Cosa cambia per le mid-cap con i tassi di interesse in calo

Secondo i fund manager intervistati, il taglio dei tassi da parte della BCE dovrebbe favorire il segmento delle società a media capitalizzazione.

Francesco Lavecchia 21/10/2024 | 10:58
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euro

Il nuovo taglio dei tassi di interesse da parte della BCE aiuterà la corsa delle mid-cap europee? La Banca Centrale Europea ha ridotto il costo del denaro di 0,25 punti base nella scorsa riunione del 17 ottobre, per la terza volta consecutiva. Questa normalizzazione della politica monetaria, dicono gli esperti, giocherà un ruolo importante nella sovraperformance di questo segmento. “Le azioni a media capitalizzazione sono più sensibili ai movimenti dei tassi di interesse di quanto non lo siano le large cap. Il motivo è che le aziende più grandi hanno un accesso più facile ai mercati azionari e a quelli obbligazionari, perché gli investitori le percepiscono come più solide e resistenti e dunque come un posto più sicuro in cui allocare i loro capitali", dice Michael Field European Market Strategist di Morningstar.

Questo diversa sensibilità ai tassi di interesse, aggiunge, Field, gioca un ruolo nel formulare le aspettative del mercato: “Se gli investitori si aspettano che possa concretizzarsi una progressiva riduzione dei tassi di interesse nei mesi a venire, sono fiduciosi che questo produca un miglioramento della redditività delle aziende più piccole, in quanto possono contare su un costo del denaro più basso, e di conseguenza delle loro valutazioni di mercato. E dunque aumentano la loro esposizione verso questo segmento”.   

Philipp Schweneke, Co-head European equities di DWS e gestore del fondo DWS Invest ESG European Small/Mid Cap, valutato dagli analisti di Morningstar con un Medalist Rating pari a Silver (per le classi XC e ID), sottolinea quanto sia importante anche l'andamento del ciclo economico: “Questo segmento tende a sovraperformare già dopo il primo taglio dei tassi d’interesse delle banche centrali, e i pattern storici confermano questa loro attitudine”. Tuttavia, sottolinea Schweneke, il contesto macro giocherà un ruolo importante: “La sovraperformance potrebbe essere più accentuata se il PIL della regione dovesse continuare a crescere, come previsto dal consenso attuale. In secondo luogo, ci aspettiamo che le mid-cap mostrino una crescita degli utili per azione (EPS) più rapida rispetto alle large cap nei prossimi 12 mesi (9,2% vs 7,6%), il che è generalmente un fattore di supporto alla crescita dei corsi azionari”.

Più cauto relativamente alla performance delle azioni mid-cap è Nick Paul, co-gestore del fondo MFS Meridian Funds - European Smaller Companies Fund A1 EUR, valutato con un Medalist Rating pari a Silver: “Il positivo risultato del segmento, soprattutto nel terzo trimestre, è stata determinata dalla prospettiva di un calo dei tassi d'interesse in Europa. Il rafforzamento di questo trend, però, dipenderà dai segnali che arriveranno dalla congiuntura. Se il ciclo di riduzione dei tassi si concretizzasse in un contesto di normalizzazione della politica monetaria, gli asset ciclici più rischiosi dovrebbero ottenere buoni risultati. Se invece l'economia dovesse deteriorarsi bruscamente, gli investitori venderebbero gli asset più rischiosi e a più alto beta. Per capire meglio in quali dei due scenari ci troviamo, aspettiamo di avere una maggiore chiarezza sulla ripresa degli utili societari e sullo stato di salute dell’economia della regione”.

Mid-cap a sconto

L’indice Morningstar Eurozone Mid Cap ha superato di un punto percentuale il benchmark dei titoli a larga capitalizzazione nel secondo trimestre di quest’anno e di circa il 2,5% nel terzo quarter, ma questi ultimi risultati non sono bastati a risollevare le valutazioni del segmento che restano molto convenienti. Schweneke evidenzia come l’indice Stoxx Large sia valutato 13,3 volte gli utili attesi nel 2025, rispetto a 11,4 volte dello Stoxx Mid, e che questo gap di allarga ulteriormente se si confrontano i rapporti EV/EBITDA (9,7 delle large cap contro 6,4 delle mid-cap).

Secondo Paul, negli ultimi 24 anni il segmento delle azioni a media capitalizzazione di mercato non è mai stato così conveniente rispetto a quello large cap: “L’ultima volta in cui abbiamo visto un gap così ampio in termini di valutazione tra i due segmenti è stato alla fine degli anni ’90. Da lì abbiamo assistito a un periodo prolungato di sovraperformance delle piccole e medie aziende durante i successivi otto anni fino alla crisi finanziaria globale”.

Cosa mettere in portafoglio

Schweneke, secondo cui la maggiore stabilità politica del Regno Unito rappresenterà un vantaggio per le mid-cap di questo mercato rispetto a quelle di altri paesi come Francia e Germania, preferisce sottopesare i settori più legati al ciclo economico: “Il comparto materie prime e quello energia hanno bisogno di essere sostenuti da una congiuntura forte. Inoltre, gli energetici soffrono strutturalmente il tema della transizione energetica. Al contrario, crediamo che le iniziative dell’UE, come RepowerEU, siano favorevoli per le aziende nel settore dei cavi e delle utility. Vediamo una ripresa dell’industria dell’e-commerce, dopo lo stallo causato dalla pandemia, e ci aspettiamo che il trend di re-shoring possa dare un sostegno positivo alle aziende farmaceutiche e dell’ingegneria”.

Lo scetticismo su un deciso miglioramento del contesto macroeconomico nella regione fa propendere anche Paul per un sottopeso dei titoli maggiormente legati al ciclo economico: “Sebbene il nostro approccio all’investimento sia di tipo bottom-up, i maggiori sottopesi in portafogli riguardano il settore finanziario e quello manifatturiero, in particolare l'industria dei macchinari”. Al 31 agosto di quest’anno, infatti, il portafoglio del fondo DWS presentava una quota dell’1,87 dell’utility italiana Terna TRN e dell’1,46 della spagnola Solaria Energía y Medio Ambiente SLR.

Tra i preferiti del gestore del fondo MFS Meridian Funds ci sono invece alcuni segmenti delle materie prime e dei beni di consumo: “Al momento siamo maggiormente sovrappesati nel settore dei materiali, dove preferiamo selezionare titoli chimici speciali che storicamente hanno mostrato rendimenti e margini più stabili nel tempo, nonché società del settore dei contenitori e degli imballaggi.

Mentre preferiamo evitare le società produttrici di carta e la maggior parte delle società del settore metallurgico ed estrattivo, in quanto gli utili di queste aziende dipendono fortemente dalla volatilità dei prezzi delle materie prime. Nel comparto beni di consumo, continuiamo a privilegiare le aziende che operano in nicchie di mercato, hanno forti posizioni di mercato e sono generalmente difficili da sostituire dai loro clienti”. Al 31 agosto il fondo MFS sottopesava di 5 punti percentuali i titoli finanziari e di 6 quelli del settore beni industriali, mentre tra le principali holding di portafoglio erano presenti la tedesca Symrise, attiva nel settore materie prime, con una quota del 3,8%, e la produttrice danese di birra Carlsberg, con una quota dell’1,83%.

Le mid-cap di Piazza Affari

Le mid-cap italiane hanno avuto un comportamento in linea con quelle dell’area euro. Da inizio anno l’indice FTSE Italia Star, il cui paniere è formato da aziende mid-cap che rispettano particolari requisiti in termini di informativa societaria e di corporate governance, ha ceduto il 2,03% (in euro al 16 ottobre 2024), mentre il FTSE MIB è salito del 15,69%.

Secondo Andrea Randone, Head of Mid Small Cap Research di Intermonte, la sottoperformance dei titoli a media capitalizzazione è da ricondurre alla diversa composizione degli indici: “Se analizziamo il FTSE MIB, il 38% della sua market cap è rappresentata dal settore finanziario, il 15% dalle utility e il 12% dagli energetici, mentre l’indice FTSE Italia Star è maggiormente esposto al comparto manifatturiero, con un peso del 33% - contro il  6% del FTSE MIB- a quelli tecnologia e salute, entrambi pari al 18% della market cap contro un peso del 3% all’interno dell’indice delle blue chip”.

Questa differente composizione settoriale, aggiunge Randone, determina il diverso orientamento dei due indici in termini di stile e dunque lascia intravedere la possibilità di una inversione nel trend delle loro performance:“L’indice FTSE MIB può essere considerato una proxy dei titoli value, mentre l’indice STAR una proxy dei titoli growth. Lo scenario che si è verificato negli ultimi anni – con tassi di interesse in forte aumento per combattere l’inflazione - ha favorito i titoli value. Ora che l’inflazione è di nuovo sotto controllo, ci aspettiamo una graduale riduzione dei tassi da parte della BCE. Uno scenario, questo, che favorisce i titoli growth e dunque il segmento mid-cap”.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
Carlsberg AS Class A1.000,00 DKK0,00
DWS Invest ESG Eurp Small/Mid Cap FC156,90 EUR-0,07Rating
MFS Meridian European Smlr Coms A1 EUR81,75 EUR-0,16Rating
Solaria Energia y Medio Ambiente SA10,48 EUR0,00
Symrise AG117,30 EUR-0,97Rating
Terna SpA8,19 EUR-0,32

Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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