Le società che hanno aumentato i loro dividendi annuali per 25 anni consecutivi o più sono comunemente chiamate dividend aristocrats (aristocratici dei dividendi). L’indice S&P 500 Dividend Aristocrats è composto esclusivamente dai titoli che fanno parte dell’indice S&P 500 che hanno registrato 25 anni di crescita consecutiva del dividendo.
Attualmente sono 69 le holding che compongono il benchmark, anche se l’elenco completo delle società con oltre 25 anni di crescita consecutiva dei dividendi supera le 100 unità. Enterprise Products Partners EPD ne è un esempio. Questa società ha una serie di 26 anni di aumenti annuali della cedola, ma non compare tra i sottostanti dell’indice perché non fa parte dell’S&P 500.
Ai fini di questo articolo, limito la discussione ai titoli che compongono l’indice S&P 500.
Quali caratteristiche hanno i titoli dell’S&P 500 Dividend Aristocrats?
Poiché l’indice misura gli aumenti dei dividendi in base al totale dei dividendi per azione pagati durante un anno solare, una società non deve necessariamente aumentare la cedola trimestrale nel corso di ogni anno per guadagnarsi la titolarità tra i costituenti dell’indice. Ad esempio, se una società dichiara generalmente un aumento della cedola con il pagamento di un dividendo a metà anno, può rinunciare a un aumento nell’anno successivo e mantenere comunque la sua continuità a condizione però che aumenti la cedola in qualsiasi momento dell’anno successivo.
Un’altra particolarità è che le società che hanno meno di 25 anni possono comunque far parte dell’indice S&P 500 Dividend Aristocrats. Ad esempio, Kenvue KVUE è stata scorporata da Johnson & Johnson JNJ nel 2023, ma è considerata nella lista dei titoli che potrebbero far parte dell’indice grazie alla lunga storia di aumenti dei dividendi di J&J, anche se il dividendo che Kenvue pagherà il mese prossimo sarà solo il settimo. Al contrario, Altria MO, che è un costituente dell’indice S&P e a cui alcuni dividend tracker attribuiscono 55 anni di aumenti consecutivi dei dividendi, non è inclusa nell’indice S&P 500 Dividend Aristocrats. Presumibilmente, ciò è dovuto al fatto che S&P non riconosce ad Altria il credito per i dividendi pagati prima della scissione da Philip Morris International PM nel 2008.
Il vantaggio di avere business maturi
Una serie di aumenti annuali dei dividendi di qualsiasi durata è un segnale positivo, ma così come non comprereste mai un’azione solo in base al rendimento, una serie di aumenti non è di per sé sufficiente a rendere un titolo appropriato per un portafoglio di dividendi. Tuttavia, per definizione, le società che compongono l’indice S&P 500 Dividend Aristocrats hanno tutti business maturi, con utili sufficientemente solidi da finanziare e aumentare i dividendi pagati. Una serie di 25 anni o più evidenzia anche team mamageriali che danno chiaramente priorità al mantenimento e alla crescita del dividendo, anche in periodi di incertezza economica o di stress per gli utili. Un buon esempio è ExxonMobil XOM, che ha aumentato il debito per mantenere (e aumentare in misura modesta) il dividendo nel 2020.
Inoltre, non sorprende che le società del settore consumer defensive, come Coca-Cola KO, PepsiCo PEP, e Procter & Gamble PG, siano le più rappresentate all’interno dell’indice con ben 16 titoli. Seguono da vicino il comparto beni industriali, con 14 titoli, e quello dei servizi finanziari con nove, mentre il settore materie prime e salute contribuiscono con sette titoli ciascuno. Un po' a sorpresa, dei 32 titoli delle utility che compaiono nell’S&P 500, solo quattro sono compresi tra le holding dell’indice S&P 500 Dividend Aristocrats.
Dei 69 titoli dell’indice S&P 500 Dividend Aristocrats, 63 sono attualmente coperti dalla ricerca di Morningstar. Di questi, 32 sono valutati con un Economic Moat di wide (ampio), 21 con un moat di narrow (medio) e 10 non hanno un moat.
A volte i rendimenti possono essere modesti
Venticinque anni di crescita consecutiva dei dividendi non si traducono necessariamente in un titolo ad alto rendimento. Se è vero che Franklin Resources BEN, il titolo del benchmark che offre il rendimento più alto, ha attualmente uno yield del 6,3%, ben 25 holding che compongono l’indice rendono meno del 2,0% e nove meno dell'1%, tra cui West Pharmaceutical Services WST, che rende appena lo 0,3%.
In media, i 69 titoli che compongono il benchmark rendono il 2,5%. Negli ultimi cinque anni, hanno generato un rendimento medio del 2,3%.
Gli aristocratici dei dividendi non sono immuni dalle forze che muovono i mercati
I titoli dell’indice S&P 500 Dividend Aristocrats sono meno propensi a tagliare o sospendere i loro dividendi? Una serie di aumenti annuali della cedola, per quanto lunga sia, non garantisce che i dividendi di una società siano sicuri. Tuttavia, quando i manager sottolineano spesso il lungo periodo di stacco delle cedole durante le call con gli analisti e nelle relazioni annuali, ritengo che sia ragionevole supporre che, quando prendono decisioni sull’allocazione del capitale, diano priorità al mantenimento e alla crescita del dividendo. Tuttavia, non bisogna guardare troppo lontano nel passato per trovare eccezioni: VF VFC è stata rimossa dall’indice S&P 500 Dividend Aristocrats dopo aver tagliato il dividendo (due volte) nel 2023. AT&T T ha tagliato la cedola del 46% nel 2022 e da allora non l’ha più aumentata. E 3M MMM ha perso il suo status di componente dell’indice nel 2024, quando il management ha indicato che avrebbe ridotto il dividendo in seguito allo scorporo della divisione sanitaria di 3M. (Prima di questo annuncio, 3M era, tra le costituent dell’indice, il titolo con lo yield più elevato).
Ciononostante, il 2020 è stato un buon banco di prova per i titoli che compongono il benchmark. Quando nel marzo di quell’anno iniziò la pandemia di covid, la domanda dei consumatori crollò in diversi settori e industrie. Quell’anno decine di società tagliarono o sospesero i dividendi. Alcune lo fecero in modo proattivo, mentre altre lo fecero perché era una condizione per poter avere accesso agli aiuti governativi. In totale, 66 società che costituivano l’S&P 500 alla fine del 2020 hanno pagato meno dividendi quell’anno rispetto al 2019. Tra i nomi più importanti figuravano Walt Disney DIS e General Motors GM, oltre a una serie di compagnie aeree e del settore alberghiero. Ma tra le holding che componevano l’indice S&P 500 Dividend Aristocrats, Ross Stores ROST è stato l’unica a tagliare o sospendere il dividendo nel 2020.
19 titoli da mettere nel radar
Dato che non tutti i titoli del benchmark sono interessanti dal punto di vista dello yield attuale o della valutazione, ho vagliato l’elenco dei 69 titoli dell’indice S&P 500 Dividend Aristocrats per ricavare una lista di titoli che:
- Hanno un economic moat;
- Offrono uno yield minimo del 2,5%;
- Sono scambiati con un premio non superiore al 5% rispetto alle stime Morningstar del fair value.
I 19 titoli che hanno superato questo screening hanno uno yield medio del 3,5% e sono scambiati, in media, con uno sconto dell'11% rispetto al fair value.
Una lunga serie di aumenti annuali dei dividendi è un fatto positivo. Tuttavia, gli investitori devono tenere presente che limitare un portafoglio incentrato sul reddito alle sole società che compongono questo indice significa rinunciare ad alcune aziende più giovani che potrebbero avere una prospettiva di crescita dei dividendi a breve termine e che sono più interessanti se si considerano i loro rendimenti e le loro valutazioni attuali.
Una versione di questo articolo è apparsa per la prima volta nel numero di maggio 2024 di Morningstar DividendInvestor. Scarica una copia gratuita di DividendInvestor visitando questo sito web.
L'autore o gli autori possiedono posizioni in alcuni titoli menzionati in questo articolo. Leggi la policy editoriale di Morningstar.
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