Dopo il taglio dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea nella giornata odierna di giovedì 30 gennaio, i mercati guardano ai dati preliminari sull’inflazione nell’eurozona, che saranno pubblicati da Eurostat il 3 febbraio.
Secondo le stime di consensus di FactSet, l’inflazione complessiva dovrebbe attestarsi al 2,2% rispetto ai livelli di gennaio 2024, in calo rispetto alla lettura di dicembre che era stata di un +2,4% su base annua.
L’inflazione core, che esclude i prezzi energetici e alimentari, è prevista al 2,7% su base annua a gennaio, lo stesso livello di dicembre.
“Gli investitori e i banchieri centrali saranno lieti di leggere che il mercato prevede che l’inflazione dell’eurozona scenderà al 2,2% a gennaio, rispetto al 2,4% di dicembre. In ogni caso, la convinzione che l’inflazione sia ampiamente sotto controllo è stata esemplificata già dal taglio dei tassi di 25 punti base operato oggi dalla Banca Centrale Europea”, dice Michael Field, chief equity market strategist per l’Europa di Morningstar.
“L’inflazione core dovrebbe rimanere stabile al 2,7%. Sebbene questo dato sia ben al di sopra dell’obiettivo del 2% fissato dalla banca centrale, l’inflazione di fondo ha registrato una tendenza al ribasso”, aggiunge Field.
A dicembre 2024, i maggiori contributori al tasso d’inflazione annuale dell’area dell’euro (HICP) sono stati i servizi (+1,78 punti percentuali, pp), seguiti da alimentari, alcolici e tabacco (+0,51 pp), beni industriali non energetici (+0,13 pp) ed energia (+0,01 pp).
I prezzi energetici influenzeranno i dati sull’inflazione di gennaio?
Goldman Sachs, che prevede che l’inflazione core dell’area dell’euro scenda al 2,7% annuo a gennaio, e considera l’aumento “potenzialmente più forte” dei prezzi delle assicurazioni e le variazioni nei pesi dei componenti del paniere dell’inflazione come un rischio al rialzo per le previsioni sull’inflazione core. Gli economisti prevedono, inoltre, che il cosiddetto “January effect” sia meno pronunciato quest’anno rispetto al 2024. Nei mercati finanziari, il “January effect” si riferisce all’ipotesi di un aumento stagionale dei prezzi nel primo mese dell’anno.
Dopo il recente aumento dei prezzi del petrolio e del gas, gli economisti vedono l’inflazione energetica crescere allo 0,9% su base annua dallo 0,1% di dicembre. I preliminari dell’inflazione spagnola, pubblicata giovedì 30 gennaio, hanno mostrato una pressione al rialzo da parte dei prezzi dei carburanti e, in misura minore, dell’elettricità, e hanno sorpreso al rialzo (+2,9% a/a contro il +2,8% del consensus).
Goldman Sachs ritiene che l’inflazione HICP dell’area euro si attesterà al 2,57% su base annua a dicembre, in aumento rispetto al 2,43% di dicembre.
Cosa aspettarsi dall’inflazione dell’eurozona nei prossimi mesi?
Katharine Neiss, capo economista europeo di PGIM Fixed Income, ha dichiarato a Morningstar che “prevede che i risultati dell’inflazione fluttuino intorno ai livelli attuali, appena sopra il 2%, ma che alla fine siano su una chiara traiettoria per raggiungere in modo sostenibile l’obiettivo di inflazione”.
L’economista ha inoltre previsto che la prima metà del 2025 potrebbe essere caratterizzata da una certa volatilità nei dati dell’inflazione, mantenendo vive le preoccupazioni sui prezzi. “Ad esempio, i dati di gennaio sono influenzati dagli aggiornamenti annuali delle ponderazioni del paniere dei beni di consumo e il periodo di Pasqua può influenzare i dati sull’inflazione di marzo/aprile”.
L’inflazione dei prezzi dei servizi rimarrà nel radar nei prossimi mesi, perché fornisce un migliore indicatore dell’inflazione. “Con il 4% a dicembre, l’inflazione dei prezzi dei servizi rimane elevata. Ci aspettiamo che i responsabili delle politiche prestino molta attenzione alla ri-ponderazione annuale di alcuni prezzi dei servizi a gennaio e che si verifichi una chiara tendenza al ribasso nei primi mesi di quest’anno. Naturalmente, la continua incertezza geopolitica fa sì che l’energia rimanga un rischio al rialzo, con i recenti aumenti che, a parità di condizioni, spingono verso l’alto l’inflazione”, ha aggiunto Neiss.
Cosa farà la BCE nelle prossime riunioni?
“Finora, l’approccio moderato e metodico della BCE alla riduzione dei tassi di interesse è stato azzeccato”, afferma Field di Morningstar. “Le attese sono per un ulteriore taglio di 75 punti base quest’anno, che dovrebbe rappresentare un significativo vantaggio per le azioni europee nel 2025. Attualmente le azioni europee presentano uno sconto interessante rispetto a quelle statunitensi e globali”.
Secondo Neiss di PGIM Fixed Income, “la BCE rimane sulla buona strada per tagliare ulteriormente i tassi nei prossimi mesi”, ma in modo graduale e limitato, portando il tasso di policy al 2% entro fine anno.
“La BCE si trova a circa metà del suo ciclo di tagli, avendo tagliato di 100 punti percentuali nel 2024, con ulteriori 100 punti percentuali previsti nel 2025”. I rischi per questa prospettiva sono al ribasso. La BCE potrebbe effettuare ulteriori tagli se l’indebolimento dell’economia dovesse ripercuotersi sul mercato del lavoro.
“Tutto ciò è in netto contrasto con la Federal Reserve americana, dove pensiamo la banca centrale rimanga ferma nella prima metà di quest’anno. Questa visione è sostenuta dalla continua forza e resistenza dell’economia statunitense e dall’aspettativa di politiche favorevoli alla crescita da parte della nuova amministrazione americana”, afferma Neiss.
Martin Wolburg, senior economist di Generali Investments, vede il tasso di riferimento all'1,75% a fine anno, dopo una serie di tagli di 25 punti base. “Nei prossimi mesi la minore crescita dei salari e l’esaurirsi degli effetti base spingeranno al ribasso l’inflazione di fondo”, spiega l’economista. Inoltre, Wolburg ritiene che le proiezioni di crescita del 2025 del consensus (+1,0%) e dello staff della BCE (+1,1%) siano “troppo positive rispetto a quella da noi elaborate (+0,8%) che implicano un orientamento di politica monetaria più favorevole”.
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