I mercati guardano ai dati flash sull’inflazione dell’eurozona, che saranno pubblicati da Eurostat il 3 marzo, prima della riunione della Banca Centrale Europea del 6 marzo.
Secondo le stime di consensus di FactSet, l’inflazione complessiva dovrebbe essere superiore del 2,3% rispetto ai livelli di febbraio 2024, in calo rispetto a gennaio (2,5% su base annua).
L’inflazione di fondo (core), che indica i prezzi senza i costi energetici e alimentari, è prevista al 2,6% su base annua a febbraio, in leggero calo rispetto a gennaio (2,7%).
“Se le previsioni degli economisti sono corrette, gli investitori saranno contenti di vedere l’inflazione scendere a febbraio, dopo essere salita per quattro mesi di fila. Le attese sono per un calo di 20 punti base al 2,3%, avvicinandoci così all’obiettivo del 2% fissato dalla BCE”, afferma Michael Field, chief equity market strategist per l’Europa di Morningstar
“Anche se cerchiamo di non dare troppo peso ai movimenti di un singolo mese nei numeri dell’inflazione, l’inversione di tendenza dell’inflazione sarà sicuramente presa bene dai mercati azionari, contribuendo a rimuovere ogni dubbio sulla strategia di taglio dei tassi da parte della BCE”.
Fields aggiunge anche che il previsto lieve calo dell’inflazione core, “è il caso in cui ogni piccolo aiuto è utile, con una ripresa della traiettoria discendente dopo che il dato è stato statico per cinque mesi”.
Nel gennaio 2025, l’inflazione dei servizi è rimasta il principale motore dell’inflazione complessiva (HICP), con un contributo di 1,77 punti percentuali. Il contributo di alimentari, alcolici e tabacco si è attestato a 0,45 punti percentuali e quello dell’energia a 0,18 punti percentuali. I beni industriali non energetici hanno fornito una spinta di 0,12 punti percentuali.
L’obiettivo del 2% della BCE può essere raggiunto quest’anno?
In un commento per Morningstar del 24 febbario, Antonella Manganelli, amministratore delegato di Payden & Rygel Italia, ha dichiarato che “i dati annuali dovrebbero continuare a mostrare un buon progresso verso l’obiettivo del 2% nel corso dell’anno”.
Anthony Willis, investment manager di Columbia Threadneedle Investments, vede un rischio di aumento a febbraio, “data la persistente forza dell’inflazione dei servizi e l’aumento dei prezzi dell’energia, con il calo del prezzo del petrolio che è stato compensato dall’aumento del prezzo del gas”. Il gestore aggiunge che nel breve termine, sia l’inflazione complessiva che quella di fondo rimarranno probabilmente al di sopra dell’obiettivo della BCE del 2%, “ma nel tempo il target del 2% dovrebbe essere raggiungibile”.
Quale sarà l’impatto dei dazi sull’inflazione dell’eurozona?
Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha minacciato tariffe del 25% sulle importazioni dall’Unione Europea, affermando che saranno annunciate “molto presto”.
“La risposta dell’Europa a Trump sarà importante per determinare l’impatto finale delle tariffe sull’area dell’euro - sia sull’inflazione (attraverso l’effetto delle tariffe sui prezzi delle importazioni) che sulla crescita economica (attraverso l’effetto sulle importazioni europee, nonché l’effetto iniziale sulle esportazioni)”, ha dichiarato Nomura in una nota di metà febbraio, aggiungendo che l’impatto sull’inflazione dell’area dell’euro è difficile da valutare, ma dovrebbe essere limitato.
Nomura ha inoltre sottolineato l'“effetto disinflazionistico” che le tariffe statunitensi sulla Cina potrebbero avere per l’Europa. “Un’argomentazione è che, colpendo il commercio tra Cina e Stati Uniti, la Cina potrebbe concentrare la propria attenzione sulla fornitura di beni ad altri mercati (ad esempio, l’Europa), aumentando il potenziale di un effetto disinflazionistico”.
Cosa significa un’inflazione più bassa nell’eurozona rispetto agli Stati Uniti?
A gennaio l’inflazione dell’eurozona è aumentata per il quarto mese consecutivo, ma rimane inferiore all’indice dei prezzi al consumo (CPI) degli Stati Uniti, che il mese scorso è salito del 3,0% su base annua, in rialzo rispetto al 2,9% di dicembre. Anche l’inflazione core è stata più alta negli Stati Uniti che nell’eurozona a gennaio (3,3% contro 2,7%). Questi dati, insieme alla divergenza della crescita economica tra Stati Uniti ed Eurozona, suggeriscono un approccio diverso da parte della BCE e della Federal Reserve.
“PIMCO prevede che la BCE taglierà i tassi in modo più aggressivo di quanto attualmente previsto dal mercato, fino a un tasso finale di circa il 2%. Questa visione è supportata dalla debolezza del contesto economico e dai progressi nella disinflazione. Al contrario, la Federal Reserve statunitense dovrebbe essere più cauta nel tagliare i tassi a causa della resistenza dell’economia americana e del potenziale impatto inflazionistico dei dazi”, ha dichiarato Nicola Mai, economista e analista sul credito sovrano di PIMCO in una nota del 17 febbraio.
Secondo Preston Caldwell, economista senior di Morningstar, i dati sull’inflazione di gennaio “gettano acqua fredda sull’idea di un altro taglio dei tassi della Fed almeno fino a maggio”.
Fields sottolinea che “con l’aumento del divario tra l’inflazione statunitense e quella europea e la riduzione del divario tra la crescita del PIL sulle due sponde dell’oceano, i titoli azionari europei sono sempre più considerati come un luogo interessante per gli investitori internazionali”.
Cosa farà la BCE nella riunione di marzo?
La prossima riunione di politica monetaria della BCE si terrà a Francoforte il 5 e 6 marzo e si prevede che la presidente, Christine Lagarde, annuncerà un taglio dei tassi di 25 punti base, per la seconda volta nel 2025. Dopo la riunione del 30 gennaio, il tasso sui depositi presso la banca centrale si attesta al 2,75%.
Intervistato da Morningstar il 25 febbraio, Willis di Columbia Threadneedle Investments ha dichiarato che il taglio dei tassi è “probabile” nella prossima riunione di marzo, “a condizione che i membri non cambino idea sulle prospettive economiche”. Durante l’ultima riunione della BCE, Lagarde ha avvertito che “i rischi per la crescita economica rimangono al ribasso”.
Willis ha aggiunto che “ci sono segnali che indicano già che, dopo il taglio di marzo, la Banca Centrale Europea potrebbe assumere un atteggiamento “attendista” con l’avvicinarsi dell’estate, nel tentativo di confermare che le sue previsioni di riduzione dell’inflazione siano corrette, in modo da consentire ulteriori tagli dei tassi più avanti nel corso dell’anno”.
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