Le considerazioni principali su inflazione e mercato azionario
- A seguito dei solidi dati su inflazione e occupazione, gli investitori sono ora più preoccupati per l’inflazione nel 2025 di quanto non lo fossero solo pochi mesi fa.
- L’inflazione stagnante e l’economia forte stanno ridisegnando le prospettive per eventuali nuovi tagli dei tassi da parte della Federal Reserve. Gli investitori vedono ora la Fed mantenere i tassi a un livello più alto più a lungo.
- Sia le azioni che i bond hanno faticato ad adattarsi alle nuove prospettive, con i settori azionari sensibili all’inflazione che hanno sottoperformato e i rendimenti dei bond che sono saliti.
- Gli investitori si aspettano che la forte crescita economica si accompagni a un’inflazione stabile nei prossimi mesi, un aspetto positivo per i mercati nel lungo periodo.
Lo spettro dell’inflazione torna a incombere sui mercati. I rendimenti obbligazionari sono aumentati e al contempo le azioni sono rimaste ferme. Gli esperti del mercato hanno indicato una serie di ragioni per questa fase particolare, dalle preoccupazioni per il crescente deficit federale alla regolare riallocazione dei portafogli di fine anno, fino all’ansia per le prospettive molto ridotte di tagli dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve nel 2025.
L’inflazione è alla base di molte di queste spiegazioni. Si pensava che le pressioni sui prezzi fossero state superate lo scorso autunno, ma al momento sembra che possano durare almeno per un altro anno. Questo ha delle implicazioni per la politica della Fed e, di conseguenza, per il mercato azionario e obbligazionario.
“Il risultato è un contesto in cui gli investitori sembrano spostare le loro preoccupazioni verso un’inflazione prolungata o, peggio ancora, una ripresa dell’inflazione”, afferma Dominic Pappalardo, chief multi-asset strategist di Morningstar Investment Management. Pappalardo fa notare che i rendimenti obbligazionari sono saliti bruscamente anche se la Fed ha tagliato i tassi di un intero punto percentuale da settembre scorso.
Ecco cosa devono sapere gli investitori su quali potrebbero essere le ripercussioni sui mercati di un rinnovato timore per l’inflazione.
Cosa è cambiato sui mercati?
Le azioni si sono impennate all’indomani delle elezioni di novembre, in quanto i mercati si sono rallegrati della prospettiva di un’amministrazione favorevole alle imprese con il Presidente eletto Donald Trump. Anche i rendimenti obbligazionari hanno subito un’impennata - una cosa solitamente negativa per le stock - ma le azioni hanno comunque macinato record su record.
Lo slancio rialzista delle azioni si è bruscamente interrotto a dicembre, dopo che la Fed ha drasticamente ridimensionato le sue previsioni di taglio dei tassi di interesse nel 2025, in presenza di una robusta crescita economica, di un’inflazione “appiccicosa” e - secondo gli analisti - dell’incertezza relativamente al potenziale impatto sull’inflazione delle politiche adottate dalla nuova amministrazione. Gli investitori ora sanno che questa incertezza è stata un fattore importante nella decisione della banca centrale.
“Il mercato si aspettava che l’inflazione continuasse a muoversi verso il 2%, anche se le recenti letture, più alte del previsto, e gli effetti di potenziali cambiamenti nelle politiche commerciali e di immigrazione, hanno suggerito che il processo di avvicinamento all’obiettivo del 2% avrebbe potuto richiedere più tempo di quanto previsto in precedenza”, si legge nelle minute della riunione della Fed del mese scorso.
Le vendite hanno interessato anche i bond, all’indomani della riunione della Fed, e le perdite del settore si sono aggravate la scorsa settimana in seguito alla pubblicazione di dati economici solidi. I rendimenti obbligazionari (che si muovono in direzione opposta rispetto ai prezzi), che si sono impennati anche dopo i precedenti tagli dei tassi, testimoniano l’ansia degli investitori. Il rendimento del Treasury decennale ha sfiorato venerdì il 4,8%, il punto più alto dal 2023.
“Queste mosse suggeriscono che gli investitori, come minimo, non credono che la Fed sarà in grado di continuare a ridurre i tassi, in quanto le preoccupazioni per l’inflazione avranno la meglio sul desiderio di stimolare l’attività economica, o, nel peggiore dei casi, dovranno riprendere la lotta contro tassi di inflazione prolungatamente superiori al livello obiettivo”, spiega Pappalardo.
Chi investe in bond ha paura dell’inflazione?
Non si tratta solo di rendimenti. Gli analisti indicano una serie di segnali in arrivo dal mercato obbligazionario che suggeriscono che l’inflazione è al centro dell’attenzione degli investitori. Sameer Samana, senior global market strategist di Wells Fargo Investment Institute, cita tre parametri: gli swap sull’inflazione, il tasso di breakeven e il premio a termine. Sono tutti indicatori delle aspettative del mercato obbligazionario relativamente alla crescita dell’economia e all’inflazione nei mesi e negli anni a venire.
Gli swap sull’inflazione contengono aspettative di inflazione implicite. Secondo Samana, gli operatori prevedono un’inflazione pari a circa il 2,6% tra un anno, un punto percentuale in più rispetto a quella di fine estate. Il tasso di breakeven deriva dalla differenza tra le obbligazioni inflation linked a un anno e i corrispondenti Treasury bond (che non sono coperti dall’inflazione). Secondo Samana, questa differenza è aumentata negli ultimi mesi ed è ora pari a circa il 2,8%, una buona proxy delle aspettative del mercato sull’inflazione attesa per il prossimo anno. Infine, il premio a termine è recentemente diventato positivo, il che significa che gli investitori chiedono un compenso maggiore per aver bloccato il loro denaro per un periodo più lungo.
In base al movimento di queste metriche, Samana afferma che “è lecito affermare che il mercato è sempre più preoccupato per l’inflazione”. Allo stesso tempo, però, segnalano che gli investitori si aspettano una maggiore crescita economica.
Cosa spinge l’inflazione?
I numeri relativi alla crescita economica sono fondamentali per capire i motivi per i quali persistono le pressioni inflazionistiche. “L’inflazione sale perché l’economia è forte, la domanda è solida e i consumatori continuano a spendere, oppure le sue ragioni vanno trovate nelle pressioni sui costi nell’economia?”, si chiede Jason Draho, responsabile dell’asset allocation di UBS Global Wealth Management per le Americhe. Nel secondo caso vorrebbe dire che si sono ripresentati i problemi dal lato dell’offerta che hanno spinto l’inflazione ai massimi di molti decenni dopo la pandemia di covid 19. “Più l’inflazione è il risultato di una buona crescita economica, meglio è”, sostiene Draho.
“Il mercato dei tassi d’interesse sta sostanzialmente dicendo che l’inflazione è un po' appiccicosa, ma soprattutto perché la crescita sta reggendo molto meglio del previsto”, aggiunge Draho. A suo avviso, nonostante l’incertezza che circonda le future politiche dell’amministrazione Trump e il loro potenziale impatto inflazionistico, gli operatori sui tassi si aspettano che siano positive per la crescita.
In che modo le aspettative di inflazione influenzano il mercato azionario?
Draho suggerisce che la relativa tenuta del mercato, nonostante l’aumento dei rendimenti obbligazionari, è un segno che gli investitori hanno elevate aspettative di crescita. “Se si considera il quadro generale di ciò che i mercati stanno valutando, sembrerebbe che l’aumento dei tassi, pur non essendo ideale, sia guidato da una forte crescita economica”, afferma Draho.
Jeff Schulze, head of economic and market strategy di ClearBridge Investments, si aspetta che l’aumento dei tassi di oggi colpisca le azioni più duramente di quanto non abbia fatto qualche anno fa, durante le prime fasi del mercato toro. “Poiché siamo un po' più avanti nel ciclo e i mercati azionari hanno valutazioni più elevate, l’impatto è molto più acuto in questo momento”, spiega Schulze.
Gli investitori stanno già reagendo. Lara Castleton, US head of portfolio construction and strategy di Janus Henderson Investors, afferma di aver registrato, tra i clienti della società, un numero maggiore di movimenti verso i titoli large cap nello scorso trimestre. I titoli small cap, più sensibili all’aumento dei tassi d’interesse e dell’inflazione, hanno riscosso meno successo. “L’inflazione sta iniziando a diventare la principale preoccupazione degli investitori nel 2025”, ha affermato l’esperta.
I titoli sensibili ai tassi sottoperformano
Secondo gli analisti, la performance dei settori azionari può anche essere una finestra sul modo in cui gli investitori pensano all’inflazione. Samana sottolinea che i settori che di recente hanno sottoperformato il mercato più ampio, come i beni di consumo difensivi, tendono a essere più sensibili all’inflazione.
“I titoli sensibili ai tassi, come quelli del settore immobiliare e dei beni di consumo difensivi, hanno registrato un netto peggioramento nell’ultimo mese”, aggiunge Schulze, secondo cui un aumento dei tassi rispetto ai livelli attuali potrebbe rappresentare un ostacolo per il mercato.
D’altro canto, i comparti che possono trasferire i costi dell’inflazione e beneficiare di una crescita più elevata, come quello consumer cyclical, hanno registrato performance migliori.
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