottoindice Finanze in pensione, confermando il punteggio dello scorso anno. Il Paese conserva il proprio punteggio e posizione in tre dei cinque indicatori, ma registra lievi cali negli indicatori della felicità e dei fattori ambientali. Il leggero calo dei livelli di felicità del Paese può essere attribuito alla diffusa sfiducia nel governo e nelle istituzioni pubbliche, tuttavia continua a ottenere buoni risultati in termini di forti legami familiari per quanto riguarda i livelli di felicità.

L’81% degli intervistati consapevole di dover investire per la pensione

Nonostante le prospettive generalmente positive per la sicurezza pensionistica a livello globale, i risultati della lunga indagine globale di Natixis sugli investitori individuali mostrano che il numero di individui che ritengono che sia sempre più responsabilità loro finanziare la pensione da soli, piuttosto che affidarsi a pensioni pubbliche, è cresciuto dal 67 all'81% tra il 2015 e il 2023.

In linea generale, negli ultimi anni gli investitori hanno vissuto con una certa ansia il passaggio da pensioni a prestazione definita a piani a contribuzione definita, unito a shock di breve periodo come la pandemia e la conseguente esplosione del debito pubblico, oltre all’inflazione e alla volatilità dei mercati. Di fatti, cresce anche quella fetta di intervistati che non credono alle loro possibilità di raggiungere la sicurezza pensionistica (dal 40 al 45% tra il 2021 e il 2023).

Aumentano i risparmi, ma attenzione al Longevity Risk

Insomma, i singoli individui sanno che dovranno assumersi gran parte della responsabilità per il finanziamento della pensione. Di fatti, gli investitori hanno aumentato i loro risparmi, registrando un risparmio pensionistico medio del 16,6% nel 2023, contro il 13,8% del 2019.

Il problema, ci dice lo studio, è che mentre da un lato gli investitori dimostrano di prendere sul serio la sfida aumentando i contributi ai piani pensione, dall'altro stanno sottovalutando il numero di anni in cui quei risparmi dovranno essere usati. Stanno sottostimando, cioè, la durata della loro vita post-lavorativa. Tecnicamente, questo si chiama Longevity Risk (rischio di longevità).

Infatti, se il risparmio è un obiettivo definibile, la longevità è la variabile misteriosa della pianificazione pensionistica. Ed è qui che è necessaria la consulenza di un professionista.

“Alla luce di questo, i fornitori di servizi finanziari devono essere più proattivi nell'aiutare le persone a risparmiare di più - fino alla pensione e attraverso di essa - offrendo un supporto migliore e soluzioni adatte al contesto odierno e alle esigenze pensionistiche individuali, compreso l'accesso ai mercati pubblici e privati, se vogliamo aiutare a prevenire una crisi pensionistica in futuro”, ha commentato in una nota Marco Barindelli, Country Head Italy di Natixis IM. Detto questo, secondo Barindelli  “per i pensionati è positivo il fatto che l'inflazione sembra essere scesa vicino all'obiettivo e che la salute sta migliorando per la maggior parte dei Paesi dell'indice, anche se le finanze sono complessivamente in calo, soprattutto a causa dell'aumento dei livelli di debito pubblico, del persistere di tassi di interesse elevati e della pressione fiscale”.

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Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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