Il buon andamento dei mercati si riflette sui rendimenti dei fondi pensione. Secondo gli ultimi dati della Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione), al netto dei costi di gestione e della fiscalità, nei primi nove mesi del 2024 i risultati delle forme di previdenza complementare si confermano positivi, con valori più elevati per le gestioni con una maggiore esposizione azionaria.
Quanto rendono i fondi pensione?
Per i comparti azionari si riscontrano rendimenti medi pari all’8,9% nei fondi negoziali, al 9,6% nei fondi aperti e al 10,3% nei PIP (piani individuali pensionistici). Dei risultati in sé positivi, che tuttavia hanno ampiamente sottoperformato i mercati azionari globali (il Morningstar Global Markets Index è salito del 17,6% nello stesso periodo); lo stesso vale anche per l’indice Morningstar Italy, che misura l’andamento della Borsa di Milano (+20,7% tra il primo gennaio e il 30 settembre 2024).
Nelle linee bilanciate, invece, i risultati sono in media pari al 5,8% nei fondi negoziali, al 6,2% nei fondi aperti e al 5,7% nei PIP. Rendimenti medi inferiori, ma comunque positivi, si rilevano per i comparti obbligazionari e garantiti. Nello stesso periodo, il TFR (trattamento di fine rapporto) si è rivalutato dell’1,5%.
Valutando i rendimenti su orizzonti temporali più coerenti con le finalità del risparmio previdenziale, nel periodo che ai dieci anni da inizio 2014 a fine 2023 aggiunge anche i nove mesi del 2024, i rendimenti medi annui composti delle linee a maggiore contenuto azionario si collocano intorno al 5% per tutte le tipologie di forme pensionistiche; per le linee bilanciate, i rendimenti medi sono compresi tra il 2 e il 3%. Le linee garantite e quelle obbligazionarie mostrano invece rendimenti medi intorno all’1% e, in alcuni casi, anche inferiori; le gestioni separate di ramo I dei PIP, che contabilizzano le attività al costo storico e non al valore di mercato, ottengono un rendimento medio dell’1,7%. Nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari al 2,3%.
Osservando la distribuzione dei risultati dei singoli comparti tra le diverse tipologie di forma pensionistica e le diverse linee di investimento, tutti i comparti azionari e anche una buona parte dei bilanciati mostrano rendimenti più elevati rispetto ai comparti obbligazionari e a quelli garantiti oltreché al TFR. Per ciascuna tipologia di linea di investimento, i fondi negoziali mostrano nel complesso una dispersione dei rendimenti dei singoli comparti inferiore a quella che registrano fondi aperti e PIP.
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Piccoli passi avanti nelle adesioni
La Covip ci dice che a settembre 2024, il totale di posizioni in essere delle forme pensionistiche complementari è di 11 milioni, il 3,3% in più rispetto alla fine del 2023. A tali posizioni, che includono anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti di 9,880 milioni.
Le posizioni sono cresciute di 205.900 unità nei fondi negoziali (+5,1% rispetto al dicembre 2023), per un totale complessivo di 4,223 milioni. A contribuire di più a tale crescita, sono ancora il fondo rivolto al settore edile (+98.600 posizioni), destinatario dell’adesione contrattuale di lavoratori attraverso il versamento di un contributo, ancorché di importo modesto, a carico del solo datore di lavoro, e il fondo del pubblico impiego (+28.600 posizioni). Nelle forme pensionistiche di mercato, si contano 90.700 posizioni in più nei fondi aperti (+4,7%) e 47.700 in più nei PIP (+1,3%); alla fine di settembre, il totale delle posizioni in essere in tali forme è pari, rispettivamente, a 2,041 milioni e 3,829 milioni.
Tuttavia, come spiegato in questo articolo, il livello generale di adesione alla previdenza complementare risulta ancora troppo basso per poter garantire la sostenibilità del sistema pensionistico nel lungo periodo.
Salgono contributi e asset dei fondi pensione
Nel corso dei primi tre trimestri del 2024, fondi negoziali, fondi aperti e PIP hanno raccolto nel complesso 10,5 miliardi di euro, in crescita del 7,9% sul corrispondente periodo del 2023. L’incremento risulta più sostenuto per i fondi aperti (9,7%). Il totale delle risorse destinate alle prestazioni è di 238 miliardi di euro, il 6,1% in più rispetto ai 224,4 miliardi di fine 2023.
Circa i tre quinti dell’incremento è dipeso dall’aumento dei corsi dei titoli in portafoglio; il resto è dovuto ai flussi contributivi al netto delle uscite. L’attivo netto è di 73,5 miliardi di euro nei fondi negoziali, aumentato dell’8,3% rispetto alla fine dell’anno precedente; si attesta a 36,1 miliardi nei fondi aperti e a 53 miliardi nei PIP, rispettivamente, il 10,8 e il 6,1% in più in raffronto al 2023.
L'autore o gli autori possiedono posizioni in alcuni titoli menzionati in questo articolo. Leggi la policy editoriale di Morningstar.
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