M&A in Italia, oltre le banche nel radar ci sono lusso e difesa

Nuove fusioni e acquisizioni possono accendere il mercato italiano nei prossimi mesi, mentre non si spengono i riflettori sulle banche.

Francesco Lavecchia 03/12/2024 | 09:08
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borsa italiana

L’ultima settimana di novembre sarà ricordata a Piazza Affari per la nuova fiammata di M&A. Lunedì 25 novembre è arrivata a sorpresa la proposta di offerta pubblica di scambio di UniCredit UCG su Banco BPM BAMI, poi rigettata da quest’ultimo, e subito dopo si sono diffusi i rumors su una possibile partnership tra Generali G e Natixis nell’asset management. Infine, giovedì 28 novembre, Nexi NEXI è decollata in Borsa sulla notizia di un interesse di Cassa depositi e prestiti per la rete nazionale interbancaria (RNI). Ma il clima di effervescenza delle fusioni e acquisizioni potrebbe riservare altre sorprese e magari fare da traino per una nuova accelerata dei listini di Piazza Affari, dopo un 2024 da primatista in Europa.

Come certificato dai numeri di KPMG, il 2024 è stato fino ad ora un anno record per il mercato delle M&A. Nei primi nove mesi sono stati spesi dalle aziende italiane EUR61,1 miliardi per finanziare 1.016 nuove operazioni di fusione o acquisizione, il 147% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

“Questi numeri sono sicuramente anche il frutto del miglioramento del contesto macroeconomico, che mostra una crescita economica importante e politiche monetarie meno stringenti messe in atto dalle Banche centrali”, scrive Max Fiani Partner KPMG nel suo ultimo report del 9 ottobre. Le previsioni per l’ultima parte dell’anno e per il 2025 sono ottimistiche, aggiunge Fiani, anche se sullo sfondo c’è preoccupazione per il peggioramento della situazione geopolitica: “Ci aspettiamo un quadro macro generalmente positivo, con una crescita dell’economia italiana resiliente e una normalizzazione della politica monetaria della BCE. Tuttavia, la crisi in Medio-Oriente, il conflitto Ucraina-Russia e i nuovi equilibri che potrebbero crearsi con l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca aumentano il livello dell’incertezza”.

Perché UniCredit ha messo nel mirino BPM

Anche in seguito ai recenti fatti di cronaca, con la proposta di offerta pubblica di scambio (OPS) da parte di UniCredit su Banco BPM, prontamente rifiutata da quest’ultima, il settore bancario è candidato a recitare un ruolo da protagonista in ottica M&A. Da una parte il piano di privatizzazioni messo in atto dal Governo guidato da Giorgia Meloni, dall’altra l’elevata frammentazione dell’industria, dovrebbero infatti favorire nuove operazioni di fusione e acquisizione.

Secondo Johann Scholtz, Senior equity analyst di Morningstar, BPM è un target ideale per UniCredit, ma Piazza Gae Aulenti ha limitati margini di manovra: “L’opzione di rilevare BPM ci sembra più convincente di un’eventuale acquisizione di Commerzbank. Riteniamo che il potenziale risparmio in termini di costi derivante dall’operazione BPM sia più consistente e ci piacciono anche i business di asset management e gestione patrimoniale che acquisirebbe UniCredit.

“Inoltre, riteniamo che l’Italia sia un mercato bancario più attraente rispetto a quello tedesco. Tuttavia, l’offerta di UniCredit valuta già BPM in linea con UniCredit su una base di Price/Earning e Price/Book, il che implica un forte premio rispetto alla quotazione storica di BPM. Se UniCredit dovesse aumentare significativamente la sua offerta, l’operazione diventerebbe neutrale o diluitiva per gli utili, anche dopo aver considerato le sinergie”.

Secondo Miguel Raminhos, gestore della strategia Financial Bond di Edmond de Rothschild AM, BPM è da tempo nel mirino di UniCredit e ci sarebbe più di un buon motivo per i vertici di Piazza Gae Aulenti di finalizzare l’operazione: “All’inizio del 2022 la trattativa tra le due banche era trapelata sulla stampa, ma poi la guerra in Ucraina ha chiuso il discorso. La fusione con BPM consoliderebbe la posizione di UniCredit al secondo posto nel mercato italiano, ridurrebbe il divario con Intesa in termini di quota del mercato nazionale dei prestiti, la renderebbe la prima banca italiana per totale attivi e probabilmente le permetterebbe di competere con Santander come numero uno in Europa in termini di capitalizzazione di mercato”.

Perché può nascere il terzo polo bancario in Italia

A questo, aggiunge Raminhos, si aggiungono altri fattori che renderebbero il terreno del settore bancario particolarmente fertile per nuove operazioni di M&A: “Grazie a un periodo prolungato di elevati tassi di interesse, ora gli istituti di credito italiani hanno una larga disponibilità di cassa per finanziare delle acquisizioni che possano creare valore per gli azionisti. Inoltre, l’attuale normativa europea ha reso meno complicato, per le banche, l’acquisto di compagnie assicurative”.

Scholtz ipotizza che dal consolidamento del mercato bancario italiano possa nascere un terzo polo che sia in grado di competere con UniCredit e Intesa Sanpaolo ISP: “Insieme a quello spagnolo, il mercato bancario italiano presenta le maggiori opportunità di consolidamento. Tuttavia, la resistenza del governo italiano a un’unione tra UniCredit e BPM ci fa pensare che esso sia preoccupato che UniCredit e Intesa diventino troppo dominanti. Riteniamo quindi più probabile che una terza grande banca possa emergere dalla fusione di tutte o di una qualsiasi combinazione di Banco BPM, Banca Monte dei Paschi di Siena BMPS, BPER Banca BPE e Credem. Qualcosa di simile è accaduto in Spagna con la fusione Caixa/Bankia, che ha creato un importante rivale di Santander SAN e BBVA ”.

Secondo Scholtz, UniCredit e Intesa Sanpaolo sono i candidati naturali al consolidamento del settore bancario italiano, ma date le attuali condizioni, l’analista di Morningstar non prevede che Intesa possa essere particolarmente attiva: “Saremmo sorpresi se Intesa effettuasse un’acquisizione ora che le banche italiane più piccole sono scambiate ai multipli più alti degli ultimi dieci anni. Potrebbe, invece, prendere in considerazione acquisizioni più piccole, magari nel settore del wealth management”.

Il lusso italiano fa gola ai gruppi stranieri

Il settore beni di consumo, che in base ai numeri stilati dal report di KPMG è stato quello più attivo in Italia nei primi nove mesi del 2024, promette di regalare nuovi spunti anche nei prossimi mesi, grazie soprattutto all’industria della moda.

Secondo gli analisti di Morningstar, diversi brand italiani del lusso potrebbero essere nel mirino di gruppi stranieri: “Kering KER ha un’opzione fino al 2028 per consolidare il marchio Valentino (al momento detiene il 30%), ma la sua leva finanziaria è aumentata in modo significativo e il marchio Gucci è in fase di trasformazione. Per queste ragioni, è possibile che decida di posticipare questo deal. Cucinelli BC, azienda in forte crescita e con una capitalizzazione di mercato di EUR6 miliardi, potrebbe essere un obiettivo, ma è difficile capire per chi, dato che LVMH MC, leader del settore, ha già acquisito un’azienda simile”, dice Jelena Sokolova, Senior equity analyst di Morningstar.

Secondo David Swartz, analista azionario di Morningstar, anche Versace, di proprietà di Capri Holding CPRI (che vanta nel suo portafoglio anche i marchi Michael Kors e Jimmy Choo), potrebbe in futuro cambiare proprietà, ma non nell’immediato. “È probabile che un domani Versace venga venduta. Non credo, però, che Capri abbia intenzione di vendere nel breve termine. I risultati di Versace sono stati molto deludenti ed è difficile che possa essere valutata a un prezzo soddisfacente. Se venisse messa in vendita, ci sarebbe molto interesse da parte delle aziende europee del lusso, perché il brand Versace è noto e avrebbe un buon potenziale di crescita con un operatore migliore”.

Chi invece potrebbe recitare la parte del buyer è Moncler, anche se il suo obiettivo non sembra facilmente raggiungibile: “Si è parlato molto di un possibile interesse di Moncler MONC per Burberry BRBY, ma credo che sarà difficile convincere il consiglio di amministrazione di Burberry, visto il forte calo del prezzo delle azioni da inizio anno e considerato che il nuovo CEO non ha ancora avuto la possibilità di implementare una nuova strategia”, aggiunge Sokolova.

Semaforo verde per l’accordo ITA Airways-Lufthansa

Nel settore industriale, il mercato aspetta il closing di alcune operazioni già avviate. La Commissione Europea ha concluso giovedì 28 novembre l’esame sui rimedi salva-concorrenza che il Ministero dell’economia italiano e Lufthansa LHA hanno presentato per avere l’ok per l’acquisizione di una quota del 41% di ITA Airways da parte della compagnia tedesca mediante la sottoscrizione di un aumento di capitale del valore di EUR325 milioni.

Ora si attende solo l’annuncio ufficiale di quello che dagli analisti di Morningstar è giudicato un deal prezioso per Lufthansa: “L’acquisizione di ITA Airways e il lancio di Lufthansa City Airlines rafforzeranno la posizione di mercato, l’efficienza operativa e la portata del network dell’azienda tedesca. Questo accordo permetterà a Lufthansa di espandere la presenza nell’Europa meridionale, nel nord Africa, in Medio Oriente e in America Latina e di aumentare la flessibilità operativa e la quota di mercato”, commenta Loredana Muharremi intervistata da Morningstar.

Industriali: occhio alle future mosse di Leonardo

A movimentare il mercato delle M&A nel settore industriale potrebbe essere Leonardo LDO. Lo scorso maggio, l’amministratore delegato, Roberto Cingolani, ha raggiunto con Fincantieri un accordo vincolante per la cessione del business Underwater Armaments & Systems per la cifra di circa EUR415 milioni, con il closing dell’operazione atteso per l’inizio del 2025, ma gli analisti di Morningstar non escludono la possibilità che Leonardo possa rilevare Iveco Defence Vehicles (IDV), società controllata da Iveco Group IVG specializzata in attrezzature per la difesa e la protezione civile. “Lo scorso 11 novembre IDV ha firmato un accordo preliminare con Leonardo per la fornitura di componenti per futuri contratti nell’ambito della joint venture tra Leonardo e Rheinmetall RHM (Leonardo Rheinmetall Military Vehicles)”, spiega Muharremi.

Questo approccio consente a Leonardo di espandere rapidamente la propria capacità mantenendo la flessibilità. Tuttavia, l’acquisizione di Iveco potrebbe essere una soluzione migliore nel lungo termine, in particolare se la joint venture con Rheinmetall dovesse assicurarsi contratti consistenti che richiedono una capacità sostenuta per un periodo prolungato. Questa strategia consentirebbe a Leonardo di avere un maggiore controllo sulle operazioni e diventare leader nella fornitura di sistemi elettronici per la prossima generazione di veicoli terrestri europei, tra cui l’MGCAS (Main Ground Combat System)”, conclude Muharremi.


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Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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