Il buon andamento dei mercati si riflette sui rendimenti dei fondi pensione. Secondo gli ultimi dati della Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione), al netto dei costi di gestione e della fiscalità, nel 2024 – al pari dell’anno precedente – i rendimenti delle forme di previdenza complementare sono risultati positivi, con le linee azionarie che hanno fornito i valori più elevati.
I rendimenti dei fondi pensione
Nel corso del 2024, per i comparti azionari si riscontrano rendimenti medi pari al 10,4% nei fondi negoziali ed in quelli aperti e al 13% nei PIP (piani individuali pensionistici). Dei risultati in sé positivi, che tuttavia hanno ampiamente sottoperformato i mercati azionari globali (il Morningstar Global Markets Index è salito del 22% nello stesso periodo); lo stesso vale anche per l’indice Morningstar Italy, che misura l’andamento della Borsa di Milano (+19%).
Nelle linee bilanciate i risultati sono invece in media pari al 6,4% nei fondi negoziali, al 6,6% nei fondi aperti e al 7% nei PIP. Rendimenti medi inferiori, ma comunque positivi, si rilevano per infine per i comparti obbligazionari e garantiti.
Valutando i rendimenti su orizzonti temporali più lunghi e coerenti con le finalità del risparmio previdenziale, nel periodo di dieci anni da fine 2014 a fine 2024 i rendimenti medi annui composti delle linee a maggiore contenuto azionario si collocano intorno al 4,5% per tutte le tipologie di forme pensionistiche; per le linee bilanciate, i rendimenti medi sono compresi tra l’1,7 e il 2,7%. La maggior parte delle linee garantite e obbligazionarie mostra invece rendimenti medi positivi ma inferiori all’1%; dal canto loro, le gestioni separate di ramo I dei PIP, che contabilizzano le attività al costo storico e non al valore di mercato, ottengono un rendimento medio dell’1,6%. Nello stesso periodo, la rivalutazione del Trattamento di fine rapporto (TFR) è risultata pari al 2,4%.
Osservando la distribuzione dei risultati dei singoli comparti tra le diverse tipologie di forma pensionistica e le diverse linee di investimento, tutti i comparti azionari e anche una buona parte dei bilanciati mostrano rendimenti più elevati rispetto ai comparti obbligazionari e a quelli garantiti oltreché al TFR. Per ciascuna tipologia di linea di investimento, i fondi negoziali mostrano nel complesso una dispersione dei rendimenti dei singoli comparti inferiore a quella che registrano fondi aperti e PIP.
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Le adesioni aumentano del 4,2%
Alla fine del 2024, il totale di posizioni in essere delle forme pensionistiche complementari è di 11,1 milioni, il 4,2% in più rispetto a dicembre del 2023. A tali posizioni, che includono anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti di 9,950 milioni.
Nei fondi negoziali le posizioni sono cresciute di 227.300 unità (+5,7% rispetto al dicembre 2023), per un totale complessivo di 4,245 milioni. A tale crescita contribuiscono maggiormente il fondo rivolto al settore edile (+84.800 posizioni), destinatario dell’adesione contrattuale di lavoratori attraverso il versamento di un contributo, ancorché di importo modesto, a carico del solo datore di lavoro, e il fondo del pubblico impiego (+38.500 posizioni); incrementi netti di rilievo si registrano nel fondo destinato ai lavoratori del commercio e in quello rivolto all’industria metalmeccanica (+20.300 posizioni per entrambi i fondi).
Nelle forme pensionistiche di mercato, si contano 133.900 posizioni in più nei fondi aperti (+6,9%) e 83.500 in più nei PIP (+2,2%); alla fine di dicembre, il totale delle posizioni in essere in tali forme è pari, rispettivamente, a 2,084 milioni e 3,865 milioni.
Salgono contributi e asset dei fondi pensione
L’anno scorso, fondi negoziali, fondi aperti e PIP hanno raccolto nel complesso 15,7 miliardi di euro, in crescita del 7% sul corrispondente periodo del 2023. L’incremento risulta maggiore per i fondi negoziali (8,8%). Il totale delle risorse destinate alle prestazioni è di 243 miliardi di euro, l’8,2% in più rispetto ai 224,4 miliardi di fine 2023. Circa i tre quinti dell’incremento è dipeso dall’aumento dei corsi dei titoli in portafoglio; il resto è dovuto ai flussi contributivi al netto delle uscite. L’attivo netto è di 74,6 miliardi nei fondi negoziali, in crescita del 9,9% rispetto alla fine dell’anno precedente; si attesta a 37,3 miliardi nei fondi aperti e a 54,7 miliardi nei PIP, rispettivamente, il 14,3 e il 9,6% in più in raffronto al 2023.
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