Inflazione nell’eurozona: cosa aspettarsi dai dati di novembre

I prezzi dovrebbero aumentare del 2,4%, ma un taglio dei tassi di interesse da parte della BCE è ancora molto probabile a dicembre.

Sara Silano 26/11/2024 | 15:04
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Illustrazione collage della Banca Centrale Europea con forme e icone di sfondo

I mercati guardano ai dati flash sull’inflazione nell’eurozona, che saranno pubblicati da Eurostat il 29 novembre, prima dell’ultima riunione dell’anno della Banca Centrale Europea il 12 dicembre.

Secondo le stime di consensus di FactSet, l’inflazione complessiva dovrebbe essere superiore del 2,4% rispetto ai livelli di novembre 2023 e in aumento rispetto alla lettura di ottobre del 2,0% su base annua.

L’inflazione core, che indica i prezzi senza i costi energetici e alimentari, dovrebbe attestarsi al 2,9% su base annua a novembre.

“L‘inflazione dell’eurozona dovrebbe salire ancora una volta a novembre, al 2,4%, dal 2% di ottobre. Per gli ‘orsi’, questo potrebbe causare un po’ di costernazione, con i commentatori che si chiedevano solo due mesi fa se la BCE fosse stata troppo lenta nel tagliare i tassi e, peggio ancora, se stessimo entrando in un ambiente deflazionistico”, dice Michael Field, strategist sul mercato europeo di Morningstar.

“L’inflazione core dovrebbe aumentare di un più modesto 0,2%, evidenziando che i prezzi di base sono sostanzialmente stabili. Gran parte dell’aumento ha riguardato l’inflazione dei servizi, in particolare i tassi salariali, con un mercato del lavoro europeo ancora rigido rispetto agli standard storici”, aggiunge Field.

Nell’ottobre 2024, il maggior contributo al tasso d’inflazione annuale dell’area dell’euro è stato dato dai servizi (+1,77 punti percentuali, pp), seguiti da prodotti alimentari, alcolici e tabacco (+0,56 pp), beni industriali non energetici (+0,13 pp) ed energia (-0,45 pp).

Quando l’inflazione ricomincerà a scendere?

Secondo Martin Wolburg, senior economist di Generali Investments, l‘inflazione riprenderà la sua traiettoria discendente solo a partire da gennaio. “Dopo essere scesa a settembre a solo l’1,7% anno su anno, il tasso più basso da giugno 2021, l’inflazione complessiva dell’area dell’euro è destinata a rimbalzare ulteriormente a novembre”, ha detto a Morningstar. “I prezzi alla produzione delle imprese nell’indagine PMI sono aumentati. Il principale fattore di rialzo sarà ancora una volta rappresentato dagli effetti di base meno disinflazionistici legati ai prezzi dell’energia. L’inflazione core potrebbe addirittura aumentare di nuovo, con gli effetti di base dei prezzi degli affitti che svolgeranno un ruolo importante. Nel complesso, siamo d’accordo con il consensus di un tasso d’inflazione nominale a novembre del 2,4% a/a, in aumento rispetto al precedente 2,0% a/a”.

Goldman Sachs prevede che l’inflazione complessiva salga al 2,34% a novembre e si raffreddi “nei prossimi mesi”, ma aggiunge - nella sua anteprima sull’inflazione di novembre - che vede i segnali più solidi emersi dal dato sull’inflazione finale di ottobre e l’aumento del ritmo dell’inflazione sottostante come un indicatore di pressioni sui prezzi più “tenaci”. Gli analisti prevedono un’inflazione di fondo a fine 2024 del 2,6% annuo e un’inflazione complessiva del 2,5% annuo.

Il rallentamento economico preoccupa più dell’inflazione

Nel corso del 2024, l’inflazione nell’eurozona è diminuita in modo significativo, ma alcune componenti inflazionistiche, come i salari, rimangono “appiccicose”. “Salvo eventi imprevisti, come fluttuazioni nei prezzi energetici o stimoli fiscali inattesi, l’inflazione dovrebbe stabilizzarsi“, ha dichiarato a Morningstar Antonella Manganelli, CEO di Payden & Rygel Italia. ”Permangono, però, rischi al ribasso, legati soprattutto alla debolezza della crescita economica. Le prospettive di crescita per l’eurozona restano infatti limitate. Il settore manifatturiero globale è ancora in difficoltà, con la Germania - principale motore industriale - penalizzata dalla lentezza delle esportazioni e dalle sfide nei settori ad alta intensità energetica".

Le preoccupazioni per la crescita economica sono aumentate dopo l’elezione di Trump, perché la piena attuazione delle politiche proposte dal presidente eletto metterà ulteriormente sotto pressione l’economia europea. Secondo Dave Chappell, Senior Fixed Income Portfolio Manager di Columbia Threadneedle Investments, “questo dovrebbe spingere la BCE ad essere più attiva della Fed nel ridurre i tassi”.

Chappell ha spiegato a Morningstar che, se gli Stati Uniti dovessero erigere ulteriori barriere commerciali, l’unico modo per la Cina di sostenere le proprie esportazioni potrebbe essere quello di inondare ulteriormente l’Europa con i suoi prodotti a basso costo, in particolare con i veicoli elettrici, con ripercussioni negative sulla crescita dell’economia dell’area dell’euro.

Di quanto ridurrà i tassi di interesse la BCE a dicembre?

La riunione della BCE si terrà il 12 dicembre e si ritiene che un taglio dei tassi sia ormai cosa fatta, mentre resta aperto il dibattito sul “quanto”. L’istituto di Francoforte ha tagliato il tasso di riferimento sui depositi di 0,25 punti percentuali, portandolo al 3,25% in ottobre, e ha ribadito i rischi di ribasso per la crescita, ma in generale ha espresso una preferenza per tagli graduali. I funzionari della BCE hanno, inoltre, mostrato varie opinioni sull’impatto sull’inflazione delle rinnovate tensioni commerciali.

Field ritiene che i dati dell‘inflazione di novembre non dovrebbero dare alla BCE “troppe preoccupazioni”. “Per quasi due anni la crescita dei salari è stata sfasata rispetto all‘inflazione, quindi è prevedibile che ci sia ancora un certo effetto di recupero. A condizione che i prezzi non aumentino di molto, siamo ancora abbastanza vicini al punto in cui ’devono essere', ossia al livello del 2% o intorno ad esso”, aggiunge Field.

Secondo Goldman Sachs, “un taglio di 25 punti base rimane probabile a dicembre”, ma una variazione significativa rispetto alle attese dei dati sull’inflazione potrebbe far pendere la bilancia verso i 50 punti base.

Dopo che i dati PMI preliminari di novembre sono risultati ben al di sotto delle aspettative, i mercati hanno iniziato a prezzare un taglio di 50 punti base a dicembre. “A nostro parere, questa mossa potrebbe essere accompagnata da una decisa revisione del percorso di riduzione del bilancio, ma è difficile stimare una probabilità specifica", ha spiegato a Morningstar il 22 novembre Giorgio Broggi, Quantitative analyst di Moneyfarm.

“La BCE, infatti, oltre ad avere un obbligo di mandato sull’aumento dei prezzi, ma non sulla crescita, ha anche la reputazione di essere, sotto la guida di Lagarde, più reattiva che preventiva. Di conseguenza, in assenza di forti segnali di instabilità, la BCE potrebbe procedere con cautela, nonostante la debolezza economica. In ogni caso, ci aspettiamo un tasso tra l’1,5% e l’1,75% a fine 2025, in linea con le attese del mercato".

Manganelli di Payden & Rygel Italia si aspetta un taglio di 25 punti base a dicembre e un’ulteriore riduzione l’anno prossimo, ma non esclude tagli più consistenti se l’economia si deteriorerà e le tensioni commerciali aumenteranno.


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Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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