Punti chiave
- I nuovi dazi imposti dall’amministrazione Trump stanno aumentando le preoccupazioni che l’economia americana entri in recessione e che le pressioni inflazionistiche nel breve termine possano peggiorare.
- Secondo gli analisti, i funzionari della Fed potrebbero concentrarsi sul rallentamento della crescita e tagliare i tassi di interesse più di quanto previsto quest’anno per sostenere l’economia.
- I mercati dei futures obbligazionari stanno ora scontando una maggiore probabilità di tagli dei tassi nella riunione della Fed di maggio e nel corso dell’anno.
Mentre i mercati globali sono crollati all’indomani dell’annuncio della nuova politica di dazi dell’amministrazione Trump e aumentano le preoccupazioni per una potenziale recessione, gli investitori pensano che la Federal Reserve possa ora procedere più rapidamente alla riduzione dei tassi di interesse.
Secondo gli analisti, il cambiamento ha a che fare con le mutate prospettive di crescita degli Stati Uniti. Se da un lato le nuove tariffe potrebbero aumentare l’inflazione nel breve periodo, dall’altro è possibile che la Fed sostenga l’economia abbassando i tassi di interesse anziché mantenerli restrittivi per combattere le elevate pressioni sui prezzi.
Venerdì scorso, il presidente della Fed Jerome Powell ha dichiarato che la banca centrale non affretterà alcuna mossa di politica monetaria: “Sembra che non dobbiamo avere fretta. Dovremo aspettare e vedere come si evolve la situazione prima di iniziare a fare aggiustamenti”.
Ma le prospettive rimangono fluide. “Un rallentamento economico indotto dalle tariffe potrebbe essere sufficiente a spingere la Fed a tagliare i tassi nonostante l’inflazione elevata, spiega Dominic Pappalardo, chief multi-asset strategist di Morningstar Investment Management. Si tratterebbe, dunque, di uno scostamento dal tipico manuale della Fed sull’inflazione, che prevede una politica restrittiva per attenuare le pressioni sui prezzi.
Quando la Fed taglierà i tassi?
I rendimenti dei Treasury sono scesi insieme ai titoli azionari a causa della riduzione delle aspettative di crescita economica da parte degli investitori, con il rendimento del Treasury decennale che venerdì è sceso sotto il 4%.
“Il mercato è chiaramente più preoccupato per la crescita economica che per l’inflazione dovuta alle tariffe”, afferma Michael Arone, chief investment strategist di State Street Global Advisors. “Sono certo che la Fed condivida questa preoccupazione”.
Secondo il FedWatch di CME, i mercati dei futures obbligazionari prevedono una probabilità dell’85% di più di tre tagli dei tassi prima della fine dell’anno. Si tratta di un aumento rispetto alle aspettative di uno o due tagli prima dell’annuncio dei dazi. Se la Fed decidesse di operare quattro tagli, il tasso target dei federal funds scenderebbe nella fascia compresa tra il 3,25% e il 3,50%, due punti percentuali in meno rispetto al picco raggiunto lo scorso anno.
Aspettative di target dei tassi dei fondi federali per la riunione del 7 maggio 2025
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Gli operatori vedono ora un 30% circa di possibilità che la banca centrale tagli i tassi nella riunione di maggio, rispetto al 22% di giovedì. Le contrattazioni dei futures sono state volatili venerdì, con le probabilità di un taglio a maggio salite fino al 40% nel primo pomeriggio. Un taglio a giugno rimane il più verosimile, con una probabilità del 70%.
Il dilemma della Fed
Si tratta di un calcolo tutt’altro che semplice. “La Fed è rimasta intrappolata tra il sostegno all’attività economica e la lotta all’inflazione e purtroppo le notizie sui dazi mettono ulteriore pressione su entrambi i fattori”, spiega Pappalardo.
Nelle osservazioni preparate venerdì, Powell ha riconosciuto questo dilemma: “Sta diventando chiaro che gli aumenti delle tariffe saranno significativamente maggiori del previsto. Lo stesso vale probabilmente per gli effetti economici, che includeranno un aumento dell’inflazione e un rallentamento della crescita”.
Powell ha sottolineato che la Fed sarà pronta a rispondere all’aumento dell’inflazione se necessario, ma ha anche chiarito che è disposta ad aspettare di valutare l’evoluzione delle prospettive prima di fare qualsiasi mossa politica, una posizione che la banca centrale ha mantenuto nei primi mesi di quest’anno.
Sameer Samana, head of global equities and real assets di Wells Fargo Investment Institute, non si aspetta che la Fed abbandoni del tutto il suo mandato sull’inflazione. “Potrebbe essere più lenta (a sostenere l’economia e il mercato del lavoro) di quanto non lo sarebbe se le pressioni inflazionistiche non fossero presenti”, afferma. “Questo renderebbe il loro impatto meno incisivo”.
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