Come ci ha insegnato il padre della Moderna teoria di portafoglio, nonché premio Nobel Harry Markowitz, scomparso il 22 giugno 2023, più un portafoglio finanziario è composto da titoli di natura diversa, più in generale si abbassa il grado di rischio.
L’asset allocation, infatti, non deve essere giudicata solo dalle performance, ma anche dall’equilibrio che riesce a trovare tra rischio e rendimento nel lungo periodo. Un rapporto che, per sua natura, è precario e che perciò deve essere periodicamente ricercato tramite l’attività di ribilanciamento degli investimenti.
Più semplice a dirsi che a farsi. Dati alla mano, diversificare la propria allocazione di capitale non è sempre così facile. Il 2022, ad esempio, è stato uno degli anni peggiori di sempre per il classico portafoglio 60/40, composto cioè da azioni per il 60% e da obbligazioni per il restante 40%.
Ma come spiegato dall’analista multi-asset di Morningstar Jason Kephart in questo articolo, oltre che da Giulio Renzi-Ricci di Vanguard Europe in questa video intervista, la più classica delle allocazioni tra azioni e obbligazioni è ancora attuale e utilizzabile. Ciò che conta sono le correlazioni tra diverse classi di attivi e l’orizzonte temporale su cui ci si basa.
Guardando le tabelle sottostanti, anche solo visivamente si nota come le categorie Morningstar abbiano in generale diminuito la correlazione tra di loro nell’ultimo anno (per interpretarle si possono seguire i colori: più la casella tende al verde, più la correlazione sarà elevata; al contrario, più la casella tende al rosso, più il coefficiente sarà negativo).
Calcolare il coefficiente di correlazione del proprio portafoglio è un esercizio piuttosto complesso. Per avere un’idea di ordine generale, che comunque può già essere molto utile a evitare eventuali sovrapposizioni, abbiamo calcolato i coefficienti di correlazione delle 14 principali categorie Morningstar, a uno, tre e cinque anni, aggiornati al 31 dicembre 2024 (sono state escluse dall’analisi le commodity e le strategie alternative).
Azioni e bond tornano a muoversi in direzioni opposte
A livello generale, dopo che nel 2023 le categorie azionarie e quelle obbligazionarie hanno aumentato i loro coefficienti di correlazione rispetto agli anni passati, nel corso del 2024 si è tornati a vedere una certa discordanza, in particolare per quanto riguarda le strategie azionarie Europa, Asia-Pacifico e America latina, oltre ai bond in euro indicizzati all’inflazione.
Per fare degli esempi specifici, la categoria Morningstar fondi obbligazionari in euro indicizzati all’inflazione e quella dei fondi obbligazionari high-yield in dollari hanno visto il loro coefficiente di correlazione crollare dallo 0,58 a tre anni al -0,16 registrato nel 2024.
Nello stesso arco temporale, il tasso di correlazione tra i fondi azionari Asia-Pacifico (Giappone escluso) e quelli obbligazionari high-yield in euro è passato da 0,62 a -0,27.
Più diversificazione grazie al cambio euro-dollaro
“Le correlazioni tra le categorie obbligazionarie americane e quelle europeee sono influenzate dall’effetto del dollaro. Il 2024 é stato un anno dove l’euro si é deprezzato fortemente nei confronti del dollaro, portando alcuni investitori a ritenere possibile un ritorno all paritá con la divisa americana”, spiega Nicolò Bragazza, associate portfolio manager di Morningstar Investment Management (MIM). “Questo ha avuto l’effetto di ridurre la correlazione tra le categorie dedicate all’azionario europeo o all’eurozona e quello delle categorie obbligazionarie americane”.
“Non solo – continua Bragazza – questo effetto é anche rintracciabile nell’azionario latino americano, dove misurare le correlazioni in valuta locale o in euro, conduce a risultati molto differenti dovuti al forte deprezzamento delle principali valute nel paniere, ossia il real brasiliano e il peso messicano”.
La categoria dei fondi azionari America latina, infatti, nel 2024 è tornata a essere una delle più diversificanti, con tre coefficienti negativi a un anno rispetto ai fondi obbligazionari in dollari (a cinque anni non c’è nessun coefficiente negativo). Queste strategie, inoltre, hanno notevolmente abbassato anche la propria correlazione con i bond dei mercati emergenti (0,11 a un anno contro 0,61 a cinque anni).
“Nel lungo periodo, invece, l’effetto delle value risulta meno evidente, cosí come quello del sentiment, e perció le correlazioni tendono ad esprimere maggiormente i co-movimenti nei fondamentali e questo si riflette in correlazioni piú elevate tra le classi di attivo piú rischiose, come azionario e obbligazionario ad alto rendimento”, conclude il gestore di MIM.
Le categorie oggetto dell’analisi sono le seguenti (i numeri corrispondono a quelli che appaiono nelle tabelle):
- Obbligazionari Corporate EUR
- Obbligazionari Governativi EUR
- Obbligazionari High Yield EUR
- Obbligazionari Inflation-Linked EUR
- Obbligazionari Corporate USD
- Obbligazionari High Yield USD
- Obbligazionari Diversificati USD
- Obbligazionari Paesi Emergenti
- Azionari Europa Large Cap Blend
- Azionari Eurozona Large Cap
- Azionari Giappone Large Cap
- Azionari USA Large Cap Blend
- Azionari Asia-Pacifico ex. Giappone
- Azionari America Latina
Il coefficiente di correlazione misura in che modo la performance di uno strumento influenza l’andamento di un altro: varia tra -1 e +1. Un coefficiente pari a 0 indica che non vi è alcuna correlazione tra i due fondi. Un coefficiente pari a 1 segnala che c'è una correlazione positiva perfetta, il che significa che i due strumenti si muovono assieme: se uno sale del 10%, lo fa anche l’altro e viceversa. Ovviamente, in caso di perfetta correlazione negativa (uguale -1) il rapporto è inverso: se il primo sale del 10%, il secondo perde il 10%.
L'autore o gli autori non possiedono posizioni nei titoli menzionati in questo articolo. Leggi la policy editoriale di Morningstar.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.