Un dono straordinario
Con questo articolo si chiude la mia rubrica che per anni ho curato per Morningstar. Mi ritiro dall’azienda per la migliore delle ragioni possibili. La mia salute è buona e i miei capi preferirebbero che rimanessi al lavoro. Tuttavia, posso permettermi di impiegare il mio tempo in altro modo, se lo desidero. Recentemente mi sono reso conto che lo desidero.
Questa è la storia di un trionfo. E con questo non mi riferisco alla mia carriera. A dire il vero, questa è stata una felice sorpresa, dato che sono entrato nel campo della finanza con poche aspettative dopo aver abbandonato un dottorato di ricerca in inglese (in seguito, ho ricevuto una adeguata formazione per la mia nuova occupazione, ottenendo prima il titolo di analista finanziario e poi un MBA). Ma questo articolo non riguarda me, ma il trionfo del mercato azionario statunitense.
Scrivo queste parole con sincero e sentito apprezzamento, poiché ho imparato tardi a conoscere le qualità delle azioni. La mia famiglia non investiva. I parenti di mia madre lavoravano come insegnanti e bibliotecari, integrando le loro pensioni con i risparmi in banca. Dalla parte di mio padre, la maggior parte era diplomato e aveva come piano finanziario a lungo termine quello di arrivare all’anno successivo.
Di conseguenza, sono stato educato a considerare l’investimento in azioni come un gioco d’azzardo. Alcuni vincono, altri perdono. Solo da adulto ho imparato che i maggiori benefici delle azioni non si ottengono quando si da trading sfrenato, ma semplicemente quando vengono tenute in portafoglio. A differenza degli avventori del casinò, le probabilità favoriscono i partecipanti al mercato azionario.
La crescita degli utili aziendali
Il motivo del successo del mercato azionario è semplice: le aziende generano profitti e, nella maggior parte dei casi, questi profitti aumentano nel tempo, piuttosto che diminuire. Ad esempio, ho iniziato a lavorare per Morningstar nel febbraio 1988. Il grafico seguente mostra due versioni della variazione degli utili delle società dell’indice S&P 500 a partire da quella data: 1) nominale, che è il metodo abituale di rendicontazione dei risultati finanziari, e 2) reale, che è la misura rilevante per gli investitori, in quanto elimina l’effetto dell’inflazione. Il valore iniziale di ciascuna misura è 100.
Molto bene. Ma la crescita degli utili rappresenta solo la base del rendimento, poiché la maggior parte delle società distribuisce dividendi che migliorano il rendimento totale di un’azione. Ancora una volta, userò la mia esperienza personale come esempio. Poco dopo essere arrivato a Morningstar, ho investito USD1.300 in un fondo azionario statunitense chiamato Nicholas II NCTWX. In questo caso, ho scelto di reinvestire le distribuzioni del fondo per acquistare altre azioni.
Dagli utili ai rendimenti totali
L’effetto di questi dividendi, insieme al successivo aumento delle valutazioni azionarie - il rapporto price/earnings (P/E) del mercato azionario è raddoppiato da allora - è stato straordinario. L’immagine che segue riprende i dati del grafico precedente, ma questa volta traduce il mio investimento di USD1.300 nel suo valore iniziale di 100. L’illustrazione mostra anche: 1) i rendimenti totali nominali e reali del fondo Nicholas II e 2) i risultati del fondo che avrei dovuto scegliere, il Vanguard 500 Index VFINX.
Ci sono due modi di interpretare questi risultati. Uno è che avrei dovuto leggere i consigli di Jack Bogle prima di acquistare il mio primo fondo! Questa scelta, infatti, mi ha fatto perdere un terzo dei potenziali profitti dell’investimento.
Tuttavia, il gap in termini di performance del Nicholas II non è riconducibile solo ai suoi costi più elevati. Il comparto ha anche fatto degli errori nella scelta degli investimenti. La maggior parte dei suoi titoli non era abbastanza grande da essere inclusa nell’S&P 500. Nel tempo, suggerisce la ricerca accademica, le società più piccole dovrebbero superare le blue chip. In questi oltre 37 anni, non lo hanno fatto. C’est la vie.
Il secondo modo è guardare all’evoluzione della linea gialla. Il mio portafoglio ora vale USD40.820 , rispetto ai USD1.300. È vero, questa cifra deve essere scontata per tenere conto dell maggiore potere di acquisto del dollaro nel 1988. Ma chi sono io per lamentarmi?
Troppa preoccupazione
L’enorme guadagno del mercato azionario statunitense è solo metà della storia. Il corollario sorprendente, divertente e spesso sconcertante è che poche persone hanno creduto in questo successo. Dopotutto, le società statunitensi si sono comportate come ci si aspettava, facendo crescere il loro business e pagando dividendi. Anche se i loro multipli P/E fossero rimasti invariati invece di raddoppiare, il mio investimento varrebbe USD20.420 in termini nominali e USD7.495 in termini reali.
Eppure, durante questi anni c'è stata tanta diffidenza. Nei primi numeri di Barron’s che ho letto c’era un signore di nome Bob Prechter che aveva previsto che il Dow Jones Industrial Average sarebbe sceso presto a 400. All’epoca, il DJIA era a USD2.000. Ora viaggia attorno a 44.000.
L’affermazione di Prechter era estrema, ma il suo sentimento era condiviso. Le argomentazioni contro l’investimento in equity erano numerose: la conquista della Casa Bianca da parte di un candidato democratico, dopo 12 anni di governo dei repubblicani, ha creato un esuberanza irrazionale negli investitori azionari e il CAPE ratio mostrava che le azioni erano storicamente costose. In seguito, il ritorno dell’economia globale al “New Normal” dopo la crisi finanziaria globale del 2008 prometteva di far scendere i prezzi delle azioni.
Il ricordo più importante della mia carriera è la perenne convinzione che gli investitori azionari avessero perso un’occasione. Eppure, non è mai stato questo il caso. Ad esempio, 25 anni dopo essere entrato a far parte di Morningstar, nel 2013, ho finalmente acquistato alcune azioni Berkshire Hathaway BRK.B. Troppo tardi? Niente affatto. La società valeva USD150 miliardi al momento del mio acquisto. Ora detiene più del doppio di questa cifra solo in contanti. Il suo valore complessivo è di ben USD1.000 miliardi.
Guardare avanti
Naturalmente, non mi aspetto che le azioni abbiano una performance così spettacolare nei prossimi 37 anni. È altamente improbabile che il loro rapporto P/E raddoppi di nuovo e il contesto economico potrebbe non essere così roseo. D’altro canto, un aspetto dell’economia statunitense persisterà quasi certamente: il vantaggio per il capitale. Per molto tempo, negli Stati Uniti, i proprietari delle aziende sono riusciti ad aumentare la loro ricchezza più velocemente di quanto non abbiano fatto i loro lavoratori. Non vedo alcuna possibilità che questa condizione possa cambiare in futuro.
Se questo è il mio “goodbye”, nel titolo ho precisato che non è un addio definitivo. Questo perché ho raggiunto un accordo con la società. Continuerò a inviare articoli a Morningstar quando un argomento mi interessa. In cambio, la società mi permetterà di mantenere il mio indirizzo e-mail che è john.rekenthaler@morningstar.com. Teniamoci in contatto.
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