I prezzi al consumo nell’eurozona sono aumentati del 2,4% su base annua a febbraio, secondo le stime preliminari di Eurostat pubblicate oggi, lunedì 3 marzo. Il dato è leggermente al di sopra delle aspettative, ma inferiore alla lettura di gennaio del 2,5% su base annua.
L’inflazione di fondo, che indica i prezzi senza i costi energetici e alimentari, dovrebbe attestarsi al 2,6% su base annua a febbraio, leggermente al di sotto del 2,7% di gennaio, dopo essere stata ferma per cinque mesi.
“Gli investitori saranno lieti di vedere che l’inflazione è scesa a febbraio, dopo essere salita per quattro mesi di fila. Anche se il calo era atteso prima, l’annuncio di oggi ci avvicina al livello obiettivo della BCE del 2%”, afferma Michael Field, chief equity market strategist per l’Europa di Morningstar.
“Anche se cerchiamo di non dare troppo peso ai movimenti di un singolo mese nei numeri dell’inflazione, l’inversione di tendenza è un buon segnale per i mercati azionari, perché contribuisce a rimuovere i dubbi sulla strategia di taglio dei tassi da parte della Banca Centrale Europea”.
Per quanto riguarda l’inflazione core, Fields aggiunge che “la ripresa della traiettoria discendente di questo numero, che è rimasto statico per cinque mesi, è un piccolo segnale utile”.
“Con l’aumento del divario tra l’inflazione statunitense e quella europea e la riduzione del divario tra la crescita del PIL, i titoli azionari europei sono sempre più considerati come un luogo interessante per gli investitori internazionali”, conclude Field.
A febbraio, le stime indicano ancora una volta come il dato più elevato sia quello dell’inflazione dei servizi (3,7%, rispetto al 3,9% di gennaio), seguito da alimentari, alcolici e tabacco (2,7% rispetto al 2,3% di gennaio), beni industriali non energetici (0,6%, rispetto allo 0,5% di gennaio) ed energia (0,2%, rispetto all'1,9% di gennaio).
Inflazione nell’eurozona: dati più deboli in Francia e Italia
I paesi dell’eurozona hanno finora riportato dati contrastanti sull’inflazione. La stima flash dell’inflazione complessiva francese è stata dello 0,90% su base annua, in calo rispetto all'1,8% di gennaio e al di sotto del consenso. In Italia, l’indice dei prezzi al consumo è rimasto sostanzialmente invariato rispetto a gennaio, all'1,70% su base annua. Entrambi i paesi hanno registrato un rallentamento nell’inflazione dei servizi.
I prezzi in Germania si sono rivelati superiori alle aspettative, pari al 2,8% su base annua e in linea con i dati di gennaio, trainati dal costo dei generi alimentari. Anche l’inflazione spagnola si è attestata al di sopra delle attese di consenso al 2,9% su base annua a febbraio, lo stesso livello di gennaio, a causa soprattutto dei prezzi dell’elettricità.
Cosa farà la BCE nella prossima riunione?
La prossima riunione di politica monetaria della BCE si terrà a Francoforte nel corso della settimana e si prevede che il 6 marzo verrà annunciato un altro taglio di 25 punti base. Tuttavia, gli economisti vedono meno spazio per ulteriori e rapidi tagli dei tassi.
“I pareri all’interno della BCE sono sempre più discordanti sul numero di tagli dei tassi che ci si può aspettare nei prossimi mesi, sulla loro rapidità di attuazione e sul fatto che l’attuale politica monetaria sia già restrittiva”, ha scritto in una nota del 28 febbraio, Ulrike Kastens, economista senior di DWS.
Le prossime previsioni su crescita e inflazione della BCE saranno esaminate con attenzione dai mercati. “Considerando la debolezza degli indicatori di fiducia, ci aspettiamo che la previsione del PIL per il 2025 venga ulteriormente rivista al ribasso rispetto all’attuale 1,1%”, ha dichiarato Kastens. Per quanto riguarda l’inflazione, l’economista prevede che l’obiettivo del 2% sarà raggiunto, ma “sono possibili lievi deviazioni sia verso l’alto che verso il basso”.
“Dato l’elevato livello di incertezza economica e politica, è probabile che la BCE continui ad adottare un approccio guidato dai dati, valutando le decisioni riunione dopo riunione”, ha aggiunto Kastens, il quale prevede che il tasso di riferimento sui depositi scenda al 2,0% entro l’estate.
Inflazione PCE di gennaio negli USA in linea con le attese
Negli Stati Uniti, l’indice dei prezzi al consumo personale (PCE) è aumentato del 2,5% su base annua, in linea con le aspettative, secondo il Bureau of Economic Analysis statunitense. Escludendo i costi dei generi alimentari e dell’energia, la misura dell’inflazione preferita dalla Federal Reserve è aumentata del 2,6% su base annua.
“Con un aumento del 2,6% su base annua dei consumi, l’inflazione è ancora un po' più alta di quanto la Fed vorrebbe, e questo dato probabilmente mantiene la banca centrale americana in una fase di pausa nel breve termine”, ha dichiarato John Lloyd, gestore di Janus Henderson in una nota del 28 marzo. “Continuiamo a ritenere che per iniziare a tagliare nuovamente i tassi, la Fed voglia vedere un’inflazione più debole o un dato sulla disoccupazione più basso.
Gli economisti si aspettano che la Federal Reserve sia più cauta della BCE nel tagliare i tassi di interesse. Il team economico di Schroders ritiene che la Fed abbia concluso il suo ciclo di allentamento e prevede un aumento di 50 punti base nel 2026.
“Tutti gli indicatori indicano un surriscaldamento dell’economia, suggerendo che il tasso neutrale è molto più alto della stima della Fed del 3% e che i rialzi dei tassi saranno necessari”, hanno dichiarato in una nota del 3 marzo.
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