I mercati guardano ai dati preliminari sull’inflazione nell’eurozona, che saranno pubblicati da Eurostat il 1° aprile, tra le preoccupazioni per i possibili dazi statunitensi sulle merci europee e le prossime mosse della BCE.
Secondo le stime di consensus di FactSet, l’inflazione complessiva dovrebbe essere superiore del 2,2% rispetto ai livelli di marzo 2024 e inferiore al dato di febbraio del 2,3% su base annua.
L’inflazione core, che indica i prezzi senza le componenti volatili come i costi energetici e alimentari, è prevista al 2,5% su base annua a marzo, in calo rispetto al 2,6% di febbraio.
“L’inflazione europea dovrebbe scendere di 10 punti base a marzo, portando il tasso di crescita annuale ad appena il 2,2%. Questo ci pone a soli 20 punti base al di sopra del livello target della Banca Centrale Europea e toglie ulteriore pressione alla BCE affinché continui a tagliare i tassi, il che farà piacere ai mercati azionari”, afferma Michael Field, chief equity market strategist per l’Europa di Morningstar, aggiungendo che anche l’inflazione core si sta avvicinando all’obiettivo chiave del 2%.
A febbraio 2025, l’inflazione dei servizi è rimasta il principale motore dell’inflazione complessiva (HICP), con un contributo di 1,66 punti percentuali (pp). Il contributo di alimentari, alcolici e tabacco si è attestato a 0,52 punti percentuali e quello dell’energia a 0,01 punti percentuali. I beni industriali non energetici hanno fornito una spinta di 0,14 punti percentuali.
L’inflazione dell’eurozona raggiungerà l’obiettivo del 2% nel 2025?
Per quanto riguarda il primo trimestre del 2025, Goldman Sachs prevede che l’inflazione core si attesti in media al 2,56% su base annua, in linea con le proiezioni della Banca Centrale Europea pubblicate a marzo (2,5%). Gli economisti si aspettano anche che si raffreddi nei prossimi mesi, a fronte di una normalizzazione della crescita dei salari.
“Allo stesso tempo, vediamo una ripresa della componente dei servizi in aprile, influenzata dal periodo pasquale, che di conseguenza rimarrà al di sopra delle proiezioni della BCE per il secondo trimestre, ma sostanzialmente in linea in seguito”, ha dichiarato Goldman Sachs il 25 marzo.
Per quanto riguarda l’inflazione complessiva, “con i prezzi dell’energia notevolmente inferiori rispetto all’inizio dell’anno”, gli economisti la vedono “solo leggermente al di sopra dell’obiettivo per tutto il 2025”.
Le stime preliminari di marzo sull’inflazione dell’eurozona saranno pubblicate il 1° aprile, il giorno prima dell’entrata in vigore dei dazi statunitensi. Secondo la Presidente della BCE, Christine Lagarde, una guerra commerciale potrebbe far salire l’inflazione dello 0,5%. Nel suo discorso al Parlamento europeo del 20 marzo, ha anche affermato che le frizioni commerciali potrebbero avere un impatto sulla crescita globale e che le tariffe di ritorsione e le interruzioni della catena di approvvigionamento potrebbero portare a un aumento dei costi per le imprese e i consumatori europei.
Cosa farà la BCE nella riunione di aprile?
La prossima riunione di politica monetaria della BCE si terrà a Francoforte il 17 aprile e i mercati sono più cauti riguardo a ulteriori tagli dopo che la banca centrale ha ridotto i tassi di riferimento a marzo per la sesta volta. Il primo taglio di questo ciclo risale al giugno 2024.
“Il mercato ha aggiustato le sue aspettative e infatti vede ora il tasso sui depositi in area 2% a fine anno, in rialzo di circa 20 punti base rispetto alle stime di un mese fa”, afferma Filippo Casagrande, responsabile degli investimenti di Generali Investments. “Ciò implica comunque ancora due tagli nel corso dell’anno”.
In una recente analisi, Goldman Sachs ha concluso che una politica “appropriata” della BCE dovrebbe essere quella di abbassare i tassi in risposta ai dazi statunitensi. Gli economisti si aspettano, quindi, un taglio in aprile.
La divergenza economica tra le due sponde dell’oceano sta spostando i flussi di investimento verso l’Europa
Secondo Preston Caldwell, economista senior di Morningstar per gli Stati Uniti, le tariffe potrebbero far salire i prezzi negli Stati Uniti nei prossimi mesi. Si creerebbe così una divergenza rispetto all’eurozona.
“Con l’aumento del divario tra l’inflazione statunitense e quella europea e la riduzione del differenziale di crescita del PIL, i titoli azionari europei sono sempre più considerati un luogo interessante per gli investitori internazionali”, dichiara Field di Morningstar, che aggiunge che le valutazioni stanno raggiungendo le stime Morningstar del fair value, per cui è da attendersi “un modesto rialzo in termini di valutazioni nei prossimi mesi, ma il momentum è forte e gli investitori continuano a riversare flussi di capitali verso i mercati azionari europei”.
In effetti, i dati sugli ETF azionari hanno mostrato un cambiamento nella direzione dei flussi nelle ultime settimane, con uno spostamento dagli ETF azionari statunitensi a quelli europei.
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